di Giorgio Valdès
Giovanni Lilliu parlava del culto delle grotte sia nei suoi appunti di archeologia pubblicati su “Sardegna Nuragica” sia nel suo libro “La Civiltà dei Sardi”, citando in particolare le grotte di Su Benatzu a Santadi, di Sa Presoni ‘e s’Orcu a Siniscola e Sa Grutta ‘e is Caombus a Morgongiori. Riporto un brano della descrizione di quest’ultima grotta tratta dal sito “contusu.it”: “è una diaclasi che si apre nella roccia vulcanica nella zona de Sa Punta ‘e Santu Marcu. Venne scoperta casualmente nel 1975 da due ragazzi in cerca di falchetti. La loro attenzione venne attratta da una fessura nella quale si incuneano sino a trovarsi davanti ad un precipizio. Rinunciano all’impresa solo per tornare qualche tempo, dopo armati di corde con le quali arrivano alla base della diaclasi, rimanendo stupefatti. La scalinata nuragica era perfettamente conservata ma da lì a poco tempo i tombaroli sarebbero entrati in azione con la loro opera nefasta. Un’antica frana ha occluso l’accesso originario dal quale probabilmente si accedeva direttamente alla scala in pietra basaltica squadrata, larga circa un metro. Sono presenti due rampe, che in alcuni gradini presentano rilievi mammellari, intervallate da un piccolo ripiano. La zona esterna e ricca di emergenze archeologiche. In prossimità dell’ingresso originario, si trova una struttura a tholos del diametro di circa 5 metri chiamata dalle persone del luogo ‘Sa Funtana de Su Prantu’. E’ possibile ipotizzare la presenza di un complesso nuragico legato a un tempio ipogeico. Una tomba dei giganti in zona e una necropoli rendono la zona di grande interesse archeologico”. Sempre a proposito di questa grotta Lilliu scriveva che “la grotta di Morgongiori rivela un lato della religione naturalistica collegato col culto chtonio, reso alla divinità infernale. Lo stesso nume si adorava nella caverna-santuario di Pirosu-Su Benatzu (Santadi), scavata alla base d’una cresta di rocce calcaree.” (immagine dell’Associazione speleologica La Marmora).