Modelli di sviluppo. Il coraggio di essere conseguenti

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di Antonello Gregorini Ieri abbiamo pubblicato un post che richiama un’intervista a Luigi Zingales, economista di fama mondiale, che ribadisce l’importanza mediatica dei ritrovamenti di Monte ‘e Prama, dimenticando tutto il pre-nuragico e nuragico (ma non è certamente colpa sua), per la costruzione di un modello di sviluppo che ruoti attorno a un’immagine dell’Isola di Sardegna come luogo di eccezionale importanza nell’antico Mediterraneo, ma anche di cerniera dell’agroindustria e dell’artigianato. Quando parlo con la le persone spesso mi espongono la stessa idea, dicendo che loro è da anni che vivono con questa convinzione e che, sempre da anni, la espongono ai loro sindaci o assessori del comune in cui vivono. Analogamente sento i discorsi di politici, amministratori e burocrati che predicano lo stesso verbo. Tutti d’accordo con Zingales quindi, ma anche con il “populista eversore” (la dizione non è mia e non lo penso) Grillo che quando venne a predicare sull’Isola ci disse : “Sardi, cosa aspettate a riprendervi la Sardegna”. Di tutte queste chiacchiere però ben poco resta se non il “cosa aspettate, cosa aspettiamo”. Aspettiamo Godot che ci porti qualche soluzione e qualche miracolo. Ma non ci vuole un genio per capire che queste sono opportunità irripetibili. Eppure, se date uno sguardo al recente Programma Regionale di Sviluppo, in mezzo ad un’infinità di banalità si accenna solo in una riga ai ritrovamenti di Cabras accomunati alla valorizzazione di Tuvixeddu e di Villa Laura (sig!). Al pre nuragico e nuragico neanche un cenno. Dove possiamo andare in questo modo?  Apprendiamo però che il futuro sarà fatto di centrali di produzione energetica: Biomasse di cardi al nord; biomasse eucaliptus al sud; biomasse al centro (Ottana) e adesso biomasse nel Sulcis (notizia di ieri) … ma non è detto che saranno prodotte in loco. Quindi Sardegna come piattaforma di trasformazione di biomasse ma anche di energia da TAR (Sarroch), risultante dalla lavorazione del petrolio altrui con NH4 nell’aria in enormi quantità (Sarlux); o di trasformazione delle risulte delle acciaierie di mezzo Mediterraneo (Portovesme). Le nostre risorse però, quelle indicate da tutti gli altri autorevoli commentatori,  non riusciamo a metterle in filiera economica. E’ un nostro limite e occorre prenderne atto senza parlarci addosso, lamentandoci! Non riusciamo ad essere conseguenti, a sviluppare un progetto fondato sulle nostre continue ma lamentose evocazioni della nostra grandeur. Ben ci sta, allora, ciò che abbiamo!

Aspettiamo Godot, che non arriverà mai comunque prima della fine!  ,