di Giorgio Valdès L’immagine panoramica è stata scattata dall’anfiteatro naturale di Montessu a Villaperuccio, avendo alle spalle la splendida e notissima necropoli a domus de janas. Sull’antistante piana di Terrazzu spiccano alcune colline che riproducono il profilo di una donna gravida (evidenziato in bianco). E’ forse questa una delle ragioni che, a quei tempi, aveva indotto le popolazioni locali a scegliere questo luogo magico per realizzarvi le proprie sepolture, proprio perché il profilo della donna partoriente rappresentava un evidente simbolo di rinascita e di rigenerazione della vita. All’orizzonte, sulla destra dell’immagine, l’isolotto del “Toro” spunta dal mare, ed è altrettanto interessante osservare come quest’animale possa considerarsi una chiara metafora della potenza sessuale e della fertilità. Non è quindi casuale se una delle domus di Montessu, posta all’estremità nord occidentale dell’anfiteatro, riporti tra le altre simbologie anche alcuni petroglifi che riproducono le corna taurine. A questa domus se ne contrappone un’altra, ubicata sul lato opposto, in cui appaiono diverse spirali simboleggianti la ciclicità della vita, insieme a un bassorilievo che, a mio personale giudizio, prelude al disegno della stele centrale di quelle tombe di giganti, la cui edificazione sarebbe avvenuta nella successiva età nuragica e che, sempre a mio giudizio, raffigura l’apparato genitale femminile (cfr. al proposito il precedente post “il pane della tradizione e la fertilità”). Le due tombe opposte conterrebbero quindi i principi sessuali maschile e femminile; ma anche la stessa planimetria ad anfiteatro di Montessu potrebbe intendersi indifferentemente come protome taurina o come grembo materno, con un profilo planimetrico simile a quello dell’esedra delle “future” Tombe dei Giganti.