Ingegner Carlo Caboni
Accetto sempre volentieri le segnalazioni che mi fate. Poiché, come urbanista, alcune volte nello studio del Piano Urbanistico Comunale, ho dovuto affrontare il rilevamento e la restituzione (su piccola scala) delle presenza archeologiche di un preciso territorio, mi son trovato di fronte a presenza significative del tutto ignorate dai cosiddetti esperti. Poiché vedo nel vs. sito che pubblicate molte presenze inedite, vi chiedo la cortesia di rispondermi su alcune questioni che dopo aver studiato un territorio, mi sorgevano spontanee:
1) quale era la vita media dei sardi nuragici? 2) la frequenza, in un ristretto territorio, della presenza di Nuraghes (per me è l’unico plurale valido!) che significato ha? (In alcuni casi posizionati anche a meno di 70 metri uno dall’altro). 3) quale relazione hanno con gli altri siti archeologici (escludendo i più anziani "dolmen" e "domus de janas"?
Ci tengo a precisare che ad aiutarmi al rilevamento delle presenze archeologiche nel territorio comunale di Aidomaggiore sia stato un favoloso amico, pastore di 500 pecore, oggi scomparso, che essendo stato a suo tempo avvicinato dal Prof. Raimondo Carta Raspi, proprio durante le indagini che questo prestigioso (per me) studioso conduceva, ne divenne un attento tifoso. Il nome? Michele Cambedda (noto "Micheli"). L’Istituto Italiano dei Castelli ha, finalmente per me riconosciuto la funzione del Nuraghe, come Castello. Ovviamente per la posizione (ho insegnato per oltre 30 anni Topografia) e per la specificità dell’edificio nel territorio! Son diventato Presidente della Delegazione Provinciale oristanese dell’Istituto Italiano dei Castelli, spero nella vostra collaborazione! P.S. – Sono colui che nel 1983 chiese a Prof. Lilliu, a Barumini, dove fossero depositate le terre risultanti degli scavi del Nuraghe. Conoscete senz’altro la risposta
nella foto Nuraghe ERGHIGHINE – Aidomaggiore