di Giorgio Valdès Ho rinvenuto, tra i vecchi ritagli di giornale, un articolo a firma Gianvalerio Sulas, pubblicato dal settimanale Oggi nell’Ottobre 2007 (se non vado errando) che si riferiva alle “statue di Monte Prama”. Trattandosi di un argomento ritornato prepotentemente in auge, grazie soprattutto agli ultimi ritrovamenti ed alle continue sorprese e che il sito ci riserva e sicuramente ci riserverà ancora per molti anni, ho ritenuto interessante riproporne alcuni brani. E’ soprattutto il professor Santoni a controbattere ad uno spunto di discussione che l’articolista così espone: “ Sembra proprio una tipica storia all’italiana nella quale burocrazia, invidia, incuria, lotta di potere prevalgono sulla valorizzazione degli inestimabili tesori che abbiamo ereditato da millenni di storia e civiltà”. “Questa non è la verità”, rivela ad Oggi Vincenzo Santoni, da 20 anni soprintendente a Cagliari, “tutti sapevano di questa scoperta e tutti conoscevano l’esistenza e l’enorme importanza di queste statue. Non sono mai state nascoste. Ci sono diverse pubblicazioni che lo testimoniano. I guerrieri di Monti Prama sono sempre stati nel cuore e nel cervello degli archeologi. Certo, forse il grande pubblico è rimasto all’oscuro. Non hanno avuto la pubblicità dei Bronzi di Riace, ma il problema è un altro” aggiunge il professor Santoni, “Cagliari non dispone di un istituto di restauro. Nella nostra sede quindi questo lavoro non si poteva portare a termine. E non lo si è potuto fare anche perché per trent’anni non ci sono state le risorse per restaurare e portare all’antico splendore questi guerrieri. Ecco la verità e voglio aggiungere anche che diversi importanti frammenti sono esposti al pubblico nel nostro museo. Quindi non c’è un archeo-giallo, non ci sono enigmi o misteri. Forse si vuole delegittimare questo ufficio perché il problema è un altro. Perché lo studio e l’analisi, quando si saranno completati, di queste gigantesche statue ci costringeranno a spostare le lancette del tempo indietro di alcuni secoli. Certi studiosi infatti sostengono che sono del IX-VIII secolo a.C. Io sono convinto invece che la bronzistica figurata e le statue di questi guerrieri risalgano al X-XI secolo. La civiltà nuragica, che non conosceva la scrittura ma ci ha lasciato solo segni grafici, che non adorava alcun dio ma celebrava riti collegati al culto della madre-terra e dell’acqua (lo confermano i templi a pozzo), deve essere rivisitata e riscritta”. In un altro passo l’articolista osserva che “Giovanni Lilliu datò quelle statue tra il IX e l’VIII secolo a.C., mentre l’archeologo Carlo Tronchetti le sposta più verso di noi: VIII-VII secolo a.C. Di parere opposto, come abbiamo visto, il soprintendente di Cagliari, Vincenzo Santoni, che parla del X-XI secolo a.C. Una tesi, quella del soprintendente che sembra essere confermata dalla scoperta di altri reperti: uno scaraboide in osso molto simile a quello degli egiziani databili al XVIII secolo a.C. L’analisi di questo reperto, custodito al museo di Cagliari, consentirà probabilmente di fare luce su alcuni misteri che avvolgono l’ultima fase della civiltà nuragica. Ma sono le statue che dovranno fare luce nel grande buco nero dell’estinzione di questa civiltà in concomitanza con lo sbarco dei Fenici e dei Punici. ”Eroi ignoti solo perché a loro è mancato un Omero che ne cantasse le gesta” come li definisce con una certa enfasi il professor Nicosia, “un esercito si ergeva tra cielo e mare per difendere un’area sacra costiera dalle invasioni di popoli stranieri”. Statue gigantesche alte più di due metri, con busti che hanno le proporzioni di colossi, braccia enormi, piedi lunghi 50-52 centimetri, capelli a treccia come i Celti o certe popolazioni germaniche, occhi come dischi solari e sul capo corna puntate verso il nemico. “Erano già degli attori 3000 anni fa” sottolinea Vincenzo Santoni, “è evidente che l’aspetto di questi guerrieri doveva terrorizzare il nemico prima ancora che cominciasse la battaglia. Certo, quelli con il naso enorme e la bocca ridotta a una stretta fessura incutono paura. Ma al di là di queste sensazioni ci dicono soprattutto che prima dell’arrivo dei Fenici la civiltà nuragica aveva raggiunto livelli che ritroviamo in molte altre aree del Mediterraneo ben più famose. Fra due anni, quando sarà completato il restauro, molti dei misteri che avvolgono questo esercito di pietra sono destinati a cadere. Chi li ha costruiti? A quale scopo? Contro chi scagliavano le loro frecce?”. Questo si legge nell’articolo pubblicato nel 2007 sul settimanale Oggi. I restauri sono completati o quanto meno sono a buon punto ma intanto il mistero dei guerrieri di Monti Prama continua ad essere sempre più mistero.
Foto di Nicola Castangia