Le doppie spirali

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di Giorgio Valdès

Si è più volte dissertato sul significato del simbolo delle due spirali contrapposte che compare in alcuni petroglifi delle domus de janas come quella dell’Ariete a Perfugas o di Corongiu a Pimentel. Simbolo che si ripete anche nelle varie espressioni del nostro artigianato artistico (“archedde”, tessuti, filet, coltelleria, ceramiche…) e nei pani della tradizione (Villaurbana, Tramatza, Benetutti).

La stele di Caven in Valtellina, la foto postata da Nicola Castangia, riferita ad una statua stele esposta al museo nazionale di Zurigo, e il “pendente” che compare tra gli oggetti presenti nello stesso museo, analogo a quello rinvenuto a Povir, al confine tra la Slovacchia e il territorio triestino, lasciano ipotizzare che il simbolo della doppia spirale fosse piuttosto diffuso e potesse riferirsi all’apparato genitale femminile. Una parziale conferma di tale assunto si rinviene nel geroglifico egizio in “idt” = vulva e nella rappresentazione della dea Tenenet, protettrice del parto, come nel petroglifo di un portello tombale di Castelluccio di Noto in Sicilia dove pare sia mimata una copulazione e in un vaso cicladico che riproduce schematicamente le fattezze femminili. Ma in particolare le pavoncelle, ricorrenti nelle varie manifestazioni dell’artigianato tradizionale sardo, offrono un significativo contributo a questa teoria, perché sembra vogliano immettere il soffio della vita all’interno delle spirali, che, come sinora rappresentato, potrebbero appunto rappresentare l’apparato genitale femminile.

 

La foto della domu de janas dell’”Ariete” a Perfugas è di Giovanni Sotgiu; quella di “Corongiu” a Pimentel è di Sergio Melis.