L’interessante articolo di Antonio Sanciu, 2010, “Fenici lungo la costa orientale sarda. Nuove acquisizioni”, https://www.academia.edu/10376919/Antonio_Sanciu_2010_Fenici_lungo_la_costa_orientale_sarda._Nuove_acquisizioni_?email_work_card=title , di cui riportiamo un breve stralcio,
ci offre una descrizione di quale fosse la più probabile configurazione della presenza delle popolazioni sardo “nuragiche” nel periodo, così definito nell’articolo, PRECOLONIALE.
Anche in questo caso è evidente che i “Nuragici” controllassero totalmento il porto di Posada, alla foce del Rio Posada, probabilmente all’epoca in parte navigabile, e avessero realizzato torri di presidio su tutte le colline contornanti l’approdo.
Dopo anni di catalogazione di nuraghi e altro sul Geoportale possiamo “scientificamente” affermare che questa configurazione fosse esistente in ogni approdo della costa sarda, soprattutto in quelli più importanti e in cui è presente una foce di fiume o torrente, una spiaggia ove far attraccare le imbarcazioni in sicurezza. Appare quindi piuttosto “dequalificante” l’aggettivo di indigeni”, popolazioni del periodo precoloniale, per delle genti che tanto di architettonico e urbanistico, minerario, metallurgico, commerciale e di presidio avevano realizzato.
Lo riprendiamo qui, su Nurnet, per dare dimostrazione ulteriore della probabile necessità di rivedere alcune forme del linguaggio, alcune aggettivazioni, quando si scrive della Storia o Preistoria della Sardegna.
Come giustamente osservava Francesco Masia, nell’articolo https://www.nurnet.net/blog/tra-lessico-e-storiografia-gli-indigeni-tra-le-coloniema-in-sardegna-vogliamo-scrivere-la-storia-di-chi/ a leggere gli scritti riguardanti la nostra archeologia si riscontra la tendenza a qualificare il paesaggio in rapporto al periodo “COLONIALE fenicio” e individuare gli insediamenti preesistenti come appartenenti agli INDIGENI presenti nel periodo PRECOLONIALE.
“Posada è situata nella Sardegna centro nord-orientale, nella regione storica della Baronia, ai confini con la Gallura. Il contesto geografico è relativo a una piana che, in prossimità del mare, è occupata da tre alture calcaree. Una è la rupe ove oggi si trova il centro storico (94 m s.l.m.), l‟altra è la collina detta di Monte Idda (119 m s.l.m.), la terza è il Monte Furcas (52 m s.l.m.). Il fiume Posada, nell‟ultima parte del suo corso, attraversa la piana a nord delle tre alture, a circa 750 metri dalla rupe ove sorge l‟attuale abitato, che è invece lambita dal Rio di Santa Caterina. Nell‟Età del Bronzo il mare, che ora, grazie all‟accumulo alluvionale, dista 1300 metri, doveva essere ben più vicino, e la rupe di Posada doveva incombere sulla foce del fiume e dominare l‟ampia rada e l‟approdo. La parte più alta della rupe di Posada era occupata da un nuraghe del tipo a corridoio e sulle sue pendici sud orientali, a una quota sensibilmente inferiore, sorgeva anche un villaggio, disposto probabilmente su piani terrazzati (3-FADDA 2001).
Il villaggio aveva inizio a circa 90 m in linea d‟aria dal nuraghe e si estendeva da una quota di circa 42 m, fino a circa 25 m s.l.m, su un dislivello intorno a 17 metri. Anche l‟altura di Monte Idda era occupata da un nuraghe a corridoio e da un villaggio (4-FADDA 1984), ed è altresì probabile che Monte Furcas ospitasse una torre nuragica. Oggi non pare essercene più traccia; ne costituirebbe tuttavia indizio la presenza, nella piana, a meno di 400 metri in linea d‟aria, di una tomba di giganti, ancora inedita, in località Paule Pedru.
Risulta ad ogni modo evidente, in questo tratto costiero, una particolare attenzione, da parte delle genti nuragiche, nell‟esercitare il controllo sul mare, sul fiume e sulla retrostante piana. Quest‟ultima, che è raccolta all‟interno di una conca, è oltremodo fertile e inoltre, ai suoi margini orientali, dove inizia gradualmente ad elevarsi di quota, erano presenti ricchi giacimenti di rame. Una miniera, ora abbandonata, era sfruttata nel secolo scorso, a Canale Barisone, in territorio di Torpè, a poco più di cinque chilometri in linea d‟aria dalla rupe di Posada.
Piombo e zinco venivano invece estratti nella miniera di Sos Enattos e argento e rame in quelle di Guzzurra, anch‟esse non più in attività, in territorio di Lula, a sud ovest, oltre il Montalbo (5-Carta Geologica d‟Italia al 100.000. F. 195, Orosei. Sulla miniera di Torpè, in particolare, vedi ARCA,TUVERI 1993: 22).
Anche queste aree, sebbene non vicine al mare, hanno Posada come sbocco sul litorale, con due diverse direttrici.
Da Sos Enattos infatti si perviene al litorale di Siniscola e Posada costeggiando la parte meridionale del Montalbo, mentre da Guzzurra si arriva alla costa con un percorso a nord del rilievo, raggiungendo il corso del fiume Posada, e di qui il mare.
Il luogo ove oggi sorge Posada presenta, dunque, tutte le caratteristiche del cosiddetto “paesaggio fenicio”, alle quali vanno aggiunte anche quelle del porto fluviale.
Oltre agli insediamenti fenici descritti da Tucidide, esistono in età arcaica, nell‟occidente mediterraneo, gli insediamenti sui porti fluviali, sorta di stanziamenti “di tipo PRECOLONIALE in epoca COLONIALE” con retrostanti bacini minerari, che “tendono a scomparire con l‟avvento dell‟urbanesimo” (6-BARTOLONI 1990).
Pur non avendo restituito, prima d‟ora, testimonianze relative a questa fase, era stata pertanto ipotizzata, per Posada, l‟esistenza di un porto fluviale e di un insediamento precoloniale (7-BARTOLONI).
Giunge dunque ora la conferma, alla luce dei nuovi ritrovamenti, di una forte presenza levantina all‟interno della COMUNITA’ INDIGENA stanziata sulle pendici della rupe di Posada…”