Nuragici ed Etruschi

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di Giorgio Valdès

Nel settembre dello scorso anno è stato come noto rinvenuto, a Monte ‘e Prama,  un altro “pugilatore” che ha infoltito la già copiosa serie di statue provenienti da questa collina del Sinis e conservate nei musei di Cabras e di Cagliari. La scultura ha tra l’altro rialimentato il dibattito si rapporti esistenti tra i Sardi nuragici e gli Etruschi, attesa la sua somiglianza con un bronzetto rinvenuto nella così detta “tomba dei bronzetti sardi” della necropoli etrusca di Cavalupo (territorio dell’antica Vulci), la cui datazione si fa risalire al IX secolo a.C.  E’ altrettanto nota la grande quantità di reperti, riferibili alla Sardegna, trovati in Etruria e a questo proposito è interessante riportare alcuni brani del capitolo riferito alle “connessioni religiose tra i Nuragici e gli Etruschi”, tratto dal libro di Massimo Pittau “Storia dei Sardi Nuragici” (non si riportano le note, per brevità di esposizione, e di questo chiediamo scusa al professor Pittau):

Globalmente sono state rinvenute in Etruria circa 20 navicelle di tipo nuragico, in bronzo oppure in terracotta, e questo numero, rispetto al totale generale di circa 70 che si conoscono, è già un fatto assai degno di nota. Dal ritrovamento di tutte queste “navicelle nuragiche” in tombe etrusche non si è sino al presente tratta una logica e necessaria conclusione. Finora esse sono state interpretate come semplici oggetti di lusso di provenienza commerciale, deposti nelle tombe come corredo funebre; senonché  questa tesi si deve respingere con decisione: “siccome quelle navicelle nuragiche non erano affatto semplici oggetti di lusso, ma avevano dietro di sé una precisa ‘ideologia funeraria’ – quella appunto di origine egizia, che prevedeva che l’anima del defunto facesse il suo ultimo viaggio verso l’oltretomba su una nave -, se esse sono state trovate in tombe etrusche, è evidente che in queste risultavano sepolti individui che avevano la medesima ideologia funeraria dei Nuragici. Pertanto è evidente che quei defunti erano Sardi oppure discendenti immediati di Sardi o infine individui della medesima etnia dei Sardi ”.  Ed è appena il caso di ricordare che Caronte, il mitico “traghettatore dei defunti”, era ben conosciuto presso gli Etruschi. E’ notissima l’”aruspicina” od “epatoscopia” degli Etruschi, cioè la credenza di poter predire il futuro con l’esame del fegato e degli altri visceri degli animali sacrificati agli dèi. Ebbene, lo storico Ettore Pais ha segnalato che “di aruspicina si serbava traccia, (come mi è stato affermato da teste oculare degno di fede) nella Nurra ancora verso la metà del secolo scorso (XIX)”. Per parte nostra segnaliamo che sino aun cinquantennio fa nel mondo agropastorale della Sardegna si riteneva di poter prevedere il futuro esaminando la spalla di un agnello macellato. E c’è da precisare che, secondo la testimonianza di Erodoto, la credenza della predizione per mezzo degli animali sacrificati sarebbe derivata dall’Egitto, quella terra che i Sardiani della Lidia e i Tirreni della Sardegna avevano frequentato a lungo. E’ cosa nota che gli aruspici etruschi avevano come capo rituale il “pileo”, che era a forma di cono; ebbene questo copricapo è portato pure da alcuni personaggi raffigurati in bronzetti sardi, compreso il bronzetto di sacerdote rinvenuto in una tomba di Vulci…