Tra le testimonianze archeologiche del nostro antichissimo passato, un posto di rilievo merita senza dubbio il santuario di Scala ‘e Cresia o Sa Grutta ‘e is Caombus a Morgongiori, specie per l’alone di mistero che lo circonda e per il fascino selvaggio dell’ambiente in cui è inserito. Riportiamo qui di seguito la sua descrizione tratta dalla guida n.57 della collana “Sardegna Archeologica”, curata da Emerenziana Usai e Raimondo Zucca e edita da Carlo Delfino nel mese di Luglio 2015:
“Il santuario di Scala ‘e Cresia è sicuramente uno dei monumenti più rilevanti del territorio dell’Oristanese e della Sardegna. L’area archeologica è inserita all’interno del complesso vulcanico del Monte Arci, situato nella Sardegna sud-occidentale, in un ambiente naturalistico di rara bellezza, dove il bene archeologico si coniuga felicemente col bene paesaggistico. Al tempio, ricavato in una parete di aspre daciti plioceniche, si arriva attraverso camminamenti di macchia mediterranea e lecceti che si estendono anche di fronte alla parete rocciosa. Il santuario ipogeico di Scala ‘e Cresia, in passato comunemente definito Sa Domu o Sa Grutta de is Caombus, è ubicato in regione Masoni Mannu. La rilevanza del tempio ipogeico fu evidenziata negli anni Cinquanta del secolo scorso da C.Puxeddu nel suo lavoro di censimento nella zona del Monte Arci per la tesi di laurea e negli anni Sessanta all’interno di studi delle grotte. La Soprintendenza rivolse il suo interesse già a metà degli anni Settanta. Il complesso nuragico ipogeico di natura sacra consta di una scala in pietra basaltica squadrata, larga circa m 1, di cui sono visibili tre rampe intervallate da due pianerottoli. La scala, in alcuni gradini, presenta in rilievo incavi circolari interpretabili come coppelle. La simbologia, la scala che ripete la gradinata dei templi a pozzo, l’ambiente infero ed arcano, fanno presupporre la presenza di un tempio ipogeico nuragico. All’esterno, in prossimità del presunto ingresso principale è presente, a circa m 40 dalla fessura che conduce al tempio, una costruzione circolare megalitica a tholos nuragica, presumibilmente in stretta connessione col pozzo, oggetto di scavo archeologico alla fine degli anni Novanta del secolo scorso da parte della Soprintendenza Archeologica di Cagliari, condotto da Emerenziana Usai con Maria Lucia Atzeni. La costruzione ha un diametro di m 5,40 e altezza residua di m 2,90. E’ orientata lungo l’asse NE e si addossa alla parete Est di uno sperone roccioso. All’interno del vano sono ricavate cinque nicchie poste su due ordini, a m 0,40 e a m 1,20 dal pavimento lastricato. La presenza di queste nicchie, interpretabili come stipetti e presenti anche nelle capanne delle riunioni di Barumini e di santa Vittoria di Serri, dove venivano celebrati gli atti civili e religiosi della comunità, orienta verso un’interpretazione della costruzione megalitica come luogo per i sacerdoti e gli addetti al culto, avanzata già prima dell’indagine scientifica e confermata dagli elementi di scavo”.
Le foto sono di Bibi Pinna e Alessandro Pilia.