di Giorgio Valdès
A Cagliari, la frequentazione del promontorio di S.Elia si fa risalire al neolitico recente (VI-V millennio a.C.), con i primi ritrovamenti di indizi di vita preistorica nella Grotta di S.Elia, come la collana in conchiglia e osso rinvenuta nel corso degli scavi realizzati da Enrico Atzeni, e nelle Stazioni all’aperto della Sella del Diavolo o Marina Piccola (A.Taramelli).
Al neolitico medio (IV millennio a.C.) risale invece il ritrovamento di un vaso biansato presso la grotta del Bagno Penale. Il posizionamento della grotta è sulla parete settentrionale sottostante l’attuale faro di S.Elìa, affiancato alla così detta “torre dei segnali” o “torre de armas”, il cui impianto originale risale all’anno 1638. La presenza umana è quindi attestata nelle domus de janas di S.Bartolomeo, oggi praticamente distrutte, nella Stazione del Poetto e nella Grotta di Colombi, attualmente raggiungibile esclusivamente via mare. Proseguirà nel Bronzo antico e recente e quindi, senza soluzione di continuità, nell’epoca storica che ci ha lasciato in eredità i resti del tempio fenicio di Ashtart, in cui si racconta fosse praticata la prostituzione sacra, una cisterna e alcune opere di canalizzazione di epoca punico/romana, in seguito utilizzate dai monaci che si stabilirono in quel luogo in diversi periodi. Le torri spagnole di S.Elìa e di Calabernat (o “De su Perdusemini”) risalgono invece al 1500 come quella del Poueht (in spagnolo: pozzetto) da cui prende il nome la spiaggia dei cagliaritani (Poetto).
In epoca relativamente più recente, il colle di S.Ignazio, in cui erano piazzate le postazioni antiaeree ancora visitabili, fu testimone del bombardamento che subì la città il 13 maggio 1943. Così è descritto nella pubblicazione edita per il Comune di Cagliari da Dattena nel 1990 e titolata “Sant’Elia”: <<la mattina del 13 maggio 1943 presero il volo dagli aeroporti intorno a Costantina, in Algeria, ben 107 quadrimotori, 96 bimotori e 210 caccia di scorta. Il nome della missione era già tutto un programma: “To bomb Cagliari!” Il preallarme venne dato dalle postazioni di Capo Carbonara. Il telefonista cagliaritano chiese: “Meras funti?” (sono molti?) e la voce lontana rispose in modo colorito ma altrettanto lapidario: “Mamma mia, su xelu prenu!” L’allarme a Cagliari suona alle 13,35. I primi rilevamenti vennero trasmessi dal Comando della IV Regione DICAT da sotto le rocce di Capo S.Elia. Le batterie entrarono in azione non appena distinte le sagome degli aerei nemici e anche gli “88” tedeschi iniziarono a fare fuoco, considerato che erano gli unici cannoni che potevano raggiungere la quota di oltre 7 mila metri da cui iniziò lo sganciamento di bombe. Lo spettacolo apocalittico ebbe inizio sulla perpendicolare della costa cagliaritana in corrispondenza della zona di S.Elia. Sembrava non dovesse finire mai. Si succedettero centinaia di bombardieri e di caccia, mentre quasi tutta la popolazione lasciava la città devastata da tale cataclisma. Alle macerie si aggiungevano macerie di palazzi ancora non crollati completamente. L’allarme cessò alle ore 0,30.>>…per non dimenticare !