UN PROCESSO STORIOGRAFICO NEGHITTOSO. IL SINUSOIDE DELLA VISIONE SULL’ARCHEOLOGIA SARDA. DA TARAMELLI E PINZA AI NOSTRI GIORNI

di Antonello Gregorini

Fra i vari studios* meritevoli di menzione,  ai fini della nostra associazione , ci sembra giusto enumerare l’archeologa Giovanna Fundoni, in quanto si è distinta, tra i vari lavori, per un dottorato di ricerca riguardante “Le relazioni tra la Sardegna e la penisola iberica tra Bronzo Finale ed età del ferro”.

Nel 2019, la “giovane” archeologa, scrisse un interessante articolo sulla visione che il Taramelli ebbe riguardo delle analogie tra alcuni manufatti bronzei provenienti dall’area iberico atlantica e altri della Sardegna nuragica, in particolare da Decimoputzu e Sarroch. Di ciò parlammo anche noi in seguito a una segnalazione dello studioso locale Attilio Piras ( https://www.nurnet.net/blog/taramelli-a-monte-idda-sa-idda-decimoputzu-1915-quanto-lillustre-archeo(https://www.nurnet.net/blog/taramelli-a-monte-idda-sa-idda-decimoputzu-1915-quanto-lillustre-archeologo-fosse-vicino-alla-verita-intuitiva-ma-indicibile-poi-sviato-da-razionalita-accademica/)  .

Immagine 1 – Il magazzino della fornace nuragica di Monte ‘e Idda. Decimoputzu

 

Il Taramelli parlò di questi indizi, come evidenza dei rapporti “reciproci” fra Iberici e Sardi, in un convegno a Barcellona .

Per la visione dell’epoca questa ipotesi dovette considerarsi piuttosto d’avanguardia in quanto non era usuale inquadrare i Sardi come portatori di Civiltà, navigatori e commercianti, protagonisti delle relazioni inter-mediterranee. Infatti, lo stesso Taramelli “Non arrivò a sostenere un protagonismo sardo nei contatti tra le due zone, ma cercò di attenuare un possibile unico protagonismo iberico.” (Fundoni, ibidem).

Lo studioso “sardo” riconobbe la Sardegna,  in quel brulicare di relazioni, come “Un centro recettore ma non passivo, che importa i beni e modelli ma li rielabora fino a farli suoi, nel quale riconobbe grandi potenzialità e una forte identità culturale, evidente nonostante le influenze esterne. … Lo studioso mise in discussione alcuni paradigmi esistenti, come quello dei Fenici portatori di civiltà e di tutto ciò che veniva dall’esterno, che veniva usato per giustificare qualsiasi bene di possibile provenienza esterna nell’isola. Credette nelle potenzialità della civiltà nuragica, aprendo uno spiraglio verso un ruolo più attivo e indipendente della Sardegna nei traffici mediterranei, tuttavia all’epoca quasi privo di dati a supporto.”  (si noti che questa discussione, purtroppo è ancora attuale e non conclusa).

 

Immagine 2. Parte dei reperti bronzei di Decimoputzu, Monte ‘e Idda

 

La Fundoni, nel suo articolo, da evidenza di quello che graficamente potremmo definire un “sinusoide culturale”, disegnato in seguito all’andamento delle conoscenze e dellla loro divulgazione, in ambito scientifico e culturale, riguardanti la visione della Civiltà Sarda, Nuragica, forte e attiva, protagonista degli scambi nel Bronzo Mediterraneo.

Infatti, “per lungo tempo pochi studiosi ebbero la sua stessa visione aperta [del Taramelli], ma anzi giustificarono spesso i ritrovamenti con i vecchi paradigmi e concezioni.”

Su questo è bene richiamare anche gli studi di Valeria Putzu ( https://www.ibs.it/impero-dei-popoli-del-mare-libro-valeria-putzu/e/9788868511869 )  per le “prospettive” che apre sui probabili percorsi dei Sardi, nella ricerca di minerali, in particolare dello Stagno, all’interno e lungo le coste dell’Iberia.

Di deve in particolare allo Lo Schiavo la ripresa di una visione più attenta al ruolo attivo dei Sardi. Così come alla stessa studiosa si deve buona parte degli studi sulle relazioni fra i Sardi e le popolazioni protagoniste del Bronzo nell’est mediterraneo ( Serena Sabatini e Fulvia Lo Schiavo, 2020). Infatti, “con l’identificazione di materiali sardi in varie zone del Mediterraneo, si hanno sempre maggiori dati sui rapporti tra la Sardegna nuragica e l’Egeo, con il Nord-Africa, con la penisola italiana.”

In realtà vi sono studi e reperti che portano a individuare un protagonismo sardo anche in aree più a nord e non strettamente pertinenti l’area mediterranea (Vandkilde, MAtta 2022). Per le studiose “Tradizionalmente l’isola è stata vista come dipendente passivamente dall’agenzia di mercanti stranieri provenienti dalla regione del Mediterraneo orientale. Ultimamente, tuttavia, una visione divergente ha attribuito alla Sardegna un ruolo più attivo e autonomo nel mercato mediterraneo.”

Figure 1 Sardinia’s geographical position invites seaborne connections with other Mediterranean regions and even the Atlantic region. The island’s large size and central position in the western Mediterranean Sea is favorable, c. 700 km beeline from Gibraltar as the access point to northern tracts. Eastern cargo ships, by comparison, had to pass Sicily before arriving at Sardinia, c. 1,200 km beeline from Cyprus (map V. Matta).

Immagine 3 da https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/opar-2022-0280/html (Vandkilde, Matta 2022)

 

Un capitolo a parte riguarda l’epopea degli Shardana, come Sardi, su cui il maggior esponente Giovanni Ugas appare contrastato da una parte della comunità scientifica.

Alla luce di quanto sopra argomentato sarebbe importante capire, sotto l’aspetto culturale, storico e antropologico, come sia potuto avvenire che la Sardegna e i Sardi antichi, nella storiografia di qualche decennio, fossero diventati una popolazione “passiva”, sempre influenzata dagli apporti esterni e mai capace di influenzare attivamente le culture, i traffici e la storia del Mediterraneo e dell’Europa.

Come è stato possibile che i Sardi siano diventati sub ordinati “dei Fenici portatori di civiltà ma anche di tutto ciò che veniva dall’esterno”.

In questa direzione sarebbe utile che qualcuno stilasse l’esegesi degli scritti dell’ultimo secolo perché venissero finalmente in luce le ragioni di questo neghittoso processo.

Perché, ritornando agli scritti della Fundoni, “La Sardegna appare sempre più come una protagonista nel teatro dei traffici e relazioni del Mediterraneo dell’età del Bronzo e del Ferro, non più semplice recettore di beni e tecnologie passanti per la sua posizione strategica, ma motore attivo, che al pari degli altri attori si muove, condivide, trasmette, riceve e offre beni e conoscenza. Alcune delle intuizioni di Taramelli si sono quindi rivelate veritiere, col tempo le indagini archeologiche ne stanno dando le prove.”