IN RICORDO DI UBALDO BADAS

di Giovanni Ugas
Ho saputo solo ieri che Ubaldo Badas ci ha lasciati. Era figlio dell’omonimo padre che nella prima metà del secolo scorso progettò tanti noti edifici di Cagliari. Ho perso un amico, archeologo di grande levatura, poco conosciuto al grande pubblico rispetto ai suoi meriti. Di certo, non ha mai cercato di sgomitare per apparire. L’ho incontrato in un market in via Dante a Cagliari, alcuni mesi fa, e mi era sembrato improvvisamente molto vecchio, come non mi era parso mai. Il suo viso mi faceva capire che la sua salute non era affatto buona, eppure nel salutarmi, mi ha sorriso, e scherzando ha lanciato una battuta sarcastica nei confronti di un collega che non doveva essergli proprio simpatico. Io non l’ho contraddetto, anzi ho aggiunto qualche parola per farlo sorridere.
Era sempre schietto e sincero e non dava giudizi se non era certo. A me piaceva il suo modo di essere essenziale, il suo essere serio eppure pronto alla battuta, ma soprattutto mi colpiva la sua grande preparazione archeologica, mai vantata, mai ostentata. Quando l’ho conosciuto, alla metà degli anni ‘sessanta nella facoltà di Lettere era fuori corso e nonostante gli mancassero soltanto pochi esami non volle laurearsi.
Nella facoltà di Lettere fu uno dei pacifici protagonisti della stagione rivoluzionaria del ’68, ma per lui era sopraggiunta una sorta di stanchezza e di sfiducia sull’utilità della laurea e forse sul suo futuro di archeologo.
Con me è stato sempre generoso, prodigo di consigli e quando ho chiesto la sua collaborazione è sempre stato disponibile, come quando nel 1969 nel sito di Monte Olladiri di Monastir diede un grande contributo per la buona riuscita della mia prima (con)direzione di scavo archeologico realizzato insieme ad altri studenti universitari cagliaritani. Per il suo tramite potei contare anche sui rilievi di suo fratello Roberto Badas, allora non ancora architetto.
Non posso non richiamare i meriti scientifici di Ubaldo Badas emergenti in particolare dagli studi sui contesti archeologici delle abitazioni nuragiche a corte centrale di Genna Maria che sono alla base della nostra conoscenza sulle fasi più antiche e sulla struttura economica e sociale del I Ferro in Sardegna. Egli fece conoscere questi suoi studi soprattutto negli Atti del secondo Convegno archeologico internazionale di Selargius, del 1987, e appresso nel volume L’Antiquarium arborense e i civici musei archeologici della Sardegna, edito nel 1988. È rilevante anche il suo studio sui monumenti e sulla ceramica d’età nuragica, apparso insieme ad altri contributi nella pubblicazione del 1986, curata da Caterina Lilliu, relativa al Censimento archeologico del territorio di Gesturi.
Come ha ben evidenziato Giacomo Paglietti nella sua nota in Su Biddanoesu del 28 gennaio del 2023 “Il Museo di Villanovaforru non sarebbe quello che è se non fosse per l’instancabile attività di ricerca e studio del suo primo curatore e direttore Ubaldo Badas che il 26 gennaio scorso ci ha lasciato all’età di 85 anni”. Ubaldo ha collaborato attivamente alla realizzazione degli scavi condotti da Enrico Atzeni nel complesso nuragico di Genna Maria di Villanovaforru, e soprattutto è stato determinante per la nascita del civico Museo archeologico del Comune della Marmilla. Senza l’attivismo del sindaco Giovanni Puxeddu e delle idee e della acuta intelligenza di Ubaldo messe in atto per l’allestimento del Museo archeologico territoriale e per la fruizione del sito di Genna Maria non si sarebbe verificato quel miracolo di promozione scientifica e di attrazione turistica in un paese, come Villanovaforru, di appena 900 abitanti in un momento in cui erano ben pochi quelli che in Sardegna scommettevano sulla valenza scientifica e turistica del patrimonio pre-protostorico sardo. In effetti, Ubaldo era il precursore di un nuovo modello di archeologia sarda mirato ad ampliare la conoscenza scientifica e ad un tempo a diffonderla in modo capillare, “democratico”. Lui era un appassionato, preparatissimo studioso e ad un tempo un eccellente divulgatore; era il curatore e ad un tempo la sapiente guida del museo e del sito archeologico. Non era certo geloso del suo sapere che condivideva con tutti, dai più eccelsi archeologi ai visitatori curiosi.
Ubaldo come già evidenziato era un pioniere e si batteva affinché i musei degli enti locali fossero dotati, oltre che di guide preparate, di adeguato personale tecnico (ad esempio nel campo del restauro e del disegno) e scientifico con archeologi e altri studiosi specialistici. Il museo doveva essere una struttura vitale, sempre in fieri. Non a caso, il Museo archeologico di Villanovaforru fu il primo ad assumere un archeoosteologo (la dott.ssa Ornella Fonzo) per lo studio dell’antropologia fisica e delle faune antiche. Riguardo a queste esigenze fondamentali dei musei locali non c’è bisogno di dire che le istituzioni politiche sarde (e non solo) sono tornate indietro a tempi pre-ominidi.
Ricordando la sua figura, non posso far a meno di pensare al fatto che, diversamente dai Forestali, non siano stati ancora inseriti in organismi di carattere regionale e comunale i componenti delle Cooperative e Società che per trenta-quarant’anni hanno garantito la sopravvivenza delle strutture museali locali. E sarebbe ora che si riconoscessero non solo a parole il lavoro e i sacrifici fatti dagli archeologi come Giovanni Lilliu ad Ercole Contu per la conoscenza e la promozione del patrimonio museale. Nell’attuale prevaricante idea del bene archeologico come oggetto da ammirare, come un’opera d’arte, c’è la perdita della sostanza del suo valore storico che solo l’archeologo sa conoscere e restituire. È necessario riaffidare al più presto ad archeologi la direzione dei musei e delle aree archeologiche, valorizzando e non subordinando e mortificando le loro competenze! Dico questo non perché non sia prezioso l’operare degli Architetti e degli Storici dell’arte, spesso preposti ai massimi incarichi dei musei archeologici, messi in un calderone unico con altri musei, ma perché semplicemente non hanno competenze specifiche dell’archeologia pre-protostorica, classica e medioevale. In Sardegna, ci sono tanti giovani archeologi preparati alle scuole dei nostri insigni maestri: non disperdiamo questo patrimonio di conoscenze e valorizziamolo con un adeguato programma di archeologia diffusa nel territorio!
Per concludere, credo che Ubaldo Badas meriti prima di tutto la riconoscenza de is Biddanoesus e sono certo che essi sapranno fare quanto è necessario per ricordare nel modo migliore il suo prezioso impegno per la Comunità di Villanovaforru.
Giovanni Ugas
Foto 1. Ubaldo Badas appare, in alto al centro, nel gruppo di lavoro del Cantiere archeologico di Monte Olladiri in Monastir del 1969, insieme agli studenti universitari Rosanna Del Rio, Dorica Manconi, Luciana Morini, Patrizia Mureddu ed Elena Pierro, al giovane artista-disegnatore Gianfranco Lai e all’assistente agli scavi della Soprintendenza archeologica di Cagliari sign. Penduzzu.
Foto 2. Ubaldo Badas interviene, con al fianco Giovanni Ugas, in occasione del Convegno di Studi archeologici internazionali di Selargius del 1987.