di Giorgio Valdès
L’ebraismo trae origine dalla parola semitica “eberim” o “ebrim”, con il significato di “coloro che attraversano il fiume”. Gli Eberim e Mosè in particolare, professavano il culto del dio tebano Amon/Amen/Min. Un piccolo inciso: Amon, analogamente a Imenet, (sua paredra identificabile con Imentet/Amentit/Amenti, dea dell’occidente e del regno dei morti), aveva il significato di “nascosto” o “colui che si nasconde”, concetto che trova riscontro nei numerosissimi amuleti, rinvenuti in Sardegna, che riportano il nome di Amon crittografato. Per altro verso, il celebre tetragramma Yhwh (quindi vocalizzato in Yaweh), deriva etimologicamente dalla frase pronunciata da Dio a Mosè (Esodo 3,14-15): “io sono ciò che sono”, a indicare come il nome divino non si dovesse mai evocare in maniera palese ("non nominare il nome di Dio invano"). E’ quindi presumibile che il dio dell’Esodo fosse Amon/Min/Yhwn (il nascosto, colui che è, il potente). Mosè riceverà quindi l’ordine di realizzare l’arca dell’alleanza in legno d’acacia nilotica (Esodo 25-10), e tale imposizione non poteva essere certamente casuale. A questo proposito è interessante osservare che il termine “mimosa”, con cui si definiscono generalmente le acacie, sia probabilmente un’italianizzazione della parola geroglifica “Min-mosi”, con il significato di “generato da Min” (Hilary Wilson – I segreti dei geroglifici), a riprova che la pianta era dedicata alla più importante divinità tebana. Per ritornare alla Sardegna, il rinvenimento dei citati, numerosissimi amuleti egizi (il canonico Giovanni Spano stimava l’esistenza di oltre 14.000 pezzi), molti dei quali portano impresso il nome criptato del dio Amon lascia supporre che Yaweh, dio unico dei sardi nuragici e degli shardana, fosse il dio solare Amon/Min/Yahwh, che a mio giudizio appare spesso effigiato sulle pareti delle domus de janas e sul prospetto di alcuni menhir in forma di protome taurina o di utero (Min era il dio itifallico che si presentava anche nella forma di “kamutef “= toro di sua madre e aveva come emblema l’utero), e come tale era inteso come dio fecondatore e simbolo potente del concetto di rinascita e di rigenerazione della vita; concetto che peraltro informa l’intero nostro megalitismo.