Minoici e Micenei in Sardegna

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di Giorgio Valdès Louis Godart è un archeologo nato in Belgio nel 1945 e quindi naturalizzato italiano, che sicuramente può vantare un curriculum di tutto rispetto che rendono altrettanto attendibili le sue considerazioni. E’ stato professore incaricato e quindi ordinario e straordinario di filologia micenea presso l’Università di Napoli, consulente del Presidente della Repubblica italiana per la Conservazione del patrimonio artistico della Nazione, Accademico dei Lincei ed Accademico di Francia. In merito alla presenza minoica e micenea nel Mediterraneo occidentale, nel 2002 ha espresso un suo qualificato punto di vista su “Il Giornale dell’Arte”, a commento del libro di Frau “Le Colonne d’Ercole”. Libro che come noto ha innescato numerose polemiche, mai sopite, e che anzi hanno alimentato un ampio dibattito, ancora in corso. A parte queste ultime considerazioni, sulle quali non è opportuno addentrarsi perché esulano dall’argomento del post, in merito alla presenza minoica e micenea nel nostro mare e per converso nella nostra regione, si può dire che la scienza non si è ancora espressa in maniera univoca, con discordanze spesso sostanziali tra le differenti opinioni. Non può comunque disconoscersi, in materia, la competenza e l’autorevolezza di Louis Godart ed è quindi interessante quanto egli aveva scritto al proposito. Dalla sua pubblicazione abbiamo estratto la parte più significativa, riportata qui di seguito: “…Da anni si parla, anche a sproposito, della “colonizzazione minoica e micenea” nei mari del Mediterraneo occidentale. Sono stati spesi fiumi d’inchiostro sulle presenze micenee nelle isole Eolie, nel Lazio, in Campania, in Sardegna e persino in Spagna. Effettivamente in quelle zone sono state trovate delle ceramiche e anche alcuni reperti che provengono senza dubbio dagli ambienti egei. È quindi chiaro che durante la seconda metà del II millennio a.C., alcuni commercianti legati agli stati egei del Mediterraneo orientale hanno, in qualche modo, frequentato i litorali del Tirreno e la stessa isola di Sardegna. Queste constatazioni potrebbero portarci a respingere l’ipotesi di Frau, considerando che il Mediterraneo occidentale era davvero frequentato dai Greci sin dall’alba della storia. Ora dallo studio delle migliaia di tavolette in lineare B, la scrittura dei Greci micenei decifrata da Michael Ventris nel 1952, e dall’analisi dei testi orientali, in particolare egizi, emergono alcuni elementi interessanti. Prima di tutto non esiste, negli elenchi in nostro possesso, alcun nome di località che si possa riferire, con un minimo grado di credibilità, a un toponimo situato a occidente del canale di Sicilia. Il maldestro tentativo, fatto da alcuni, di considerare che la località di Metapa potesse evocare Metaponto, è naufragato quando un semplice approccio filologico ha potuto determinare che la città in questione era un semplice borgo della Messenia micenea nel Peloponneso. In secondo luogo va ricordato che, anche se esistono dei reperti egei a ovest del canale di Sicilia, non vi è la minima traccia di un insediamento minoico o miceneo nei territorio del Mediterraneo occidentale. In terzo luogo, alla luce dei documenti orientali e anche dei testi egizi, appare incontestabile che il commercio palaziale, minoico prima e miceneo poi, si svolgeva esclusivamente nel Mediterraneo orientale. Dopo la conquista della Palestina da parte delle armate dei grandi faraoni della XVIII dinastia, gli stati egei sono diventati gli interlocutori privilegiati della potenza faraonica e hanno provveduto a convogliare, dalla costa siro-palestinese verso la valle del Nilo, le merci che approdavano nei porti siriani. Da questo panorama emerge con chiarezza che l’Occidente mediterraneo era totalmente estraneo alla penetrazione palaziale egea. Sono soltanto alcuni spauriti e poveri mercanti ad aver, nella migliore delle ipotesi, varcato il canale di Sicilia per proporre su mercati altrettanto poveri prodotti di provenienza minoica o micenea. Per le popolazioni egee dell’età del Bronzo non vi è quindi alcun dubbio che la strozzatura fra Sicilia, Malta, Libia e Tunisia dividesse il Mediterraneo in due. Gli interessi politici ed economici degli Egei erano tutti concentrati nel Mediterraneo orientale. L’Ovest era terra povera e ignota, culturalmente arretrata, estranea alla grande espansione che aveva già portato, a partire dal XVI secolo a.C., sulle coste dell’Asia Minore, come a Mileto, i primi coloni greci…”