di Giorgio Valdès Nella “tomba delle spirali” della necropoli di Sa Pala Larga a Bonorva, è presente la protome taurina da cui è stato tratto il calco riportato nell’immagine. Ritengo sia innanzitutto da ammirare il disegno perfetto delle spirali opposte, probabile simbolo del divenire, che si ritrovano anche sullo stipite del portello d’accesso a un’altra sepoltura vicina, ma e’ altrettanto interessante l’elemento verticale che si diparte dalla parte bassa (muso) della protome, ornata da una doppia coppia di spirali. Il disegno di questo elemento si ripete nelle diverse espressioni del nostro artigianato artistico: ceramiche, arazzi, inferitura della lama di arresojas, ma soprattutto nelle “archedde” della tradizione, dal cui becco sembra quasi fuoriuscire un oggetto analogo a quello sottostante la protome di Sa Pala Larga. Tuttavia, come ho avuto modo di osservare in precedenti post, la doppia spirale, che si ritrova anche nella così detta tomba dell’ariete di Perfugas, nella domus di Corongiu a Pimentel e in altri contesti, tra cui addirittura una forma di pane della tradizione denominato “acchiddu a duas concas”, richiama straordinariamente l’ideogramma geroglifico denominato “idt” (idet), che nella cultura egizia assumeva il significato di vulva. Per quanto si riferisce alle nostre pavoncelle, ciò che fuoriesce dai rispettivi becchi ipotizzo rappresenti l’allegoria del “soffio vitale” che penetrando nella vulva, dove le spirali identificano l’apparato ovarico, ripropone quel concetto di rigenerazione della vita che informa l’intero nostro megalitismo. Non è pertanto un caso se nelle stesse “archedde” sia addirittura presente, insieme alle pavoncelle, la figura del serpente fecondatore. Nella tomba delle spirali di Sa Pala Larga può invece individuarsi un’analoga metafora con la protome taurina, emblema di potenza sessuale, abbinata all’apparato genitale femminile rappresentato dalle doppie spirali. Appare in ogni caso straordinario il perdurare, nella nostra tradizione artigiana, di elementi grafici la cui origine risale addirittura al neolitico.