Giganti di pietra

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di Giorgio Valdès

Era il 28 settembre del 2009, quando sulle pagine dell’Unione Sarda era apparso un articolo di Giancarlo Ghirra che segnalava l’apertura del laboratorio sassarese in cui si andavano a ricomporre i frammenti delle statue rinvenute a Monte ‘e Prama. Già da allora si intuiva che il cantiere di scavo avrebbe riservato tante altre entusiasmanti sorprese. Oggi ne abbiamo la conferma e gli addetti ai lavori, gli archeologi , ma anche i semplici appassionati come noi, rimangono con il fiato sospeso in attesa che al libro di Monte ‘e Prama si aggiungano nuovi capitoli. Ma non è solo la terra ad occultare i tanti misteri della penisola del Sinis, perché come osservava l’articolista, chissà quanti reperti giacciono ancora nelle cantine di chi ha voluto, più o meno coscientemente, conservare un ricordo dell’antica storia del sito.

Così scriveva Giancarlo Ghirra:

“ Non sono numerosi come gli uomini, i cavalli e i carri dello straordinario esercito di terracotta di Xian, antica capitale imperiale della Cina, ma hanno un fascino arricchito dal mistero che li circonda. I ventitré Giganti di arenaria ritrovati nel 1974 a Monti ‘e Prama di Cabras spezzettati in 5.172 frammenti prendono forma giorno dopo giorno nel Centro di restauro di Li Punti, a nord di Sassari. Osservarli da vicino sotto la guida di sedici esperti suggerisce domande e rimanda sensazioni difficili da descrivere. Già oggi sono ventidue le statue visibili durante le visite (…) nel cantiere di restauro aperto al pubblico trasformato in una Galleria di esposizione. «Contiamo di mettere in piedi sui supporti tutte e 23 le sculture rapidamente», spiega l’archeologa Antonietta Boninu, direttrice dei lavori iniziati agli inizi del 2008 su progetto di Roberto Nardi, direttore del Centro di conservazione archeologica di Roma. «Siamo impegnati anche a pubblicare entro la primavera i risultati delle nostre ricerche. Non abbiamo risposte esatte – aggiunge la studiosa – ma soltanto ipotesi sulla data di realizzazione dei Giganti e sulla loro funzione. Di sicuro siamo davanti a un’opera eccezionale».

L’archeologa, che guida anche i lavori di scavo della Porto Torres romana dai quali sono venute alla luce eccezionali statue in marmo di Ercole e di Augusto, privilegia l’ipotesi che i Giganti possano essere stati realizzati nel decimo secolo avanti Cristo, nel periodo del bronzo finale. Se questa data fosse quella giusta ( fra gli studiosi c’è chi pensa anche all’ottavo – settimo secolo) significherebbe che la civiltà nuragica aveva raggiunto quasi mille anni prima di Cristo un livello di eccellenza impensabile sino a questa scoperta. I Giganti precederebbero, oltre all’arte dei Fenici e degli Etruschi, persino la statuaria greca. Inutile tuttavia cercare oggi risposte definitive, sulle quali peraltro sono già state imbastite operazioni storiografiche e anche politiche all’insegna del nazionalismo sardo e sardista. Gli studiosi hanno ancora molto da scoprire. E il dibattito è aperto.

Ma torniamo ai Giganti, o, almeno, alla loro storia recente. Tutto ha inizio trentacinque anni fa, quando a Cabras l’aratro di un contadino, Sisinnio Poddi, si blocca su una testa e un braccio di un arciere fatto di bianca roccia calcarea. Il signor Poddi non pensava certamente di trovarsi davanti a una scoperta archeologica eccezionale. Né sapeva in quel momento che da lì a pochi anni in quel terreno, chiamato Monti ‘e Prama per la presenza di diversi esemplari di palme nane, sarebbero stati ritrovati dagli archeologi ben 5.172 frammenti di teste, braccia, cosce, piedi e pezzi indistinti di figure poderose, alte sopra i due metri, sino a due metri e mezzo. Sparpargliati sull’area sacra di una necropoli sepolta c’erano anche trecento frammenti di modellini di nuraghe.

Si intravedevano soltanto in quel momento i tratti di ben 23 statue dai volti stilizzati, dai grandi nasi e dalle fronti ampie, caratterizzati da occhi a cerchi concentrici simili a quelli dei bronzetti dei quali i Giganti potrebbero essere coetanei. Studiosi del livello di Giovanni Lilliu colsero immediatamente il rilievo enorme del ritrovamento. Ma, incredibilmente, i frammenti dei Giganti finirono per ben trent’anni, chiusi in duecento casse sigillate, nei depositi del Museo archeologico di Cagliari. Hanno rivisto la luce soltanto nel 2007, quando hanno trovato ospitalità nel laboratorio di oltre cinquecento metri quadri realizzato dalla Soprintendenza di Sassari e Nuoro a Li Punti, pochi chilometri da Sassari. «Quei locali erano stati costruiti dalla Provincia per ospitare l’Ospedale psichiatrico proprio alla vigilia della chiusura decisa con la legge Basaglia – ricorda la dottoressa Boninu – e si sono rivelati ottimi per ospitare il centro di restauro: un centro aperto, come tutta l’operazione che stiamo realizzando. Chiunque può informarsi su Internet (…) o venire a osservare dal vivo i Giganti».

Con la riapertura delle scuole le visite si intensificheranno, ma già oggi c’è gran fermento intorno ai guerrieri di pietra. Guerrieri senza un’età precisa e senza un padre, perché si ignora il nome dei loro autori. A creare ulteriori elementi di incertezza è anche il fatto che i Giganti siano stati ritrovati in un luogo diverso da quello in cui si trovavano in origine: sono stati infatti, molto probabilmente, distrutti e gettati in una sorta di antica discarica nelle immediate vicinanze dell’area sacra nella quale forse svolgevano il ruolo di eroici custodi della civiltà nuragica.

Gli archeologi e i restauratori al lavoro sono anche convinti che siano tanti i pezzi mancanti, e lo stesso direttore del Centro di conservazione archeologica di Roma Roberto Nardi ha lanciato una sorta di appello ai cittadini di Cabras perché consegnino i frammenti delle statue eventualmente posseduti. Sarebbe davvero importante poter aggiungere nuovi elementi di conoscenza per completare il gigantesco puzzle di Monti ‘e Prama, sul cui destino il dibattito si è apparentemente sopito. Il Comune di Cabras li vuole quale fiore all’occhiello del suo museo. Cagliari avrebbe potuto farne il cuore del suo museo Betile, progettato da Zaha Hadid, se fosse passata la tesi dell’ex presidente della Regione Renato Soru. Così non è stato, e per ora i Giganti restano a Li Punti, in attesa di essere tutti rimessi in piedi. «Sino a oggi -spiega la restauratrice Gonaria Demontis- abbiamo messo in piedi quindici statue, prevalentemente pugilatori e arcieri, esposti nella Galleria sotto una gigantografia che mostra il luogo nel quale vennero ritrovati nel 1974, Monti e’ Prama, nella penisola del Sinis, territorio di Cabras». I primi quindici giganti, in alcuni dei quali appaiono anche tracce di colore rosso e nero, sono in piedi, mentre nella sala di restauro in quindici lavorano per dare un senso ad archi, busti, scudi, gambe, braccia, faretre. E ai cinque modelli di nuraghe anch’essi ritrovati trentacinque anni fa, costruiti con la pietra di arenaria che circonda Monti e’ Prama”.

(Immagine tratta dal sito dei Beni Culturali)