LA PROFEZIA DI MONTE D’ACCODDI – 1

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di Giorgio Lecchi

   

 

Negli scorsi articoli, abbiamo parlato di Gobekli tepe, dei successivi insediamenti neolitici e di alcune ritualità e simbologie arrivate, probabilmente, tramite antiche migrazioni di popoli mediorientali che intervennero nella formazione dei primi importanti insediamenti, in Italia e in Sardegna.

Abbiamo indicato il sito di Gobekli come il segnacolo da cui e’ partita quella che può’ essere definita la prima civiltà organizzata, che costruisce templi impensabili per l’epoca, spinti da ardore religioso e non dalla stanzialità agricola, punto di partenza di quella rivoluzione che getterà le basi per le future grandi civiltà orientali e mediterranee. I nostri Antenati.

Siamo partiti dai giganteschi monoliti alti oltre i 5 metri e pesanti anche 20 tonnellate che sono straordinariamente, lavorati, senza l’ausilio di metalli e che dovrebbero rappresentare, secondo Klaus Smith, lo scopritore del sito, degli esseri soprannaturali, forse i primi dei della storia umana, esseri antropomorfi ma senza volto, con il capo a forma di T, disposti all’interno di strutture a forma di cerchio ovalizzato, rigorosamente costruite con pietre  a secco (una sorta di muro a telaio che migliaia di anni dopo troveremo a Tarquinia , in Sardegna anche cementati con fango e nelle Talaiot iberiche, con similitudini incredibili ).

Uno dei cerchi e’ composto da 12 di questi monoliti con, scolpiti, diversi animali a rappresentare una sorta di zodiaco ante litteram che traguarda probabili costellazioni.

Simboli presenti che ritroveremo nei millenni a  venire sono il toro, il leone, l’avvoltoio, il serpente, l’uomo con il fallo eretto (il primo “Hermes Ittifallico” della storia, ritenuto psicopompo cioè accompagnatore di anime proprio come gli avvoltoi del rito scarnificatorio e i loro rappresentanti sciamani), addirittura anche privo di  testa “accudita”,si fa per dire, da un avvoltoio a testimoniare  i primi riti scarnificatori e culti dei teschi presenti poi  nei siti neolitici lontani, ma anche in quelli che riguardano noi da molto più’ vicino

Questo mi serve per introdurre un tema che e’ quello dei luoghi sacri su come e per cosa vengono scelti, luoghi che nell’antichità non vengono selezionati a caso, ma tramite delle tecniche molto avanzate, organizzative, astronomiche, ingegneristiche e bio-architetturali, oltre che attraverso pratiche speciali, come la geomanzia, l’extispicina, e tutte quelle arti divinatorie che servivano a trovare il posto adatto.

Veri e propri “saperi antichi” che permettevano agli uomini di allora di “cosmizzare” il territorio su cui andavano a costruire, cioè renderlo sacro e specchio del cielo, adatto a officiare I propri riti.

Il sito ritualizzato doveva essere la porta che metteva in comunicazione il cielo, presenziato dalle divinità’, in genere, sotto forma di stelle, con la terra e le forze telluriche.

Un reciproco interscambio di forze benigne e maligne, che l’uomo, posto nel mezzo, doveva affrontare attirando le prime e allontanando le seconde, oltre ad avere una porta per comunicare con l’aldilà.

Per questo, si affidava agli sciamani, ai sacerdoti, non solo per rituali di morte, come la scarnificazione, ma per convogliare, forze particolari, come, recentemente, dimostrato dal Prof. De Bortolis e la sua equipe internazionale.

A Gobekli, all’interno di una delle strutture sono state misurate, tramite apparecchiature e software dedicati, suoni e vibrazioni con frequenze molto basse, di solito intorno ai 14HZ, addirittura è presente un monolite a forma di T cavo, non si capisce come abbiano potuto scavarlo internamente, essendo sottile circa 60 cm, che colpito, provoca appunto basse vibrazioni.

 

E’ stato, scientificamente, dimostrato che questi suoni hanno azione sul cervello dell’uomo creando, a seconda delle frequenze, stati meditativi, allucinatori, curativi ecc..

Questi suoni sono stati rilevati in molti siti neolitici, come nel’ ipogeo Maltese di Tarxien (costruito in modo che la voce o un suono, prodotto in un determinato punto, potesse arrivare in zone anche distanti della struttura) o in siti più recenti, come ad Alatri e il monte Amiata.

Si sta attendendo, forse a breve, l’arrivo di questa equipe internazionale anche in Sardegna.

Questa premessa mi permette di cercare di chiarire un concetto che, da molti, non viene recepito, specialmente di questi tempi, in vari blog, si assiste a lotte fatte di insulti, su chi si schiera con l’archeologia ufficiale e chi contro, sulla questione da chi e per che cosa sono stati costruiti molti dei nostri monumenti antichi. Una cosa è certa, cercare di spiegare queste costruzioni con i canoni attuali, non penso sia un buon inizio per trovare una risposta.

Abbiamo visto già dal 10.000 A.C. che la molla per costruire un sito di tale importanza fu, con ogni probabilità, la religione, che fosse stellare, sciamanica, culto degli antenati o tutte queste cose insieme non lo sappiamo con certezza, anche se in gli indizi sono numerosi, c’è ancora tanto da fare, ma il solo fatto che di queste cose ci sono tracce nelle successive civiltà, anche con salti spazio temporali notevoli, deve farci riflettere e indurre ad indagare anche altri aspetti, molte volte, tenuti in secondo piano.

Per esempio  tramite queste nuove discipline, come l’archeoacustica, si è visto che il luogo da sacralizzare doveva avere determinate caratteristiche che gli antichi ben sapevano e riconoscevano, mi vengono in mente i rabdomanti sardi (o sacerdotesse della dea madre, come nel caso di un vaso di Sardara dove è rappresentata  un’ipotetica dea col classico bastone a forcella) e sacerdoti Etruschi che, con il lituo, cercavano il luogo sacro e la fonte dove sarebbe sorta la futura città ( ricordiamoci che erano tenuti in massima considerazione dai Romani e venivano consultati regolarmente per fondazioni importanti).

Saperi persi perché le scienze che li studiano sono ritenute dall’ accademia pseudo scienze e quindi, anche per questo motivo, non si viene a capo delle funzioni reali di molte strutture. Ricordo che la stessa Archeoastronomia era ritenuta pseudoscienza dall’archeologia ufficiale, poi pero’ abbiamo visto i successivi sviluppi.

Mario Aresu che da molti anni segue questi argomenti in Sardegna è convinto che luoghi come le tombe dei giganti e gli stessi nuraghi siano stati costruiti seguendo queste confluenze di forze magnetiche sotterranee, dovute alla vicinanza di falde acquifere, forze telluriche o radioattive, unite a quelle che provengono dalle stelle, perché’, sappiamo che pianeti, costellazioni, influiscono più’ o meno positivamente su particolari luoghi del globo. Sappiamo che molte malattie, anche ai giorni nostri, vengono curate con le radiazioni.

Queste “forze”potrebbero indurre determinati effetti estatici negli sciamani neolitici o nelle sacerdotesse nuragiche che praticavano rituali di vario genere oppure facilitare il sonno terapeutico cioè la cosiddetta incubazione.

Voglio ora entrare nel dettaglio di due rituali e siti lontani geograficamente, ma come avete potuto constatare dai precedenti articoli, trovo interessante fare questi voli pindarici, apparentemente scollegati, ma che potrebbero avere delle attinenze.

Quando ho scritto l’articolo non sapevo ancora della scomparsa di Ercole Contu, per cui spero di fare cosa gradita parlando della sua più’ grande scoperta, l’Altare Prenuragico di monte D’Accoddi. Non racconterò’ di come avvenne la scoperta, cosa che, spero, faranno in molti in questi giorni, ma vorrei mettere in risalto le particolarità e le analogie riscontrate in questo sito in relazione a un altro, coevo e molto distante, di cui parlerò’ più’ tardi.

Siamo in provincia di Sassari, inizialmente, era simile a un tell che si può’ trovare nelle pianure mesopotamiche, si presenta cosi’: un luogo sopraelevato che domina incontrastato i luoghi circostanti. Una collina artificiale, fatta, interamente, dall’uomo, il sito risale al neolitico recente, infatti e’ costellato di Domus de Janas, di betili, di menhir che io preferisco chiamare perdas fittas.

Quando venni a conoscenza della  struttura, parecchi anni fa, una costruzione tronco -piramidale preceduta da una lunga rampa (all’incirca di 41 metri, larga 7 metri nella parte iniziale e 13 mt nel lato sud), mi fece sobbalzare con la stessa reazione di uno che vede una ziqqurat a Milano, fuori contesto, la forma infatti porta, naturalmente, a pensare a questo, lo stesso Contu, disse che il paragone più’ stretto fosse legato alla ziqqurat  di Anu di Uruk, pressoché’ contemporanee, entrambe datate intorno al 3000 A.C. Solo che quella di D’Accoddi conteneva un’altra struttura simile più’ piccola ( scoperta dal Prof. Santo Tinè) che era stata inglobata  intorno al 2.700 A.C.

Questo altare più’ antico includeva in cima un tempietto( tempio rosso) che doveva avere le pareti e il pavimento dipinti di ocra rossa, luogo utilizzato per cerimonie e culti propiziatori di fertilità, come l’inizio dell’anno, agrario, altre ipotesi inerenti l’altare parlano di similitudini  con ziqqurat mesopotamiche più complesse ma più recenti, come quella di Ur con un tempio posto sulle sommità, luogo dove avvenivano le nozze tra il dio e la sacerdotessa  preposta, l’É-temen-an-ki, cioè’ “casa del fondamento del cielo e della terra”, oppure le bibliche Torre di Babele e l’altare che Javeh impose di costruire a Mosè dando precise istruzioni(utilizzando pietre rozze o terra con una rampa senza gradini per l’accesso), fino ad arrivare a paragoni con piramidi e mastabe egizie, tutte ottime ipotesi che a me, pero’, convincono poco, perlomeno come raffronto architettonico.

Il carattere simbolico della piramide a gradoni è stato chiarito da Mircea Eliade :« Il termine sumerico per indicare Ziqqurat è U-Nir (monte), che Jastrow interpreta come ‘visibile a grande distanza’. La ziqqurat era, propriamente, un ‘monte cosmico’, cioè un’immagine simbolica del Cosmo; i suoi sette piani rappresentavano i sette cieli planetari (come a Borsippa) o avevano i colori del mondo (come a Ur). »

Altri ancora parlano di luogo di osservazione astronomica, orientato verso particolari costellazioni, come hanno ipotizzato alcuni studiosi tra cui Giulio Magli che ritiene ci sia una connessione con i punti di arresto di Sole, Luna e Venere. Il tempio sarebbe stato concepito astronomicamente esattamente come le piramidi egizie, quelle Maya e il circolo megalitico di Stonehenge.

Muroni invece, definisce la simmetria del manufatto come riproducente la costellazione della croce del Sud e infine Gaspani lo vede allineato con la costellazione di Orione.

Tutte belle ipotesi, ma che rimangono tali, anche in virtù’ del fatto che il sito era stato manomesso in parte negli anni 80.

Per rimanere in tema di archeoastronomia, uno dei più’ grandi studiosi di questa disciplina, De Santillana ritiene che molti monumenti ( penso che MdA possa far parte del gruppo) racchiudano l’idea che gli antichi hanno del cosmo e lo suddivide cosi’: tre regni, il tropico del capricorno-polo sud, gli inferi, in cui ci si deve recare per recuperare le misure della nuova era

– regno dell’eclittica, la zona abitata dalle figure planetarie e dallo zodiaco, suddivisa in quattro parti a causa dei due solstizi e due equinozi, tropico del cancro-polo nord, la casa degli dei-pianeti.

 

“I tre regni sono uniti quando la galassia diventa un coluro equinoziale visibile delineando così l’età dell’oro..(era dei gemelli) sono infatti la parte di cielo compresa tra il tropico del capricorno e il polo sud,  l’eclittica o terra di mezzo, infine abbiamo la parte compresa tra il tropico del cancro e il polo nord. Ritenevano Canopo la stella fissa del cielo dalla quale la divinità’-pianeta del periodo, per esempio Saturno, Gilgamesh, Orione, devono andare per recuperare le misure alla fine di ogni era e ristabilire l’ordine, cioè’ la nuova era.

Molti miti fanno pensare che gli antichi ritenessero il polo sud come un luogo che non risentisse della precessione degli equinozi (immaginavano un cono dove il vertice era il polo sud, mentre era il polo nord a ruotare intorno al “malo occhio”(anche da da questa ipotesi possiamo capire che i riti legati a quella che noi riteniamo mera superstizione, non fossero proprio cosi’), ossia il polo dell’eclittica, invero non segnato da alcuna stella)e in particolare, come accennato prima, individuavano in canopo la stella fissa del cielo, dalla quale il pianeta/divinità’, recandosi presso essa, deve recuperare le misure alla fine di ogni era per ristabilire la nuova…”

In ogni caso l’archeologia ufficiale pensa che il monumento sia un’altare prenuragico e che il sito sia stato frequentato dal neolitico medio, che la prima struttura sia stata fatta alla fine della cultura di Ozieri o all’inizio della cultura di Filigosa, passando per Abealzu, monte Claro fino al Campaniforme e Bonannaro, in cui il sito decade.

Quindi luogo speciale proprio perchè è luogo sacro da millenni, le popolazioni che ci sono passate lo hanno ritenuto tale, una sorta di luogo unico, un opera simile non e’ presente, al momento, in tutta Europa e mediterraneo occidentale. Cosa che diversifica questo monumento da tutti gli altri, e’ proprio il fatto di essere, appunto, un unicum. Per cui il mistero si infittisce e l’accademia non si sbilancia più di tanto.

Ma perchè gli antichi abitanti prenuragici costruirono un luogo simile? Il mio compito sarà’ quello di tentare di dare qualche piccolo suggerimento, anche perché’ a me non piace ritenere i monumenti e gli oggetti ritrovati in essi come dei fossili, che bisogna limitarsi a guardare, considerandoli oggetti morti, inutili, adatti solo a musei o a turisti curiosi. Compito degli studiosi dovrebbe essere quello di rivitalizzare queste opere cercare di percepire il sentimento che mosse a erigere monumenti del genere, ricreare un legame con la gente del posto o anche del visitatore, in modo che si possa, minimamente, capire cosa provarono e percepirono, gli abitanti di allora.

Vedremo, successivamente, quale di questi suggerimenti che ora esporrò’, saranno i più’ calzanti.

Io penso, come ho già’ detto, precedentemente, per altri luoghi,  che qui si respiri, un’aria particolare, potrebbe essere, cosi’ come per Gobekli (che, tra le altre cose, significa monte dell’ombelico, cosa che, avvalora ancora di più’ le nostre ipotesi), una sorta di Santuario(tesi sostenuta anche da Contu), in cui affluivano varie genti da diverse zone dell’intera Sardegna, oppure si vuole rappresentare la montagna sacra, sede della divinità’, trampolino di lancio verso le stelle dove l’uomo potrà  comunicare con il divino o arrivare alla casa della sua prossima vita.

Attraverso un percorso che potrebbe partire dalla cima della “piramide” e arrivare alle Domus de Janas, tombe, strutture ipogeiche dove avvenivano anche dei riti, interamente scavate nel profondo della roccia o anche a particolari strutture come il lastrone trapezoidale, contemporaneo della seconda struttura piramidale appoggiato su tre pietre irregolari, con le coppelle incise sul bordo, sotto il quale vi è una specie di buca, un inghiottitoio naturale. Questo potrebbe fungere da passaggio verso il mondo sotterraneo, la madre terra, simile alle fessure di Delfi o Cuma, da cui fuoriuscivano vapori particolari utilizzati dalle sacerdotesse o, comunque, una porta che mette in comunicazione i vivi con i morti, una specie di ”munth” etrusco o “mundus” romano.