Nella bellissima foto del caro amico Antonello Cocco di Guspini, un enorme cervo, sorpreso durante la stagione degli amori dal paziente fotografo sardo, si erge su una roccia, nello splendido scenario del magico bosco di Montevecchio, nei pressi dell’ex villaggio minerario, e si esibisce nella sua principale specialità : il bramito! (mlqrt r)
Il giacimento di Montevecchio era conosciuto sin dai tempi della civiltà nuragica, come testimoniano due protonuraghi esistenti nella zona e riconducibili al 1.600 a.C. Possiamo dire che i primi minatori siano stati gli uomini del neolitico recente(2.700 a.C.) i quali, in realtà, non scavavano ma si limitavano a cercare in superficie certe pietre duttili, come l’ ossidiana (roccia vetrosa di origine vulcanica) oppure il granito o il quarzo con cui fabbricare attrezzi per cacciare o per difendersi dai nemici. Durante la buona stagione di quell’ epoca, essi lavoravano "sotto la roccia", cioè mettevano bottega in anfratti terrazzati, laddove la roccia era più ricca di minerale da coltivare e trasformare. Reperti antichissimi di tale periodo, raffigurano lance, frecce, ma anche oggetti ornamentali si possono ammirare nel museo archeologico di Cagliari. All’ epoca del bronzo recente (1.200-900 a.C.)sembra invece imputabile "il più antico caso d’infortunio conosciuto nella storia drammatica della Sardegna" (Lilliu). Erano i resti di un minatore rinvenuti sotto un masso franato vicino alla Miniera di Funtana Raminosa. Fu l’ uomo nuragico a scoprire i metalli e a sperimentare che fondendo il rame con lo stagno si poteva ottenere il bronzo, assai più prezioso e di grande effetto, buono per oggetti ornamentali e addirittura per adorare le divinità. *
*= http://web.tiscalinet.it/ilmiopaese/lastoriadimontevecchio.htm