Cercasi mamma delle pintadere

postato in: Senza categoria | 0

di Giorgio Valdès

Il villaggio S’Urbale di Teti conta finora una cinquantina di capanne a pianta circolare, realizzate per la maggior parte con filari di blocchi di granito locale appena sbozzati e presumibilmente risalenti a un periodo che va dal bronzo medio alla prima età del ferro (XVI-VIII sec. A.C.). Un modello di capanna è stato inoltre riprodotto all’interno del museo cittadino. Tra i vari ritrovamenti archeologici è da segnalare quello di una pintadera che secondo quanto si legge sul sito regionale “Sardegna Cultura” potrebbe datarsi tra il X e l’VIII secolo a.C. e interpretabile come matrice utilizzabile per la decorazione di particolari tipi di pane, forse impiegati per lo svolgimento di particolari cerimoniali religiosi. Tale ipotesi è resa plausibile dall’esistenza dei bronzetti così detti “dell’offerente” che raffigurano individui che portano sulla mano sinistra una focaccia decorata con gli stessi motivi geometrici presenti sulle “pintaderas”. A questo proposito l’amica Nurnet Daniela Fogar ci segnala l’esistenza dei frammenti di quattro pintadere rinvenute nella “Grotta delle Gallerie” di S.Dorligo della Valle, presso Trieste, e conservate nel civico Museo di Storia ed Arte della città. Queste pintadere, come scritto nel libro della direttrice del Museo che le ospita, Marzia Vidulli Torlo, sono caratteristiche della fase Neolitica del Carso Triestino e vengono interpretate come stampi usati probabilmente per tatuaggi. Si potrebbe aggiungere che le pintaderas rinvenute in Italia settentrionale si associano generalmente alla “Cultura dei vasi a bocca quadrata” datati intorno al IV millennio a.C., mentre s’ipotizza che l’origine di questa tipologia di manufatti sia balcanica. E’ interessante osservare l’analogia esistente tra il coccio di una delle pintadere triestine e quello di S’Urbale, ben evidenziato nell’immagine comparativa inviataci da Daniela. La presenza di due manufatti simili a così grande distanza conferma l’esistenza di antichi traffici commerciali tra la Sardegna e la penisola italiana, ma solleva non pochi dubbi sulle datazioni, giacché tra il coccio triestino e quello di Teti parrebbe esserci una distanza temporale di oltre tre millenni. In sintesi il “percorso” delle pintadere, sulla base dei dati cronologici appena evidenziati, parte dai Balcani e attraverso l’Italia settentrionale giunge in Sardegna con un ritardo di circa tremila anni. Tuttavia, anche ad ammettere che le datazioni indicate in questo post siano attendibili, questo flusso culturale da est/nord-est a ovest parrebbe porsi in contrasto con teorie supportate da recenti studi genetici che affermano il contrario. Tuttavia, non disponendo di alcuna competenza in materia , rimetto agli esperti la soluzione di questo dubbio.