di Giorgio Valdès
“Sarcapos” è stato un porto fluviale, ubicato in prossimità della foce del Flumendosa (l’antico Saeprus flumen). Di questo antico approdo si è scritto nell’edizione dell’Unione Sarda del 9 marzo 2018 e precedentemente, il 24 marzo 2017, nella versione online dello stesso quotidiano. Gli articoli riguardavano un intervento archeologico partito nella scorsa primavera e condotto dai ricercatori dell’Università di Bologna. Intervento che pare abbia tra l’altro conseguito “scoperte eccezionali, tali da restituire alla comunità reperti storici di inestimabile valore, che saranno presentate dai ricercatori dell’università di Bologna venerdì 23 marzo alle 17 nella sala polifunzionale delle scuole elementari” di Villaputzu.
Siamo ovviamente curiosi di conoscere cosa mai sia stato portato alla luce in questo sito, ma intanto vorremmo proporre alcune considerazioni.
Il porto fluviale di Sarcapos, menzionata anche da Tolomeo nell’“Itinerarium Antonini”, faceva capo ad un centro abitato che occupava il “Cuccuru Santa Maria” in località “Eringiana”. Il toponimo “Eringiana”, richiamato più volte anche nel citato articolo del nostro quotidiano regionale, ci aveva a suo tempo incuriosito e stimolato a pubblicare un post che spaziava tra mito e realtà, “condito” da una buona dose di sana fantasia (per questo auspichiamo che non ce ne vogliate). http://www.nurnet.it/it/873/Le_vie_dell’Argento_e_il_mito_di_Fetonte.html
Tuttavia, a parte gli “svolazzi mentali”, considerato che nell’articolo del 9 marzo si parla di fenici, poi di fenicio-punici e quindi di punici, occorrerebbe comprendere quale sia stata la reale origine di questo approdo. E’ interessante difatti capire se la sua prima realizzazione sia attribuibile alle popolazioni locali del periodo nuragico, o ai sopravvenuti fenici, o a maestranze miste “nuragiche” e fenice, o infine ai punici che conquistarono l’isola nel 510 a.C.
Detto questo si osserva come la costa su cui insisteva il porto di Sarcapos, ma anche il territorio retrostante, rivestissero sin dal periodo nuragico (se non dalle epoche precedenti) un notevole interesse economico-commerciale, dovuto soprattutto alla presenza di svariate miniere da cui si estraeva in particolare la galena, che conteneva a sua volta quantità d’argento tali da far attribuire alla Sardegna la denominazione di “Argyróphleps nésos”, l’isola dalle vene d’argento.
Non è quindi casuale il fatto che tutto questo tratto di costa, ma anche il corso del Flumendosa fossero presidiati da numerosissimi nuraghi, a tutela di una fiorente attività mineraria e di un commercio che si svolgeva soprattutto per mare, appoggiandosi ai numerosi attracchi presenti lungo il litorale.
In tal senso è poco credibile che i nostri antenati “nuragici” si fossero “dimenticati” di attrezzare uno scalo portuale proprio in prossimità della foce di un fiume strategicamente rilevante come era appunto il Saeprus/Flumendosa.
Ed è ancor più paradossale che gli stessi “nuragici” (certamente non plasmati “con farina per ostie”, se si pensa che nel 540 a.C. riuscirono a sterminare l’esercito del generale cartaginese Malco, che si dice fosse composto da 80 mila uomini) si fossero fatti “scippare” dai nuovi venuti un approdo di tale importanza.
Saranno comunque gli archeologi a farci conoscere (almeno ce lo auguriamo) se la località di cui si tratta abbia o meno restituito reperti riferibili ad una frequentazione “nuragica” antecedente a quella fenicia, o fenicio-punica o punica.
Sta di fatto che sulla pagina di “Sardegna Cultura”, sito istituzionale della Regione Sarda, a proposito di Sarcapos (la cui sicura ubicazione si fa risalire ad una “missione congiunta della Soprintendenza alle Antichità di Cagliari e dell’Università di Roma sotto la direzione di Ferruccio Barreca” avvenuta nel 1966), si legge quanto segue: “Le strutture visibili del sito, ascrivibili al periodo fenicio e punico, sono costituite da un edificio quadrangolare di m 6 x 5, probabilmente un tempio. Le murature sono costruite con blocchi sommariamente squadrati e con schegge di medie e grandi dimensioni. Il sistema costruttivo è in opera a secco, ma non manca una serie di muri realizzati con pietrame minuto cementato con malta di fango.
La posizione dell’abitato rispetto al Flumendosa induce a ipotizzare per l’ETA’FENICIA (carattere maiuscolo nostro) la presenza di un porto fluviale che permetteva alle navi di trovare sicuro rifugio e che consentiva l’imbarco del minerale d’argento proveniente dalle miniere del medio corso del Flumendosa.
A partire dal 540 a.C., PERIODO DELLA CONQUISTA CARTAGINESE della Sardegna, e fino alla prima metà del IV secolo a.C., è riscontrabile un EVIDENTE RIDIMENSIONAMENTO del sito (carattere maiuscolo nostro), percepibile dalla scarsezza dei ritrovamenti” (il riferimento bibliografico rimanda a: Raimondo Zucca, “Sull’ubicazione di Sarcapos”, in Studi Ogliastrini, Cagliari, 1984).
Quindi (a parte il fatto che la conquista cartaginese della Sardegna ci risulta risalire al 510 e non al 540 a.C.), pare di poter comprendere che la realizzazione di Sarcapos possa attribuirsi ai fenici. Ma tra i sardi “nuragici” e i fenici esisteva uno stretto legame se non addirittura un vincolo di lontana parentela, come avevamo ipotizzato in un precedente post: http://www.nurnet.it/it/1055/Fenici,_colonizzatori_o_emigranti_di_ritorno.html. Per cui è ragionevole ipotizzare che alla realizzazione dell’insediamento abbiano contribuito sia i fenici (che magari non erano altro che i pronipoti di quegli shardana che avevano invaso le terre di Canaan intorno al 1200 a.C.) che i “locali”. Salva infine l’ipotesi che il porto avesse avuto origini ancora più remote, quando ancora i popoli dell’est non avevano raggiunto la nostra isola.
A complicare le cose contribuisce invece quest’altro articolo pubblicato nel 2013 dalla dottoressa Maria Rosaria Manunza, dove invece si afferma l’origine punica di Sarcapos:
http://www.quaderniarcheocaor.beniculturali.it/index.php/quaderni/article/viewFile/114/73
Insomma, in attesa di conoscere le eccezionali scoperte dei ricercatori dell’Università di Bologna, che ci auguriamo possano fugare ogni dubbio, rimaniamo speranzosi alla finestra in attesa degli eventi.