di Giorgio Valdès
<<In su’ confini co’ salti d’Orgosolo, e nella regione prossima ai salti di Orani, che dicono “Venatiteri” vedonsi grandi monoliti piramidali eretti sul suolo, dello stesso genere di quelli che in altre regioni sono detti “Pedras fittas”, e che sogliono essere in numero di tre con in mezzo il maggiore. Il primo dei consimili monumenti che fosse considerato da me, fu il primo. Innanzi quel giorno nessuno scrittore li avea riguardati. Chi abbia veduto sulle rive di Carnac (Morbihan) le pietre celtiche dette Men-hir, la quale parola nella lingua de’ brettoni dice “Pietre” (men) lunghe (hir), e veda poi questi monoliti sardi, che molti dicono “Pietre-fitte”, perché infisse al suolo, e altri “Pietre-lunghe”, potrà riconoscere la grandissima e quasi intera somiglianza di siffatti obelischi de’ due paesi nella materia, nella forma e in altri rispetti, se non che in Sardegna trovansi lontane le une dalle altre queste pietre, e sempre in numero di tre, due delle quali minori; mentre nella Brettagna occorrono così frequenti, che siasi potuto credere fossero monumenti di morte sopra le sepolture di persone insigni, e tutti della stessa altezza che pareggiasi a quella media tra le “Pietre-lunghe” de’ sardi. In più contrade della Bretagna i creduli abitanti della campagna dicono che in certe epoche dell’anno al chiaror della luna appariscano i “cornandous” folletti nani di ben nota figura, e formino intorno a’ “menhir” una danza infernale e che nel silenzio della notte odansi con le loro stridule voci chiamare i viaggiatori i quali tentano lusingare facendo suonar dell’oro. E parimente fra i montanari sardi sono alcune strane opinioni sopra questi monumenti, e v’ha chi crede che i diavoli abbian sotto tali pietre conservati tesori, e che a’ medesimi non si può arrivare da ladri che nell’anno santo, quando i mali spiriti sono impediti a difenderli. Perciò nell’anno del giubbileo generale furono rovesciate le pietre fitte in molti luoghi e una pure nel territorio di Mamojada.>>
Questo brano di Vittorio Angius (Cagliari, 18 giugno 1797 – Torino, 19 marzo 1862) è tratto dal secondo volume di: “Città e Villaggi della Sardegna dell’Ottocento” -Riedizione Ilisso del 2006 a cura di Luciano Carta- e più segnatamente dal paragrafo “Monumento di Pedras Longas” riferito al comune di Mamoiada.
Si può osservare, a proposito delle considerazioni dell’Angius, che la presenza di questi monoliti in numero di tre in realtà non sia costante nel territorio dell’isola, mentre triadi di piccoli betili, con significato sacrale, venivano probabilmente posizionati in corrispondenza di diverse tombe di giganti. E’ comunque possibile che ai suoi tempi l’Angius avesse rilevato la presenza frequente di terne di “Pedras longas”, come può ugualmente e ragionevolmente ipotizzarsi che tali terne siano state smantellate parzialmente o interamente negli anni successivi per poter essere utilizzate ad altri scopi o semplicemente per incuria o vandalismo.
Nell’immagine: “pedras longas” in località su Vrau di Mamoiada (foto di Sara Muggittu per Mamoiada Archeologica).