Cosmogonia, domus de janas e banduddu

Di Marco Chilosi e Giorgio Valdes

In un post del 2021, recentemente e utilmente riproposto su fb [1, 2], Andrea Loddo mostra un reperto, “la borsa degli dei” o banduddu) e sottolinea come sia caratterizzato da figure incredibilmente simili ai simboli presenti in alcune domus de janas. Su queste misteriose banduddu, presenti in un’ampissima casistica di antichi reperti che spaziano dal decimo millennio a.C. (Gobleki Tepe), alla Mesopotamia, l’Egitto, l’Asia, gli Etruschi, ma anche le Americhe, gli studi, le ipotesi, le interpretazioni sono moltissime, non definitive né convincenti [3,4].

Questi oggetti sono impugnati da varie divinità del pantheon sumerico e mesopotamico: gli Anunnaki, figli del cielo, i saggi Oannes Apkallu, metà uomo metà pesce, i Nisroch, dalla testa di uccello (figura 1a). Frequenti, in letteratura, le domande e le ipotesi che riguardano la natura del loro contenuto (la conoscenza, cereali, liquidi utilizzati in cerimonie,etc.). Poche le ipotesi che cercano di comprendere “cosa” in effetti le banduddu rappresentino [3].

Delle banduddu esistono anche antiche riproduzioni tridimensionali, bellissime, interpretate (erroneamente) come “pesi”, ma di significato cultuale o apotropaico. Sono certamente legate al “sacro”, al rapporto tra dei e umanità, alla vita e alla morte. E’ possibile individuarne il significato analizzando i misteriosi simboli che le decorano ? (schemi geometrici, figure mitologiche, mostri, uccelli, serpenti, alberi della vita).
Se si accetta che le prime rappresentazioni della banduddu sia quella di Gobleki-Tepe, la loro ampia diffusione nel tempo e nello spazio le rende elemento di notevole importanza a livello antropologico e storico. Esaminando il reperto di Gobleki-Tepe (figura 1b), le tre figure simili a banduddu (in alto) sormontano una serie di simboli (serpenti, uccelli, cinghiali, scorpioni, etc.) separate da una banda ad “onde”. E lì accanto giace una “porta”, simile alle “false porte” dei santuari funerari di Ur, dell’Egitto, delle domus de janas [5]. Cercando di “mettersi nei panni” di quei “cacciatori raccoglitori” del II/I° millennio a.C. cosa poteva essere utile “scrivere” sulla pietra e tramandare con tanto impegno?
Ipotizziamo che volessero depositare in immagini il loro “corpus” cosmologico/religioso: le alte colonne a rappresentare gli dei, e una miriade di simboli e figure che glorificano e raccontano diverse componenti della loro visione, la rigenerazione, la potenza creatrice, il passaggio nell’aldilà con le sue incognite e paure. Un corpus creato in millenni di meditazioni notturne sotto il cielo stellato, ascoltando le tradizioni e i miti creati per giustificare e consolare. La ricostruzione delle migrazioni preistoriche è complessa e controversa. Alcuni recenti studi suggeriscono che i nostri antenati hanno trascorso decine di millenni in aree circoscritte (l’altopiano dell’Iran), preparando l’esodo e la colonizzazione dell’intera Eurasia e, più tardi, le Americhe [6]. In quei lunghissimi periodi di aggregazione e isolamento è verosimile che siano stati deposte le fondamenta di quelle “visioni comuni”, di quella cosmogonia primitiva che si è poi differenziata nell’evoluzione di popoli e civiltà (Sumeri, Egizi, etc.), arricchendosi di dei, miti e riti. Un nucleo semplice e schematico: in alto, una cupola celeste ricca di astri, costellazioni, i raggi del sole; in basso la terra, con la natura che nutre uomini e animali, e in mezzo l’aria che separa cielo e terra, dove soffiano i venti, a sostenere la volta celeste. E più in basso il mondo misterioso degli inferi, luogo pieno di incognite e di paurose creature.
E tornando alla banduddu, la sua forma sembra in effetti racchiudere, nella sua essenzialità, le diverse componenti di quella arcaica narrazione dell’universo degli uomini: l’arco celeste, lo spazio aereo, la terra. Con alcuni particolari a confermarne l’origine, come quella torre che riporta alla tradizione Babilonese (figura 2).

Alcuni dei segni riportano a mitici racconti, all’albero della vita, al regno dei morti, con le porte, gli archi, come nelle domus de janas (figura 2). Quindi banduddu come “miniature” del mondo degli uomini che gli dei tengono in pugno, governandone le fragili vite. E questo semplice schema lo ritroviamo, più variopinto e ricco di figure divine, nella mistica cosmogonia dell’antico Egitto, con la volta celeste rappresentata dalla dea Nut (dea del cielo e grande madre, cosparsa di stelle come la via Lattea), e Geb, suo fratello e consorte. E a separarli il grande e primordiale Shu, dio dell’aria e della luce. Dio che permette la creazione del mondo separando Nut e Geb. Shu, che sostiene il cielo e l’universo degli umani (precursore del titano Atlante), con le braccia alzate, è “colui che solleva”. Ma anche dio degli inferi, dove governa esseri pericolosi per le anime dei dannati. Molto simile la visione mesopotamica: con Enlil, Nū e Ki a costituire la triade divina che governava il Cielo, l’aria e la Terra. Forse la “Triade” che appare in alcune domus e nelle tombe dei giganti?[7].
Focalizzare l’attenzione sulla relazione tra le banduddu e i simboli che appaiono in alcune delle domus de janas come propone Andrea Loddo è da considerare un “colpo di genio”, con rilevanti ricadute interpretative. Partendo da questa nuova idea, la somiglianza (o identità) tra gli schemi rappresentati sulle antiche banduddu di pietra e le strutture composte da false porte triarcate è innegabile. Non può essere una “concordanza casuale”. E spingendosi oltre nell’analisi si possono cogliere somiglianze sorprendenti anche con lo schema interno delle domus.

Nella variabilità casistica, dalle più semplici alle più grandi e complesse, si trovano simboli che riportano a quello schema cosmogonico: la volta che protegge, i segni di “elevazione e sostegno” con protomi taurine, graffiti ad “U” ripetuti, le strutture triarcate, come nelle coeve, più complesse, mitologie egizie e sumere (figura 3). Nei millenni le sensibilità mistiche e artistiche possono aver prescelto delle varianti, mutuando dalla simbolistica egizia la nascita del sole o la forma di nave capovolta a decorare la volta delle domus più complesse e famose (figura 4). E ancor più sorprendente appare l’analogia tra lo schema dell’antica cosmogonia, la banduddu e le facciate che ornano l’accesso dei più recenti luoghi di culto funerario dell’antica Sardegna: le domus “a prospetto” e le tombe dei giganti. Facciate che possiamo interpretare come rappresentazioni della arcaica triade divina, con la volta celeste, l’aria, la terra e, più in basso, la porta per l’aldilà (figura 5)[8]. Una simile osservazione era stata proposta (anche se non risulta pubblicata) dal ricercatore lussemburghese Alain Beydts [9].

 

Ovviamente solo “ipotesi”, un punto di partenza per approfondimenti e confronti. Ed è da sottolineare come queste possibili interpretazioni facciano considerare le domus de janas dei luoghi di culto più coerenti come “templi” di elevata valenza religiosa che mere rappresentazioni della “casa dell’estinto” come ufficialmente sostenuto. E, di conseguenza, imporrebbero una salvaguardia ancor più consapevole di quelle testimonianze.

Le immagini sono ottenute dal “mediateca” di Nurnet.net e dal web.

Riferimenti bibliografici
1.
https://www.facebook.com/loddoandrea/posts/pfbid07skDLTGd2tqgYy1rqQxP1ndRvQWcxJ7tNYnwK5
Ux7r52prcv4YVWb4yHP18nUyGGl
2. LA MISTERIOSA ”BORSETTA” DEGLI DEI SUMERI E INDIOS HA UN NOME E SI CHIAMA BANDUDDU,
Facebook, 16 febbraio 2024
3. Antichi Esseri Alati: Anunnaki, Apkallu, Nisroch, Cherubini, Sfingi alate … – Fabrizio Bartoli –
Google Libri
4. What did Gods carry in their “handbags”? (rgdn.info) (ampia galleria di immagini)
5. https://www.nurnet.net/blog/ritualita-e-simbolismi-nelle-sepolture-della-sardegna-
preistorica/].
6. Vallini, L., Zampieri, C., Shoaee, M.J. et al. The Persian plateau served as hub for Homo
sapiens after the main out of Africa dispersal. Nat Commun 15, 1882 (2024).
https://doi.org/10.1038/s41467-024-46161-7
7. https://www.nurnet.net/blog/il-mistero-della-triade-o-trinita-nuragica-forse-precedente-a-
ogni-altra-trinita-conosciuta/].
8. https://www.wabashcenter.wabash.edu/syllabi/g/gier/306/commoncosmos.htm
9. https://www.facebook.com/share/2wEWM2C8ynYrJq23/?mibextid=WC7FNe