Il nuraghe Appiu, ubicato nel territorio del comune di Villanova Monteleone (SS), si propone, alla luce dei recenti scavi, come un “unicum”, presentando una singolare particolarità architettonica che avvia, a mio parere, un nuovo ed importantissimo capitolo circa l’effettiva conformazione di alcuni nuraghi. In particolare mi riferisco ai cosiddetti spazi ipetrali o cortili a cielo aperto presenti in tantissimi nuraghi, molto spesso di ridottissime dimensioni (si pensi al cortile del nuraghe Palmavera, quello del nuraghe Santa barbara di Macomer, quello del Ruinas, del San Pietro di Torpè, solo per citarne alcuni), i quali rendono di difficile lettura e comprensione l’utilizzo di questi ambienti.
Il rinvenimento, per la prima volta, di un nuraghe quadrilobato provvisto di cortile centrale interno e per di più voltato (quasi una semi-tholos dotata di oculus centrale che si appoggia alla torre principale, in una delle immagini si possono apprezzare le persone all’interno del cortile), risparmiato tra la cortina muraria che unisce le due torri periferiche di sud-est e sud-ovest e la torre principale, propone nuovi interrogativi su quale dovette essere la funzione di questo vano, non certo un ambiente preposto alla difesa, ma quasi uno spazio di raccordo o di preparazione all’ingresso nella torre principale, ed allo stesso tempo funzionale all’accesso alle torri periferiche e a degli anditi interni (ancora in ottimo stato di conservazione), che, prendendo avvio dallo stesso cortile, lo pongono in comunicazione con le altre due torri periferiche poste a nord e a nord-ovest.
Le strutture finore poste in luce dagli interventi degli specialisti, almeno per quanto riguarda il prospetto frontale e le due torri periferiche, non mostrano alcun tipo di apertura verso l’esterno (“feritoie”, termine ormai desueto oltre che inadatto) eccetto che quella principale. Questo nuraghe propone, dunque, un nuovo capitolo (purtroppo quasi del tutto ignorato dalla comunità scientifica) su come fossero realmente costruiti i nuraghi e quindi sulla loro destinazione d’uso. Al di là di queste stringate considerazioni non resta altro da aggiungere che l’invito ai lettori di Nurnet e a tutti gli appassionati della civiltà nuragica di recarsi a visitare l’ennesimo gioiello lasciatoci in eredità dai nostri illustri avi.
Augusto Mulas
(Immagini dal sito Nero Argento)