I monoliti antropomorfi o zoomorfi come giganteschi segnali di rotta.

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di Valeria Putzu

Alcuni di voi già lo sanno, sta per uscire un mio libro su un aspetto dei commerci dei sardi poco studiato, quello dei loro contatti con l’occidente. L’archeologia finora ha studiato molto le relazioni con l’oriente, si sa moltissimo dei contatti con Micenei, Ciprioti o Fenici, anche su Egizi e Ittiti hanno scritto alcuni studiosi (vedi l’ultimo bellissimo libro di Ugas), ma dei contatti con l’Occidente non parla quasi nessuno, con poche eccezioni (vedi le ricerche di Giovanna Fundoni). Dal libro ho dovuto eliminare un paragrafo che mi interessa molto, ma che avrebbe comportato un gran numero di fotografie a colori che avrebbero incrementato eccessivamente il prezzo del libro. Per questo motivi si è deciso di eliminare tutto il capitolo. Per questo motivo lo pubblicherò qui. Finalmente vi posso spiegare per quale motivo mi interessavano tanto quei roccioni megalitici con visi o con animali, come la roccia dell’Orso o del Elefante in Sardegna. Queste rocce non sono, come si è sempre creduto, semplici casi della natura, abilmente scolpite dal vento e dagli agenti atmosferici, ma sono delle vere e proprie sculture a scala gigante operate dall’uomo. Spesso si trovano di queste rocce vicino ai santuari preistorici più antichi, da Montserrat a Savassona, da Is Concias a Caprera, a Peperikon, Bucegi e Dovbush Rocks in Bulgaria. Ma di queste rocce così particolari se ne trovano anche isolate in varie localizzazioni sparse per l’Europa in modo apparentemente casuale. Studiando la localizzazione di queste rocce sulle mappe ho notato che si ripetono delle regole di localizzazione e dei particolari in moltissimi casi:
– Molte di queste rocce si trovano in un punto alto o comunque molto visibile.
– In genere sono vicine al mare, a fiumi o a percorsi pedonali importanti e poste in modo da essere ben visibili da una nave o da una carovana di passaggio.
– Molte di queste rocce si trovano vicino a un punto strategico, vicino a un porto, a una miniera, a un’attività economicamente importante, a un passo che permette di attraversare più facilmente una montagna.
– Spesso sono fatte in modo da sembrare di essere scolpite dagli agenti atmosferici, casualità della natura, probabilmente ricavate da rocce che già naturalmente richiamavano una determinata forma e accentuandogli artificialmente pochi elementi in modo da non attirare troppo l’attenzione, di non essere notate a meno che non le si stessero cercando.
– Si nota in ogni modo che queste rocce sono scolpite e non naturali perché a volte restano resti della lavorazione, inoltre molte di queste hanno sopra o nei dintorni delle coppelle o altri elementi rituali.
– Nei dintorni di queste rocce c’è una particolare concentrazione di siti archeologici dell’eneolitico o dell’età del bronzo.
Credo che queste rocce servissero come dei veri e propri segnali di rotta per la navigazione. Una determinata rotta non sempre veniva coperta dalla stessa nave o dallo stesso equipaggio e c’era la necessità di lasciare segnali per gli equipaggi che facessero la stessa rotta in tempi successivi, in modo che questi fossero in grado di ritrovare il posto.
Esemplari in questo senso sono le rocce in Galizia, a indicazione del punto di sbarco per rifornirsi alle ricche miniere di stagno locali.

Molto più impressionanti sono i monoliti inglesi, che ripetono un pattern fisso sorprendente e molto visibile dal satellite: tutte si trovano in luoghi alti e visibili da un fiume navigabile, la novità è che dietro ai monoliti si apprezzano particolari rigature nelle montagne (particolarmente apprezzabili perché le montagne del nord dell’Inghilterra, rispetto a quelle dell’area Mediterranea, non hanno subito nei secoli aratura e altre trasformazioni a uso agricolo, per cui questi segni si sono mantenuti pienamente visibili fino ad oggi. Questi segni potrebbero forse essere la traccia di un’imponente attività mineraria di superficie. La presenza delle rocce antropomorfe serviva quindi per segnalare alle navi in arrivo la localizzazione dei giacimenti minerari. Probabilmente per questo motivo la lavorazione della roccia era la minima indispensabile per ottenere una somiglianza con una qualche forma “riconoscibile”, però senza lavorarla tanto da denotare un’origine antropica del manufatto. Come avveniva anche in altri campi della cultura sarda, si tratta di elementi che devono poter essere riconosciuti come tali unicamente dalle persone a cui sono destinati e non devono richiamare troppo l’attenzione di persone estranee alla loro cultura.

Facciamo un esempio di alcuni di questi siti in cui si trovano megaliti usati probabilmente come segnali di rotta per marcare la posizione di miniere. Le Alcombden Stones e la vicina Pondenkirk a Stambury Moor nel West Yorkshire: entrambe le rocce, con una vaga somiglianza a visi umani, sono ben visibili dal Worth, affluente del fiume Aire, nella zona si trovano ancora oggi miniere di piombo e argento (galena argentifera), mentre dietro le rocce sono presenti le rigature nelle rocce delle montagne circostanti. In tutta la zona ci sono molti altri monumenti megalitici e segnali di un’intensa attività nell’area da epoche remotissime: menhir, circoli di pietre, cairn, fonti sacre, villaggi dell’epoca del bronzo, petroglifi con coppelle o con circoli concentrici. Nelle vicinanze anche la Hitching Stone, una roccia chiaramente antropomorfa con una foratura in corrispondenza dell’occhio che sembra tutto meno che opera degli agenti atmosferici.

Vicinissimo a queste, nella valle parallela, si trovano le rocce “Cow and Colf” e “Ashlar Chair”, le prime due con forma di visi, l’ultima è un immenso altare con un coppellone gigante, sono vicine al paese di Ilkey, sempre nel West Yorkshire, visibili dal fiume Wharfe. Anche in questo caso nella zona si trovano miniere di piombo e argento, la presenza di quest’ultimo minerale si riflette anche nel vicino toponimo di Arkengarthdale (dato che argento in inglese si dice “silver” questo toponimo non sembra certo moderno). Anche qui troviamo menhir, fonti sacre, cairn, petroglifi con circoli concentrici (Barger Stone) e con una rosa camuna (Swastika Stone).

Nel North Yorkshire troviamo le “Jenny Twig and Tib”, due impressionanti formazioni rocciose di forma antropomorfa, vicino al villaggio di Bouthwaite, perfettamente visibili dal Black Gutter, un affluente del fiume Niold, anche qui troviamo le rigature sulle montagne retrostanti e c’erano miniere di piombo e argento e una forte concentrazione di siti dell’età del bronzo che comprende henges, menhir, fonti sacre, cairn, circoli di pietre, villaggi dell’età del bronzo e caverne con sepolture che vanno dal neolitico all’età del bronzo.

Passiamo ora al Northumberland dove, vicino al villaggio di Rothbury troviamo le rocce “Dove Crag” (antropomorfa) e “Old Stell Crag” (con un becco come di rapace), entrambe ben visibili dal fiume Coquet e con le rigature nelle montagne retrostanti, ricche miniere di piombo/argento. Anche in questo caso l’abbondanza di cairn, menhir, petroglifi con coppelle e circoli concentrici testimoniano un intenso uso dell’area nell’età del bronzo.

Nel Derbyshire, vicino a Darley Dale, troviamo le 4 rocce “Cat Stone” (come dice il nome a forma di gatto), Gorse Stone, Cork Stone e Andle Stone (le ultime tre antropomorfe, di queste le ultime due presentano gradini per salire in cima alla roccia, che probabilmente veniva usata come altare), ben visibili dal Derwend, affluente del fiume Wye. Anche qui sono presenti le rigature nell’altopiano (anche se meno evidenti che negli altri siti) che presenta una straordinaria concentrazione di siti megalitici (circoli di pietre, cairn, menhir, fossati, petroglifi con coppelle o circoli concentrici, villaggi dell’età del bronzo con capanne circolari) oltre che una particolare ricchezza di minerali, sia di argento/piombo, che di stagno, testimoniati, oltre che dalle moderne miniere chiuse alla fine del secolo scorso, anche dal vicino toponimo di Tinkersley (tin in inglese significa stagno).

Le ultime rocce che vorrei evidenziare sono un poco anomale, si trovano nell’Isola di Mann, e in questo caso si trovano più distanziate dalla zona mineraria (giacimenti di rame localizzabili nel sudest dell’isola con presenza delle rigature nelle montagne), ma anche in questo caso, pur essendo localizzate in mare e non vicino a un fiume navigabile, segnalano la posizione del punto di sbarco più vicino alle miniere. Nella parte più vicina alle miniere ci sono scogliere che rendono impossibile lo sbarco, quindi le rocce sono state scolpite più distanti, vicino appunto al punto dove si poteva prendere terra con sicurezza, si tratta delle rocce “Drinking Dragon”, “the Stock” e “Sugar Loaf”.

Forse, le rigature sulle montagne potrebbero dovute a opere antropiche più moderne, e non agli scavi minerari dell’età del bronzo, ma credo che l’associazione tra le rocce gigantesche con forme riconoscibili (antropomorfe o animali) visibili da fiumi navigabili in zone minerarie con un’alta concentrazione di siti archeologici dell’età del bronzo non sia affatto casuale.

Foto 1: Alcomden Stones, Stanbury Moor, Yorkshire.

Foto 2: Pondenkirk, Stambury Moor, Yorkshire.

Foto 3: Foto aerea dei dintorni delle Alcomden Stones, Yorkshire.

 

Foto 4: Hitching Stone, Stambury Moor, Yorkshire.

 

Foto 5: Cow and Calf Rock a Ilkeay, Yorkshire.

Foto 6: Ashlar Chair a Ilkley, Yorkshire.

Foto 7: Foto aerea con posizione delle Cow and Calf Rocks, Yorkshire.

 

Foto 8: Jenny Twig and Tib, Yorkshire.

 

Foto 9: Foto aerea con posizione delle Jenny Twig and Tib, Yorkshire.

Foto 10: Dove Crag, Northumberland.

 

Foto 11: Old Stell Crag, Northumberland.

Foto 12: Foto aerea con posizione dell’Old Stell Crag, Northumberland.

 

Foto 13: Cat Stone, Darley Dale, Derbyshire.

 

Foto 14: Cork Stone, Darley Dale, Derbyshire.

Foto 15: Foto aerea con posizione della Cat Stone, e della Gorse Stone.

Foto 16: Drinking Dragon, Isle of Man.

Foto 17: The Stack, Isle of Man.

Foto 18: Foto aerea della zona dove si trovano i giacimenti di rame, Isola di Man.