Lo Sciamanesimo

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di Giorgio Valdès

“A su mancu una borta in sa vida bandidi s’homini in calatzonis; solu in custu viaggiu d’gniunu ada connosci sa beridadi”. In questo scritto, tratto da una raccolta di “brebus”, compare il termine calatzònis, uno dei 23 lemmi che secondo il glottologo Salvatore Dedola (“Monoteismo precristiano in Sardegna”) si riferiscono, direttamente o indirettamente, allo sciamanesimo in Sardegna. A detta dell’autore del libro “calatzònis” è in particolare una condizione affine allo stato ipnotico con il significato di “andare in trance”.  A questo proposito egli scrive che “in Sardegna ‘andài in calatzònis’ indica ‘tout court’ l’atto di ‘sciamanesimo’”…”Pur sapendo che lo sciamanesimo è uno stato che tutte le società primitive hanno conosciuto, avendo avuto origini addirittura nel Paleolitico Superiore ed essendosi radicato dappertutto, compresa la Sardegna, non è facile ricomporre l’etimologia sarda del termine, per il quale nessuna lingua dà addentellati”.  Sempre secondo Dedola, il termine potrebbe derivare dall’accadico che presenta tre opzioni, delle quali la più congrua rimanda ad  ‘halasu’, che significa ‘mettere a dura prova’ muscoli, udito, sensibilità.

La frase in lingua sarda, sopra citata, significherebbe pertanto “almeno una volta nella vita l’uomo vada in trance; solo in questo viaggio ognuno potrà conoscere la verità”.

In merito all’argomento, Dedola richiama gli studi di Dolores Turchi, proponendo alcuni brani del suo libro “Lo Sciamanesimo in Sardegna”, da cui abbiamo estratto alcuni brani:

“La prima testimonianza dell’esistenza di una forma di sciamanesimo in Sardegna viene da un sinodo del XVII secolo il quale riferisce che vi erano degli individui ‘per lo più malati di qualche accidente’, i quali affermavano di essere stati in cielo o all’inferno e di aver visto persone sia defunte che viventi…

”Numerose sono le leggende sarde che presentano caratteristiche tipicamente sciamaniche: alcune riguardano lo smembramento e la resurrezione delle proprie ossa, altre la metamorfosi in animale, altre ancora riferiscono il volo magico effettuato in trance che alcuni giovani intraprendono alla ricerca di una donna-spirito che avevano catturato impossessandosi delle sue vesti e che poi era scomparsa perché non avevano rispettato il tabù imposto. Da quel momento iniziano le peregrinazioni per la sua ricerca. Solo dopo aver superato i confini della terra ed essersi spinto nel soprannaturale, previa mutilazione del proprio corpo, il giovane riuscirà a raggiungere la donna-spirito, ossia la sposa celeste che lo aiuterà nel suo compito…

” Queste informazioni le troviamo sotto forma di miti e di leggende, ubicate in località precise, col passate nell’immaginario collettivo perché ormai non se ne comprendeva più il significato recondito. Quella che invece è rimasta sempre viva fino ai primi decenni del Novecento è la grande commistione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Non c’è persona d’età avanzata, specie se vissuta nell’ambito del mondo agro-pastorale, che non abbia udito da giovane numerosissimi racconti, quasi sempre dati per veri, dove si parla di incontri con le anime dei defunti, di processioni di morti visti durante la notte, tra cui c’è sempre l’anima di qualche persona vivente.

“Esiste un racconto che tutti danno per vero e che, con piccole varianti, viene narrato in diversi paesi dell’isola. Tutti ne parlano come se si trattasse di un avvenimento abbastanza vicino nel tempo, vissuto in prima persona dal nonno del tale o del talaltro individuo, di cui si fa persino il nome”…

”Sembrerebbe di essere di fronte a un archetipo che si ripete da una generazione all’altra, e pertanto ogni generazione lo fa proprio e lo situa nel suo territorio. E’ evidente che si tratta di narrazioni antichissime, a fondo sciamanico, in cui lo sciamano viene a conoscenza della prossima morte di un familiare, perché vede lo spirito danzare con i morti. Secondo la tradizione popolare si credeva infatti che lo spirito di un individuo, un anno prima di morire, si unisse alle anime dei defunti e danzasse con loro. Credenza precristiana, che con l’avvento del cristianesimo è stata così modificata: un anno prima della morte lo spirito di un individuo si unisce alla processione dei morti per fare penitenza. Ma la versione primitiva non è scomparsa, ha proceduto di pari passo con la nuova interpretazione giungendo fino ai nostri giorni. Quando si tratta di

donne questi incontri avvengono quasi sempre dentro le chiese, mentre per gli uomini possono anche avvenire in una radura dove non cresce mai erba.

“ In molti di questi episodi si narra che il protagonista, a causa della paura, viene assalito da una violenta febbre o da una grave crisi che lo tiene a lungo tra la vita e la morte. E questo in parte corrisponde alla prova che l’aspirante sciamano deve superare nell’incontro con gli spiriti…

“Questa commistione tra il mondo dei vivi  e quello dei morti è rimasta assai viva nell’anima popolare essendo data da un radicato animismo che faceva parte dell’essenza stessa della vita sarda. La morte non era esorcizzata come oggi, con essa si conviveva e agli spiriti dei defunti si domandavano segni particolari, visioni che aiutassero a risolvere gli assillanti problemi della vita. In ogni paese c’erano delle donne che con misteriose ‘orazioni’, fatte con un piede dentro la soglia della propria abitazione e l’altro fuori, stavano ad osservare chi passava, cosa si diceva, verso quale direzione un individuo si avviava. Mettendo insieme tanti ‘segni’ traevano i loro pronostici…

“Queste persone affermavano, secondo la testimonianza di molti, che gli spiriti talvolta le portavano verso luoghi lontani. Certamente non conoscevano il termine ‘sciamanesimo’, che in Sardegna doveva essere chiamato ‘andare in calazonis’, come afferma il sinodo citato, ma sicuramente dovevano essere a conoscenza della trance sciamanica, se parlavano di voli estatici e d’incontri con spiriti di persone vive e morte. Tali persone possedevano anche capacità terapeutiche che abbinavano alla visione degli spiriti e avevano una profonda conoscenza delle erbe medicinali e di quelle psicotrope”.