Centu concas, una berrita. Pocos, balentes e unidos.

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di redazione

E poi nant chi seus “centu concas e centu berritas”, No est aici e nosus seus in Monte ‘e Prama bo ddu fai biri innantis de is atrus a nois matessi.

Non è così, lo dimostra Elis, venuto dopo vent’anni da Parma per un brivido di appartenenza e dovere. Lello, da Macomer, taciturno e sardonico, addetto al fuoco. Lo dimostra Tziu Sissinniu Poddi, scopritore del sito, che dopo quarant’anni dalla sua segnalazione ha voluto festeggiare il risveglio del senso di responsabilità, a cui lui aveva dato la stura 40 anni fa quando, anziché fregarsene e portarsi i cocci a casa, fece la segnalazione alle autorità. Casula di Milis che ha messo a disposizione la casa, legna e vino. Lo dimostra Giuseppe, da Pabillonis, che quando torna a casa viene sgridato dalla fidanzata per la sua compulsività patriottica, e che ha trascorso le ultima settimane ad aggiornare il geoportale dei nuraghi. L’altro Giuseppe, da Sassari, ex dipendente della soprintendenza, in loco per l’onore del Dottor Francesco Nicosia che tolse per primo la polvere dei magazzini alle statue. Poi c’è Giampiero, che senza alcun sollecito ha chiamato per offrire il suo camper, appena comprato all’usato e ancora tutto da godere … e da pagare. Non ricordo i nomi delle ragazze, da Narbolia, imbacuccate e con la “cicia” in testa sotto la grandine. Lia e le amiche. Federica e Manuel che saranno lì per capodanno, a brindare con gli altri a questo momento di unità felice. Andrea, Mauro, Antonio, Nicola, Chiara, Anna, Leonardo, Gino … E’ bella questa cosa che stiamo facendo, ci ringiovanisce, toglie un po’ di polvere e cattive credenze, male abitudini, un po’ di anni in eccesso e perdita di speranza dalle spalle. Ci stiamo appassionando, ci esaltiamo, tutti insieme, senza un leader, finalmente senza bandiere, ognuno con la sua faccia, le sue idee di diverso colore e sigla, solo per la dignità e le fortune della propria terra.  Seus meda, in amistade, cun una berrita sceti… . E speraus chi serbat pro totus.