IL MISTERO DELLA TRIADE O TRINITA’ NURAGICA, FORSE PRECEDENTE A OGNI ALTRA TRINITA’ CONOSCIUTA

di Antonello Gregorini

Perché gli incavi del concio “a dentelli” sono sempre in numero di tre, come tre sono i fori ricavati nelle oltre novanta tombe a prospetto architettonico, nei conci trapezoidali o negli incassi delle “stele centinate”?

Il problema del concio dentellato attende ancora una soluzione pienamente convincente e, al momento, pur con le perplessità che si impongono alla luce delle diverse ipotesi sopra proposte, è ancora viva l’idea di un qualche legame di queste singolari “pietre” con una triade betilica.

Esisteva una Triade religiosa nuragica o, ancor prima, sarda?

Nel chiudere lo studio sui betili o betilini, nel quale demoliva l’ipotesi sopra richiamata, Giovanni Lilliu scriveva: “Che se anche la mia spiegazione non cogliesse nel vero, non sarà stato inutile averla proposta, se non altro come incitamento ad approfondire questa questione e altre che portano con sé i betili e i betilini delle tombe dei giganti della Sardegna” (Lilliu G 1995, p.470).

Ecco un’altra lezione di saggezza del nostro caro Maestro!” (Alberto Moravetti – La Sardegna Nuragica pag. 62)

Le fonti sopra citate sono le più autorevoli, eppure i simboli di morte e rigenerazione erano quelli più ricorrenti nella preistoria sarda. Distruzione, Generazione e Conservazione potrebbero essere stati anche qui, come in terre lontanissime, le forze poste a fondamento della loro religiosità.

Nella Sardegna antica si riscontra ovunque un richiamo alla numerazione del tre: si pensi solo alle tre nicchie, disposte a croce, esistenti all’interno di quasi tutti i nuraghi, di cui ancora non è stata fornita una spiegazione univoca.

«Le domus de janas del nord dell’Isola, scavate prevalentemente su calcare, in epoca nuragica furono riutilizzate e trasformate con una conformazione analoga a quella delle tombe dei giganti, dove la stele con il piccolo vano in basso ha rilevanza architettonica centrale. In un gruppo abbastanza significativo di tombe, ugualmente diffuse nel Centro-Nord (tombe di Iloi, Sedilo – OR; Seleni, Lanusei – Nu; etc.), in luogo della stele centinata, la facciata presentava una fronte a filari di pietre, coronata da una particolare pietra trapezoidale (il c.d. “concio a dentelli”), con tre incavi (o anche tre fori) nei quali venivano incassati tre piccoli betili di pietra, forse a simboleg­giare una terna di divinità, oppure un principio divino iterato secondo un numero carico di significato magico-religioso» (Melis P. (2003), La Civiltà Nuragica, Carlo Delfino Editore, Sassari.).

Da “La Civiltà Nuragica” (Moravetti, Delfino)

 

Il simbolo era già utilizzato nelle necropoli dei millenni precedenti, all’interno delle false porte scolpite o riportate con pigmenti in ocra sulle pareti delle domus de janas (vedi immagine di Dan Floris in copertina).

“Per triade egizia si intende un gruppo di tre divinità che vengono adorate nel medesimo luogo. Rappresentano padre, madre, figlio e queste “famiglie” furono create dal clero egizio per rendere meno astratte le divinità al popolo.” (Wikipedia)

da http://www.egittologia.net

 

“Nei sistemi religiosi politeistici è abbastanza diffusa la tendenza a riunire le divinità, così nel mito come nel culto, in gruppi di tre. Questo numero, sacro per eccellenza, esprime la perfezione: esso è anche espressione della potenza divina concepita come collettiva o pluralistica.

Per quanto la speculazione teologica influisca considerevolmente su ciò, la costituzione delle triadi divine, senza essere un fenomeno primitivo, appare tuttavia molto presto in parecchie grandi religioni. … Il principio secondo cui avviene il raggruppamento varia assai. Talvolta, con prospettiva rigorosamente antropomorfica, esso si fa secondo le leggi dell’associazione umana: la triade in questo caso è concepita come una famiglia, e raggruppa talvolta una coppia e il padre, più spesso una coppia e il suo figlio. …

Talvolta, anche, il raggruppamento è una conseguenza dell’unificazione politica: divinità locali, adorate dapprima isolatamente nelle città principali, sono associate e divengono le supreme protettrici dello stato: la religione dell’antico Egitto presenta vari esempi di questo genere di raggruppamento.

Spesso pure si ha una triade formata di divinità naturistiche: così nella grande triade babilonese Anu (cielo), Enlil (aria e terra) e Ea (oceano) e nell’altra triade babilonese che raggruppava le divinità degli astri principali: Sin (luna), Šamaš (sole), Ištar (Venere).

La triade raffigurata nell’immagine n° 3 non ha nulla in comune con il concetto di trinità presente nel cristianesimo. Vi è in essa un chiaro riferimento agli astri, mentre due figure di questa triade erano sottomesse ad una divinità principale: «La divinità principale della triade, Bel, era di natura cosmica; i testi greci lo identificavano spesso con Zeus. Bel governava le divinità del sole e della luna, rappresentate da Yarhibol e Aglibol. La creazione della triade è un fenomeno recente, che non risale più in là dei primi anni della nostra era. La prima menzione che se ne ha, infatti, è quella della dedica del tempio di Palmira (32 d.C.), mentre le testimonianze iconografiche sono ancora più tarde. Questo sistema di teologia astrale venne creato, con molta probabilità, dal clero palmireno in accordo con l’universo ben organizzato proposto dalla scienza ellenistica. Si tratta, in fondo, di una riorganizzazione in forma moderna di un culto ben più antico, di origine babilonese.» –Città Sepolte, Armando Curcio Editore, vol. 6, pp. 1461, 1463.

La Triade di Palmira

 

Così anche nella mitologia germanica l’autorità suprema appartiene a tre grandi divinità, Odino, padre e capo degli dei, Thor, dio del tuono, Freyr, dio dell’abbondanza. Lucano ricorda fra i Celti un gruppo di tre divinità sanguinarie: Eso, Teutate e Taranis.

Bisogna considerare a parte la Trimurti indiana, che costituisce non più una semplice triade, ma una vera trinità. Le tre divinità che la compongono, in origine distinte e rimaste tali nel culto popolare, sono nella concezione teologica non già dei associati, ma tre aspetti diversi di una stessa realtà: costituiscono un’unità sostanziale, poiché sono le tre forme dell’assoluto incorporeo… il creatore sotto forma di Brahmā, come conservatore sotto forma di Viṣṇu, e come distruttore sotto quella di Śiva, … (Treccani)

La triade indiana – Trimurti