di Antonello Gregorini
Nell’agro di Florinas, ai piedi dell’altura di Punta Unossi, dominante la valle dei Giunchi, ai confini delle tre regioni di Coros, Meilogu, Romangia, esistono i resti di un complesso nuragico che doveva essere chiaramente destinato a una funzione cultuale e di convegno.
Così come per analoghi complessi cultuali anche da questo sacrario nuragico si domina un’ampia porzione di territorio, la valle dei giunchi sino alla Nurra.
L’epoca di costruzione di questo genere di villaggi, denominati “sacrari o santuari”, è normalmente indicata al Bronzo Finale, in un periodo in cui non si realizzavano più nuovi nuraghi e gli edifici di culto apparivano meglio rifiniti, a volte decorati con fastigi sul colmo della copertura lapidea (Monte sant’Antonio; Su Tempiesu)
Il paesaggio attorno al santuario è caratterizzato dai profondi tacchi di calcare, materiale morbido e fessurato, facilmente estraibile e lavorabile.
La zona è una delle più ricche di siti d’epoca preistorica della Sardegna. Solo nell’abitato di Florinas sono infatti diverse decine le Domus de Janas segnalate.
Anche nelle vicinanze di questo sito, scendendo lungo la strada che porta al nuraghe Corbos, è possibile ammirare diverse Domus de Janas, tra le quali spiccano quelle di Su Cannuju.
La vista verso Ovest, Ittiri e la Nurra
La vista verso Est, Il costone di Punta Unossi e sulla sinistra i resti del nuraghe
La vista verso Sud, Monte Santo e Monte Sant’Antonio di Siligo
Il complesso è costituito da diversi edifici all’interno del quale emerge una cosiddetta “capanna delle riunioni”, di grandi dimensioni (diam. esterno m 11, interno m 7,60), in cui è presente ancora la pavimentazione lapidea, un sedile circolare addossato alle pareti, un basamento circolare centrale sul quale in origine era incastrato un betilo-torre.
Il secondo edificio in risalto e di maggior rilievo è una piccola torre (diametro m 5,20) il cui interno fu realizzato con blocchi non lavorati e sovrapposti senza particolare cura, probabilmente coperto a “tholos”.
Successivamente fu realizzato un elegante rifascio (spessore m0,80/1,00) con una muratura in conci isodomi di forma a T.
Questo manufatto è molto simile a quello visibile presso il vicino “sacrario di Monte Sant’Antonio, da qui perfettamente mirabile.
Più che “pozzi sacri” sembrerebbero entrambi delle cisterne attorno, o all’interno, delle quali si dovevano svolgere dei riti.
Tutt’intorno sono ben identificabili i basamenti di un tipico isolato nuragico, costituito da più edifici a base circolare a cui si ha accesso dal cortile interno, corrente in parallelo al perimetro esterno.
È difficile dire quale fosse la funzione dell’edificio che, certamente, doveva rivestire una grande importanza nell’ambito del villaggio di cui è l’elemento centrale. L’architettura realizzata con conci isodomi, infatti, è connessa agli edifici di culto e connota l’insediamento di Punta Unossi come un villaggio-santuario. (www.Sardegnacultura.it)
L’abitato fu sicuramente riutilizzato in età romana, come documenta la presenza di strutture a pianta rettangolare e di materiali ascrivibili a questo periodo, ben visibili anche nell’immagine sottostante.