Sardus vs Michelangelo

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Sardus e il suo erede Michelangelo

Le Statue di Monti Prama e la statua del Mosè di Michelangelo

“Ogni blocco di pietra ha una statua dentro di sé ed è compito dello scultore scoprirla” (Michelangelo)

Se Michelangelo avesse potuto ammirare le statue sarde di Monti Prama, sarebbe rimasto sconvolto: quelle statue scolpite 2400 anni prima del suo Mosè, e nate da grandi blocchi di arenaria sarda, rappresentavano già buona parte di quel mondo simbolico iniziatico che solo i depositari dell’antico sapere esoterico, di cui Michelangelo Buonarroti faceva parte, potevano conoscere.

Il Mosè di Michelangelo porta le corna e non è il diavolo. Anche la statua sarda (1) e tantissimi bronzetti sardi forse cronologicamente precedenti le portano, e del diavolo ancora nella Storia dell’umanità, non vi era stata menzione. Nella storiografia ufficiale, le corna sul capo del Mosè vengono spiegate in questo modo, che io ritengo ridicolo (2) “sono probabilmente dovute ad un errore di traduzione dell’Libro dell’Esodo (34-29), nel quale si narra che Mosè, scendendo dal monte Sinai, avesse due raggi sulla fronte. L’ebraico "karan" o "karnaim" – "raggi" – potrebbe essere stato confuso con "keren" – "corna". Ora, prendere Michelangelo per ignorante e sprovveduto è tipico della critica artistica di questo mondo: da un lato – non si è in grado di capirlo- e gli si da dello stolto, dall’altra lo si elogia come immenso artista.

In realtà Michelangelo è stato un grande iniziato(3). Egli imprimeva nelle sue opere i propri messaggi subliminali: le corna sono simbolo di “illuminazione” e chi le porta è colui che ha raggiunto il più alto grado di consapevolezza; dai livelli di animalità, si innalza il livello dell’umanità, che costituisce la nostra vera natura.

Il Mosè di Michelangelo dunque sembra dare una spiegazione diversa del vero significato delle statue sarde; interpretazione spesso solo sfiorata dagli studiosi, forse perché la bellezza stridente delle rappresentazioni dei sardi della fine del 2° e dell’ inizio 1° millennio, era permeata da uno stile profondamente anticlassico, ma ciò non significa che tali opere rappresentassero un mondo spiritualmente primitivo, tutt’altro: la ricchezza simbolica, il sapere esoterico degli artisti dell’epoca nuragica, celato nelle forme estrinseche della materia, rivelano come queste genti siano state antesignane di un sapere che in Italia solo i grandi del rinascimento hanno saputo riproporre.

(di Mlqrt R)

 

(1) Ricostruzione di Mythos Iniziative nell’ambito di Emporikòs Kòlpos.2005

(2 )  www.romeguide.it. Mosè di Michelangelo

(3)I segreti della Sistina Roy Doliner, studioso di religioni comparate