di Antonello Gregorini Oggi passavo lungo la s.s.293, nel Sulcis, nel tratto fra Santadi e Piscinas quando, avendo visto delle mura di un possente nuraghe nelle vicinanze della strada, mi sono fermato incuriosito. Dopo un centinaio di metri percorsi a pidi, su campi aperti, e dopo aver superato una fitta siepe, mi sono trovato dinanzi un possente nuraghe. Difficile definirlo o classificarlo, date le condizioni in cui versa, soprattutto per un semplice appassionato come me. In calce a questo articolo troverete un link a un articolo del 2012 che ne descrive le caratteristiche. A occhio sembra trattarsi di un polilobato con antemurale e qualche capanna intorno, con cortile interno (la parte coperta da tettoia lignea nelle foto), con evidenti tracce di scavo archeologioco in assoluto stato di abbandono. Il nuraghe è posto su un acrocoro da cui si controlla l’impluvio del Rio Santadi, da esso si vedono diversi altri importanti nuraghi: il Diana di Pani Loriga e il Monte Turri, oltre altre innumerevoli torri. A vedere sul geoportale, come al solito, sorprende la vicinanza di queste ricche e possenti mura con altre edifici di pari o superiore ricchezza, Varie parti delle mura appaiono fessurate, in parte franate e in parte puntellate con possenti montanti della PERI, utilizzati normalmente per sostenere casserature per getti di calcestruzzo di impalcati molto pesanti. Diciamo eufemisticamente che il monumento non gode di buona salute e che forse starebbe meglio se lo scavo non fosse stato interroto e mal abbandonato. Ho scattato le foto che potete vedere e che qui pubblico. Dopo una breve ricerca ho scoperto la storia del nuraghe Sanna, analoga a tanti altri nuraghi per i quali fu avviato lo scavo e poi abbandonati in condizioni a dir poco pietose.
UNIONE SARDA – aprile 2010 “”Santadi. L’amministrazione comunale sollecita il trasferimento del monumento asferimento del monumento La fortezza scoperta e dimenticata La fortezza scoperta e dimenticata «La Provincia di Cagliari ci restitiuisca il nuraghe Sanna» e Sanna» Scoperto, lodato e dimenticato: del nuraghe Sanna, a otto anni dagli scavi, non si parla più. E il Comune ne rivendica la competenza. competenza. — di MAURIZIO LOCCI Nuraghe Sanna, la fortezza dimenticata di Santadi. L’imponente complesso nuragico, venuto alla luce otto anni fa e presentato in pompa magna come una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi anni, rischia di finire nell’oblio da cui era emerso dopo millenni. Arbusti, erbacce e uno stato generale di abbandono a cui il Comune di Santadi, dopo anni di attesa, ha deciso di dire basta e ha chiesto alla Provincia di Cagliari, tuttora proprietaria dell’area, il trasferimento di uno dei tesori ancora tutto da scoprire della sua storia millenaria. GLI SCAVI GLI SCAVI LI SCAVI Riportato parzialmente alla luce nel dicembre del 2002 durante i lavori eseguiti dal Consorzio Mannu per la valorizzazione turistica e ambientale del compendio naturale di Gutturu Mannu, il nuraghe Sanna prende il nome dall’omonimo furriadroxiu che sorge ai suoi piedi nelle campagne tra Santadi e Piscinas. Commissionati dalla Provincia di Cagliari, a cui Santadi allora apparteneva, gli interventi consentirono agli uomini della Soprintendenza ai beni archeologici di Cagliari di scoprire un complesso nuragico, sino ad allora dimenticato, e di trovarlo in ottimo stato di conservazione e in una posizione dominante sul resto del territorio. «Quasi come un possente “guardiano” di pietra tra le zone interne del Basso Sulcis e quelle costiere: un bastione che serviva soprattutto per proteggere le popolazioni dell’interno dalle incursioni che arrivavano dal mare», spiega Remo Forresu, archeologo e curatore del museo archeologico di Santadi. Una scoperta importante per Santadi e per il Sulcis, tanto da far arrivare sul posto studiosi del calibro dell’archeologo Vincenzo Santoni che, oltre a farlo risalire a circa 3.500 anni fa, non esitò a collocarlo a metà strada tra i più noti nuraghe di Losa e di Barumini, due giganti nella storia del popolo nuragico. L’OBLIO L’OBLIO Trascorsi otto anni e un cantiere di scavo di pochi mesi, del nuraghe Sanna non si è più saputo nulla. Tanto meno dell’intesa che prevedeva il passaggio del bene dalla Provincia di Cagliari, che espropriò i terreni ai privati, al Comune di Santadi. Una situazione che il Consiglio comunale ha deciso di riprendere in mano nei giorni scorsi chiedendo all’ente intermedio del capoluogo il trasferimento del bene. «Si tratterebbe di una formalità – spiega il sindaco Elio Sundas – peraltro già prevista da accordi precedenti. Il nostro obiettivo è di restituire a Santadi un bene di assoluto valore nell’ottica dei programmi di valorizzazione turistica del nostro patrimonio archeologico». “”” — Infine su questo link potrete trovare una descrizione ben più precisa e colta della mia. http://www.gazzettadelsulcis.it/ricerche_dettaglio.asp?id=16000&filtroanno=&filtromese=&filtronumero=&filtroricercatestuale=&pageelenco=10 Antonello Gregorini