La tholos forata in cima

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di Antonello Gregorini  (foto Su Nuraxi di Samatzai)

Il nostro Giorgio Valdes più volte, su queste pagine, ha esposto e documentato le ragioni che lo portano a ipotizzare che molte delle nostri torri nuragiche fossero forate in alto, in testa all’edificio.

Questa tesi, per quel poco che sò, non è ricorrente nella letturatura accademica del periodo nuragico dove la tholos è sempre vista chiusa sino all’ultimo concio il quale, peraltro, non ha funzioni di chiave e di sostegno statico.

Probabilmente, per ragioni a noi sconosciute, in molti nuraghi si preferì non chiudere ermeticamente la tholos ma lasciare un foro da cui, evidentemente, fosse utile far entrare la luce, l’aria o far uscire il fumo, in presenza di un falò al centro della camera interna.

Così sembra essere nel caso de Su Nuraxi di Samatzai, visto stamane, dove, in sommità, è evidente l’esistenza di una sorta di ghiera lapidea, di finitura del foro che chiude la tholos del secondo livello.

Il foro, così come mostrato in tanti modelli di nuraghe, era probabilmente chiuso da una cupoletta lignea.

Al terrazzo superiore di questo nuraghe si giungeva attraverso una scala il cui accesso era posto a mezza altezza della camera del secondo e ultimo livello e alla quale, verosimilmente, si arrivava tramite l’utilizzo di una scala lignea a pioli, così come in uso in tanti altri nuraghi.

A ulteriore conferma rammento di aver visto identiche ghiere a contorno del foro sommittale del Pozzo Sacro di Santa Cristina (Paulilatino)  e del pozzo posto al centro del cortile di Sa Domu Eccia di Uras, giusto per citare due dei tantissimi esempi esistenti.

A chiudere il foro, oltre la cupoletta, a seconda delle stagioni e degli utilizzi, è probabile vi fosse un grosso concio di forma circolare, esattamente analogo a quello ancora oggi esistente nel suddetto pozzo di URAS.