L’Isola della Creazione

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di Giorgio Valdès Nel suo libro “Atlantide Sardegna”, Paolo Valente Poddighe riporta una citazione tratta dai testi incisi sulle pareti del tempio egizio di Edfu in cui si legge: “l’isola della creazione era il luogo mitico ove ebbero origine l’Egitto e i suoi abitanti. Si credeva che quest’isola fosse sorta dalle acque del caos al tempo della Creazione del mondo e che fosse diventata la prima dimora degli Dei e degli uomini. Si credeva anche che ogni tempio fosse la riproduzione di quest’isola, come luogo di riposo della divinità locale. Molte caratteristiche architettoniche dei templi rappresentano un tentativo di ricreare la fisionomia dell’isola”. Antonio Bonifacio, specialista in Storia delle antiche religioni, osserva a sua volta che “il mito più antico della storia egizia, indelebilmente inciso nelle sacre pietre del tempio di Edfu, riguarda proprio le fasi originarie di quella nazione, quello cioè che accadde prima del 3000 a.C., antecedentemente al grande legislatore primordiale Menes: prima del ‘diluvio’ quindi ”. Bonifacio richiama inoltre il grande egittologo E.A.Wallis Budge, il quale osservava come le prime dinastie egizie fossero formate da elementi di una razza o cultura venuta dall’Occidente, i cosiddetti “compagni di Horo” (Horo Harakhty), che recavano il segno del primo degli abitanti della terra d’occidente, cioè di Osiride. Questo personaggio mitico viene considerato eterno nei Campi di Yalu, nella terra del “sacro Amenti” (1), vivente oltre le “acque della morte” localizzata nel lontano Occidente: complesso di idee e dichiarazioni che non può evocare altro che una terra insulare. Del resto, prosegue Bonifacio “il rito funerario egizio esordiva con la formula rituale <<A occidente>>, e comprendeva un attraversamento delle acque. Nel corteo di questa cerimonia si portava la Sacra Arca del Sole, nuovo significativo riferimento alla tradizione di arche, cestelli a panieri bitumati connessi al diluvio. E quest’arca, non per niente, è detta dei salvati dalle acque….il ricordo della traversata delle origini è ben presente nella tradizione egizia, che conosce la venuta delle prime dinastie, quelle dei re stellari, da Occidente, dopo aver traversato le acque della morte….. Il paese posto a Occidente dell’Egitto assume i connotati del luogo superiore occultatosi e resosi pertanto invisibile e irraggiungibile con mezzi normali. Fu la barca a far da mezzo, insieme reale e simbolico, a questa restaurazione del regno originario, compiendo il suo percorso a ritroso per ritornare nella terra dei morti che per l’Egitto assunse i connotati della Terra dei Viventi…. In questa nostalgia per l’Occidente sta la saldatura con il mito (realtà in senso superiore) atlantideo”. Concetti ribaditi dal ricercatore Paolo Baratono il quale afferma che “Nei primi testi egizi, i celebri Testi delle Piramidi, emerge ossessivamente la menzione dell’Orizzonte dell’Occidente” e a questo proposito lo studioso evidenzia un passo assai significativo presente in questi remoti testi quando il dio supremo afferma “io ho fatto grande l’inondazione, io ho fatto che i loro cuori cessassero di dimenticare l’occidente”: esplicita dichiarazione della realtà del disastro “atlantideo”. Difficile pensare che questo continuo richiamo a una remota terra insulare fosse un semplice frutto della fantasia o alludesse invece a un luogo reale situato a Ovest. Questo punto cardinale (simboleggiato da una piuma), per dirla con la celebre egittologa Betrò “era la regione dove i morti erano seppelliti per rinascere e raggiungere la vita eterna e i testi egiziani lo chiamano il bell’Occidente”. Per concludere, se quest’isola sacra posta nel mare del tramonto, dove il carro del sole terminava ogni giorno il suo percorso lungo la volta liquida del cielo, è effettivamente esistita, mi permetto di proporre la candidatura della Sardegna, a costo di apparire ancora una volta sardocentrico. Mi conforta al proposito il parere di Camillo Cinalli, Accademico per le Scienze e le Arti, il quale scriveva che “il mondo nuragico era altamente civile e deve aver avuto una grande influenza sui popoli venuti alla ribalta della storia nell’ambito dell’area mediterranea. L’ipotesi che la Sardegna fosse l’Isola Sacra dell’antichità, trova riscontro in più direzioni d’indagine e si connette con altre interessantissime ipotesi di storia della scienza”.

(1) L’Amenti era il mondo dell’aldilà e il suo nome deriva da quello del dio creatore Amon. La forma femminile o paredra del dio Amon/Min era Imentet, dea della terra di Occidente, che in egizio era chiamata Amenti e aveva il significato di “terra nascosta”, cioè dell’oltretomba.

Nell’immagine: la statuetta lignea di Anubi (a sinistra), rinvenuta a Bidonì nei pressi del lago Omodeo. Anubi, divinità cinocefala del pantheon egizio, accompagnava le anime dei defunti verso i campi di Yalu, nella sacra terra dell’Amenti. La scritta geroglifica che appare sulla statuetta e che ho riprodotto più in basso, dovrebbe significare (perdonate la traduzione da dilettante) “ io stesso conduco a Occidente”.