di Antonello Gregorini
Sa Mandra è Sa Giua è un importante nuraghe complesso situato nel cuore del quartiere San Nicola in Ozieri. Stamane, nell’aggiornare il geoportale con alcune foto estratte da internet (https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=768708346541225&id=506410149437714), ho anche postato l’aggiornamento sulla pagina facebook Nurnet. Il Signor Peppino Carrone, dopo aver letto e visto le foto ci ha scritto un messaggio segnalando il fatto che le condizioni del nuraghe non sono certamente quelle delle foto pubblicate, risalenti alla fase post scavo. Pubblichiamo qui le foto della attuale triste condizione di questo edificio di 3500 anni fa, monumento interno a un abitato urbano, teoricamente quindi parco e quindi, sempre teoricamente, mantenibile pulito con dei normali servizi di igiene urbana .
Le foto del signor Peppino, così come lui le ha commentate, valgano come metafora per l’intera Sardegna e valgano per sostenere la tesi, di Nurnet, che “NON BASTA “SCAVARE”. Si apprende infatti saranno stanziati dei fondi per “scavare” (così sostanzialmente è detto nell’articolo dell’Unione Sarda on line: http://www.unionesarda.it/articolo/politica_italiana/2014/12/09/archeologia_piano_straordinario_di_scavi_la_giunta_stanzia_tre_mi-1-399784.html. Il progetto Nurnet, a mio avviso, parte dall’assunto che ciò non sia sufficiente per ché gli scavi devono essere pubblicati ma, soprattutto, comunicati. Se non troviamo il modo per far sapere che quest’isola di Sardegna era centrale prima dei fenici, cartaginesi e romani, e che la sua archeologia, unita al paesaggio ha qualcosa di magico da offrire al visitatore; se non costruiamo degli itinerari e degli strumenti di supporto: l’infrastruttura; se a questa infrastruttura non colleghiamo, come in un protocollo funzionale, tutto ciò che può essere offerto per l’accoglienza e l’oggettistica a essa collegata, saremo sempre punto e a capo e gli investimenti non renderanno mai quanto auspicato. Ricollegando tutto, in conclusione, lo stato dei monumenti della Sardegna è di forte degrado e abbandono. Le risorse per manutenerli possono arrivare solo da un processo articolato di valorizzazione del loro insieme e poi, successivamente dei singoli. Di scavi ne sono stati fatti più che a sufficienza e, spesso, sono serviti a generare situazioni analoghe a quelle qui viste. L’appello che ci sentiamo di rivolgere alla Regione è appunto questo: Non serve scavare senza un Piano di marketing che riguardi la CIVILTA’ SARDA.
Chi avrà il coraggio di aggiornare il geoportale con le foto della reale condizione del monumento, con il rischio che possano essere viste da un potenziale turista visitatore, appassionato, futuro disgustato?