Continua. Terza Di Antonello Gregorini Villanova è una delle regioni della Sardegna in cui il paesaggio, ancora oggi, si mostra così come doveva mostrarsi all’abitante dei villaggi nuragici. L’area del nuraghe Appiu in questo non difetta di certo perché, se escludiamo il centro servizi di pertinenza, tutto appare come mamma natura l’ha fatto. Lo stesso edificato recente è realizzato in pietra (con le pietre del villaggio dicono i maligni) e con forme sinuose, riprendendo il disegno, anche interno, di uno degli isolati del villaggio. Per il visitatore è naturale quindi immergersi in questo contesto e cercare di comprendere quale potesse essere la vita e lo spirito di allora. Dopo aver visitato il villaggio, con le capanne multifunzione, e aver ispezionato il nuraghe, consiglio a tutti i visitatori di indirizzarsi lungo il sentiero che anche per i nuragici doveva essere della meditazione, dal momento che portava dal villaggio al "cimitero", la Tomba dei Giganti. Nell’immagine schiacciata, estratta dal nostro geoportale, si può comprendere il percorso. Vedere l’area del laghetto posta a nord (in alto) e il sentiero che dal nuraghe porta all’area di raccoglimento in memoria degli antenati. Oggi gran parte del pianoro è a campo e si può ipotizzare che in passato, invece, fosse un’unico bosco analogo a quello che circonda la Tomba. Da questa il sentiero prosegue sino a un ammasso di antiche pietre in cui si riconoscono due piccoli dolmen dove qualcuno ha posizionato in verticale un apparente "betilino". Dai dolmen si procede verso un "piccolo nuraghe", semplice, privo di scala interna e di nicchie. La sua semplicità, diversa, porta il visitatore a domandarsi quale potesse esserne la funzione e naturalmente, mentre si interroga, dal suolo, si porta verso la parte superiore della tholos ormai franata. Da quessu ammira per 360 gradi tutto il territorio circostante e comprende che la piccola torre era posta in luogo alto, il più alto, così come avviene ancora oggi per le nostre chiesette. Essa doveva essere vista, oppure, da essa, doveva vedersi il resto circostante. La torre dell’Appiu oggi è abbattuta per cui non è facile comprendere se il grande nuraghe e il piccolo fossero intervisibili in passato. Oggi non lo sono, anche a causa delle alte chiome del bosco interposto. L’amico archeologo Augusto Mulas m’ha detto che proseguendo, oltre il piccolo nuraghe, si raggiunge una radura ove sono presenti dei circoli megalitici, ulteriore elemento di resa atavica del paesaggio. Fatto stà che, a distanza di giorni, rientrato in città, quel luogo continua a stare inciso nella mia mente. La sua esperienza segna, e così con amicizia invito a provarla anche voi.