Oggi ci piace ricordare che, quando il 23 dicembre 2014 gli scavi a Mont’e Prama furono dichiarati chiusi e il sito, sostanzialmente abbandonato, sarebbe risultato aperto e alla mercé di chiunque, un cittadino sardo, Elis, decise di installarsi con il suo furgone e il suo cane a presidio del sito. Nurnet lo supportò immediatamente e, a seguire, fu la festa di una moltitudine di persone che parteciparono al presidio e alla sua tenuta sino all’epifania del 2015. La manifestazione fece molto clamore mediatico. Allora, con un manifesto affidato alla stampa, prospettammo:
“Il futuro del sito di Mont’e Prama vogliamo sia trattato da una classe dirigente capace di trarne il massimo profitto per tutta la Sardegna in termini di cultura, lavoro, visibilità. Serve managerialità e fantasia, velocità nell’agire. Caratteristiche in generale non appartenenti alla pubblica amministrazione e al sistema che ci governa.
Noi, per esempio, vedremmo bene una piccola e moderna installazione, amovibile, realizzata con tecniche di bioarchitettura, frutto di una gara internazionale che ceda a un privato la concessione a poter gestire un moderno museo virtuale. Pensiamo a una sala dove proiettare le ricostruzioni di ciò che potevano essere il Sinis e Mont’e Prama in epoca nuragica. Che faccia sognare e non annoiare, disegnata da artisti e sceneggiata da un poeta, interpretata da attori e non lasciata ai soli laureati in lettere antiche.
Si ricostruisca il viale dei Giganti Nuragici di Mont’e Prama! Il sito è stato spogliato per musealizzare tutti i reperti, che nel museo avranno nuova vita e affascineranno certamente i tanti visitatori; ma i nuragici vollero che le figure di diverse decine dei giganti dominassero questa valle del Sinis e questa situazione noi abbiamo il dovere di ricostruirla!
Non c’è ragione perché ciò non si faccia! Una trentina di statue possono essere ricostruite intere e integre, come al momento della loro realizzazione, a immagine simile a quelle originali, ma senza le menomazioni di queste; potranno essere costruite da nostri abili artigiani, in pietra naturale o in altre modalità e con altri materiali che la tecnologia ci pone a disposizione; le statue potranno essere sistemate secondo l’allineamento originario più probabile, in modo che tutto il mondo possa ammirare sul sito originario, le figure di questo imponente schieramento dell’Antica Civiltà Sarda che domina la valle di Mont’e Prama: i visitatori ammireranno con moltiplicato interesse gli originali custoditi nei Musei associandoli alle suggestioni del sito.
Per fare questo, occorrerà muovere la sensibilità del comune di Cabras, della Provincia di Oristano, della Regione Sardegna, della Soprintendenza e del Ministero; Ci saranno tanti comuni pronti a costruire a propria cure e spese un gigante, secondo gli standards fissati, da offrire al comune di Cabras e da sistemare nel sito. Il sito, arricchito dai sevizi primari di accoglienza turistica sistemati in posizione defilata, sarà protetto, custodito e dotato di guide qualificate; in ogni caso lo schieramento delle statue dovrà risultare sempre ben visibile e ammirabile dalla strada principale e dall’intorno, anche quando la struttura risultasse chiusa. L’archeologia, così come la Conoscenza è di tutti e deve essere trattata per il beneficio pubblico per la sua massima divulgazione in un continuo processo auto poietico di intelligenza collettiva, esattamente così come a noi sembra di aver strutturato il progetto di Nurnet.”
Ci piace ricordare tutto questo, oggi, perché è di venerdì scorso la pubblicazione del bando per il progetto di organizzazione del sito Mont’e Prama (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid02mkjaAy9mA3ayEq6rbfRz8jqs9buLAXmPSdFgD2U3eU66egEmDx2F4Z1VqgXUHu3Kl&id=506410149437714).
Obiettivo generale del bando è la Costituzione del sito archeologico di Mont’e Prama e dei servizi infrastrutturali connessi, al fine di creare un nuovo fondamentale nodo del percorso di fruizione dei beni culturali del Sinis e un cantiere pluriennale di ricerche archeologiche, un grande laboratorio della ricerca archeologica del prossimo decennio che potrà coinvolgere programmi di scavo con le Università regionali, nazionali e internazionali. L’Intervento generale prevede un corpo di azioni di intervento volte alla perimetrazione e messa in sicurezza del sito, alla predisposizione di tutti gli elementi necessari alla fruizione pubblica del sito archeologico.
In particolare saranno previste le opere e le strutture necessarie alla realizzazione dei servizi gestionali e manutentivi del sito nonché i locali tecnici e funzionali per attività di scavo e deposito temporaneo di cantiere.
Nel quadro degli interventi di investimento anche una operazione di restauro e ricostruzione dello scenario del complesso monumentale e paesaggistico del sito antico.”
A nostro avviso, è lecito sostenere che quel Movimento dal basso (del presidio 2014-2015 a Mont’e Prama) abbia per buona parte generato ciò che oggi viene prodotto in chiave istituzionale: importanti finanziamenti pubblici per la valorizzazione non solo del sito archeologico specifico, ma di tutto il Sinis; altri importanti finanziamenti per i progetti di nomina a Patrimonio dell’Umanità dei siti della Preistoria e, ancora, dei siti della Protostoria cosiddetta Nuragica.
Come spesso avviene nella Storia, chi fa politica dal basso e protesta viene giudicato disturbare e viene ostracizzato. Così è stato anche per altre vicende riguardo ad altri siti.
Una per tutte, la Domus de Janas di Sa Pala Larga, a Bonorva. Anche in quell’occasione fu Nurnet a segnalare lo stato di totale abbandono e degrado seguito agli scavi archeologici della Soprintendenza. Oggi la Domus è restaurata al meglio e, come spesso è avvenuto, alla festa con visita guidata all’interno della splendida Domus (tenuta altrimenti chiusa, per sicurezza) nella lista degli invitati sono mancati quelli che generarono l’azione di restauro, in relazione di causa effetto; punto. A cominciare dallo scopritore delle Domus, il bonorvese Enrico Contini.
Analogamente, a Mont’e Prama sono totalmente oscurate le figure dell’agricoltore “scopritore” Sisinnio Poddi, del soprintendente restauratore Francesco Nicosia, del geofisico promotore e segnalatore delle anomalie sotterranee Gaetano Ranieri.
Ci auguriamo che le nostre proteste e l’esposto, recente (al C.C. del Nucleo Tutela del Patrimonio), per lo stato di abbandono del Dolmen di Sa Covacada, in Mores, possano sortire gli stessi effetti dei precedenti di Mont’e Prama e Sa Pala Larga.
E così per le migliaia di siti preistorici della Sardegna oggi giacenti in uno stato di manutenzione indecoroso e, per certi aspetti, illegale. Chi ha potere utilizza, per sviluppare le proprie azioni, chi è affidabile in termini di subordinazione.
Noi, poco subordinati, siamo comunque contenti di questi risultati; e, visto il relativo successo delle proteste, continueremo a esercitare questo ruolo di controllo (diciamo così: di rompiballe) che la storia e il carattere ci hanno assegnato.
Antonello Gregorini