di Giorgio Valdès
Nell’estate del 2005, i quotidiani locali si erano interessati ai rinvenimenti delle statue e di altri manufatti in localtà Monte ‘e Prama, e del loro successivo restauro. In particolare “Il Sardegna”, dopo aver intervistato gli “addetti ai lavori”, aveva proposto ai suoi lettori alcuni articoli particolarmente interessanti, anche per le polemiche suscitate e che, a distanza di dieci anni, non paiono essersi ancora sopite. Nel precedente post si è riportato uno degli articoli in parola e oggi e di seguito ne proporremo alcuni altri, considerato l’interesse crescente originato dalla rilevanza delle scoperte e dalla constatazione che il Sinis, con la ripresa dei lavori di scavo, sicuramente ci regalerà altre straordinarie sorprese.
Così scriveva Marco Mostallino sul “Sardegna” del 21 giugno 2005:
“Questi eroi sono ignoti perché a loro è mancato un Omero”, racconta il sovrintendente archeologico di Sassari Francesco Nicosia. Ignoti ma imponenti: sono 28, forse 30 o 31 guerrieri, arcieri, lottatori e pugili alti più di due metri risalenti all’Ottavo o Settimo secolo avanti Cristo, scoperti nel 1974 a Monti Prama, nel Sinis, e abbandonati per 31 anni nel buio e nella polvere del museo di Cagliari. Uno scavo straordinario, il più importante ritrovamento di statue in pietra (calcarenite, un tipo di arenaria) tenuto nascosto forse per liti fra studiosi, forse per non stravolgere quelle teorie che vogliono gli antichi sardi quasi nani, poco avvezzi alla guerra e all’arte raffinata al di fuori del bronzetto. Oggi però questo patrimonio con pochissimi paragoni nell’intera Europa, nel Medio Oriente e nel Nord Africa, è finalmente al Centro di restauro di Li Punti, affidato alla Sovrintendenza. “Fra un anno e mezzo le statue saranno pronte per l’esposiziome” spiega Nicosia. Intanto i tecnici di Li Punti lavorano attorno al migliaio di pezzi –enormi- nel quale è frammentato l’esercito di pietra, che sembra difendesse un’area sacra costiera (“si ergevano tra cielo e mare”, dice Nicosia) dalle invasioni di popoli stranieri. Le teste sono alte 50/60 centimetri. I busti hanno proporzioni di colossi, i piedi posati sui basamenti misurano 50/52 di taglia. Poi gli archi e le decorazioni: i guerrieri portano le trecce alla maniera celtica o germanica e hanno gli occhi come dischi solari. Il tesoro è stato finora negato ai cittadini: vent’anni fa qualche frammento indistinguibile è stato esposto a Cagliari, ma senza spiegare di che si trattava. Quando il restauro sarà concluso la Sardegna avrà in mano una risorsa unica nel Mediterraneo, capace di tener testa all’arte espressa da popoli ben più famosi. Un esercito di pietra con molti misteri: chi l’ha costruito? A quale scopo? E, come domanda Nicosia, “contro chi scagliavano le frecce questi arcieri?”.
L’immagine è ripresa dalla prima pagina del quotidiano.