di Antonello Gregorini
Abbiamo visto nei precedenti tre post ( 1 ; 2 ; 3 ) come la Civiltà Sarda, definita nuragica per convenzione, sia stata recentemente inquadrata in un contesto storico, geografico ed economico ben più ampio rispetto al passato.
E’ interessante leggere a riguardo come, appena nel 2014, praticamente ieri, gli stessi autori si esprimessero e comunicassero una differente storiografia su temi che, di fatto, hanno a fondamento le stesse interpretazioni storico, archeologiche,.
Nel libro di compendio degli studi su Mont’e Prama, datato 2014, della Gangemi editore, curato dal soprintendente Minoja e il dottor Alessandro Usai, sono riportati i testi dei maggiori esperti di archeologia della Sardegna.
Nella lista degli autori spicca l’inopinata assenza di Momo Zucca, professore archeologo dell’Università di Sassari che, nel 9 ottobre 1979, si rese protagonista del ritrovamento dello scarabeo, oltre che essere stato uno degli archeologi più presenti negli scavi di Mont’e Prama, sino ai giorni recenti a fianco a Ranieri.
Il capitolo 25 è redatto da Alfonso Stiglitz e concentrato sullo “scaraboide della tomba 25” . Di questo riporto alcuni stralci che, a mio avviso, confrontati con quelli più recenti dello stesso autore, offrono l’idea del cambio di prospettiva sull’intera storia nuragica.
“Lo studio riguarda un oggetto “esotico” rinvenuto insieme ad altri elementi d’ornamento all’interno della tomba 25 della necropoli di Mont’e Prama scavata da Carlo Tronchetti (il ritrovamento vero e proprio fu del professor Zucca NdR).
Si tratta di uno scaraboide in steatite … Il reperto, sicuramente di importazione, è databile per i confronti tra il 1130 e il 945 a.C. e appartiene a produzioni riportabili a un’area compresa tra il territorio cananeo, nell’attuale striscia di Gaza, e il Delta del Nilo. … Lo scaraboide proviene dalla terra di riempimento della tomba 25 ed era collocato al di sotto dello scheletro, a circa 5 cm dal fondo del pozzetto … il contesto fa pensare che l’oggetto facesse parte di una collana in connessione con questi elementi … “
Dell’oggetto fu inizialmente data una datazione dal tardo VII a.C. successivamente ritenuta errata, infatti: “… possono essere proposti confronti con esemplari del Secondo Periodo Intermedio Egiziano (1650-1550 a.C) … di probabile origine cananea, compare nelle sue diverse interpretazioni a partire dal Secondo Periodo Intermedio, per proseguire nel Nuovo Regno, in particolare al periodo tra la tarda 20a dinastia (1130-945 a.C) … “.
L’utilizzo degli scarabei può essere riferito a un periodo di circa un millennio, in conseguenza del sua valore talismanico, in Sardegna “ … rappresentato dalle due differenti situazioni di Sant’Imbenia (Alghero) e Sulky (Sant’Antioco)che tra la fine del IX e l’VIII sec. a.C. … La possibile origine dalla regione cananea del nostro pezzo porta a ipotizzare, salvo prova contraria, il medesimo canale di trasmissione, con un possibile tramite fenicio … Il ritrovamento di oggetti di corredo orientali in ambito funerario nuragico è fatto abbastanza raro (tuttavia vedremo di seguito che non sono così eccezionali questi ritrovamenti NdR); si può ricordare, come precedente, il sigillo cilindrico in olivina di ambito vicino orientale o cipriota, rinvenuto a Su Fraigu (San Sperate), in una tomba collettiva databile al Bronzo finale 2 (1100-1000 a. C.). … ; oltre al pezzo oggetto di questo intervento si possono richiamare, infatti, pochi altri reperti. Da un contesto di VIII-VII sec.a.C. del villaggio nuragico di Sant’Imbenia (Alghero) provengono due scarabei, uno in ceramica, ritenuto di imitazione locale su prototipi orientali e l’altro in faïence; … Dal nuraghe Nurdole di Orani, nella Sardegna interna, provengono uno scarabeo e un amuleto di tipologia egiziana. … Di recente è stata data notizia di un altro oggetto di tipo egiziano da un contesto nuragico, si tratta di uno scarabeo in faïence proveniente dal sito di S’ Arcu ‘e is Forros (Villanova Strisàili – NU) … Infine, pare dubbia la pertinenza al dossier degli aegyptiaca di ambito nuragico del frammento fittile proveniente da Neapolis …”. E’ inoltre noto il ritrovamento di due scarabei nella necropoli di Sirai.
Cinzia Olianas allo scarabeo di Monte Prama dedica un intero libro nel quale si dice “Un bell’anno per il sigillo in steatite invetriata della tomba 25, dopo l’analisi archeometrica che ha finalmente permesso di definirne composizione e tecnologia di manifattura. Un tecnologia che richiedeva temperature superiori ai 1000 gradi e che rimanda al Nuovo Regno dell’Antico Egitto (1550-1069 a.C., dinastie XVIII-XX).” ( 4 ) https://monteprama.blogspot.com/.
In conclusione, ciò che sorprende dei testi del 2014 e che cerco di porre in risalto, è il tentativo di rimando continuo di questi ritrovamenti all’epoca fenicia, cosiddetta per convenzione, e alla datazione più bassa, nel ventaglio articolato delle scelte possibili.
Sempre si prescinde o si ignorano gli studi scientifici di Ugas e dei vari studiosi, accademici e non, che hanno trattato l’argomento delle scorrerie dei Popoli del Mare, di cui gli Shardana era una importante componente nel Mediterraneo; nell’Egitto dei Faraoni dal XV al XII sec, a.C.; le scoperte di Zertal e Ugas nelle Terre di Canaan e quant’altro di riferibile a questa parte ancora da decifrare della storia antica.
Sempre si dava per scontata l’impossibilità che questi oggetti fossero stati “portati” in patria da commercianti o, nella fattispecie di Mont’e Prama, guerrieri sardi, eventualmente reduci o eredi di quelle vicende storiche.
Tutto ciò nonostante già da parecchi anni siano pubblicati i ritrovamenti di reperti sardi in stratificazioni antichissime praticamente in quasi tutto il Mediterraneo (si pensi alla maggioranza di reperti sardi nelle stratificazioni più antiche di Cartagine; alla prova degli insediamenti a Cipro (Pyla-Kokkinokremos) e Creta (Kommos).
Il cambio di direzione interpretativa è molto evidente negli scritti degli stessi autori del 2019, dove si dà finalmente per scontata la capacità dei Sardi antichi di navigare e di commerciare, estrarre, lavorare e scambiare i metalli in tutto il Mediterraneo, dall’Iberia al Medio Oriente, già ben prima (almeno tre secoli) dei Fenici, cosiddetti per convenzione.