Sfruttamento e commercio di metalli della tarda età del bronzo: Sardegna e Cipro

Libera estrazione e traduzione dell’articolo di  Serena Sabatini e Fulvia Lo Schiavo https://doi.org/10.1080/10426914.2020.1758329 inviato l’ 8 febbraio 2020

(la traduzione non è professionale ma generata da google traductor e rivista. E’ possibile che qualche refuso o errore siano rimasti nel testo. All’uopo consigliamo la lettura del documento originale in inglese, reperibile al link indicato)

Abstract

Dagli anni ’80, ampi studi archeologici ci hanno offerto la conoscenza delle molteplici relazioni tra la Sardegna nuragica e la Cipro dell’Età del Bronzo.

Durante l’inverno del 2019, utensili da “tavola” nuragici, di origine sarda, sono state scoperti presso il sito portuale di Hala Sultan Tekke, sulla costa sud-orientale di Cipro, offrendo l’opportunità di riprendere i motivi alla base di questo presenza.

Lo scopo di questo lavoro è riflettere sulle caratteristiche e sul ruolo delle “Imprese” della marineria sarda nel commercio di metalli a lunga distanza nel Mediterraneo e oltre, Europa continentale compresa.

Una serie di nuovi studi sulla provenienza dimostra la complessità del commercio dei metalli dell’età del bronzo e, assumendo una prospettiva marittima, offre l’opportunità di rivelare quanto fossero strategicamente posizionati attori come la Sardegna nuragica, che riuscirono a dominare le rotte marittime, guadagnando un posto di rilievo e una posizione internazionale indipendente.

Introduzione

Durante l’inverno 2019 furono rinvenute cinque ciotole più o meno complete di origine sarda tra il materiale di recente scavo della necropoli di Hala Sultan Tekke, a Cipro. Le ciotole hanno la tipica forma e le  caratteristiche tecnologiche e petrografiche della cosiddetta ceramica grigia brunita nuragica (Fig. 1). Esse rappresentano i primi esempi di questo tipo di ceramica mai rinvenuti a Cipro. Altre ceramiche nuragiche sono conosciute provenienti dalla Sicilia, Creta e Cipro (vedi sotto), ma, finora, analoghi utensili per bere non erano stato trovati al di fuori dell’isola.

Negli anni l’indagine presso il sito di Hala Sultan Tekke ha fornito molte caratteristiche e scoperte  interessanti.

Hala era un insediamento urbano di notevoli dimensioni e ricchezza, con una posizione strategica vicino al mare e un porto naturale che aveva più o meno il contorno del lago salato locale di oggi. Gli scavi nel sito hanno rivelato, tra le altre cose, la sorprendente prova della varia produzione artigianale, compresa la lavorazione dei metalli di scala costante. Inoltre nel sito è stata rilevata anche una necropoli extraurbana.

La scoperta delle stoviglie nuragiche di Hala Sultan Tekke arriva come una gradita aggiunta a un dibattito di lunga durata sul carattere dei collegamenti specifici tra la Sardegna e Cipro.

Nonostante le posizioni divergenti, i nuovi ritrovamenti forniscono una forte evidenza per l’idea di una distintiva e intensa relazione tra Cipro e la Sardegna. Inoltre rafforza le intuizioni precedenti che consideravano Le comunità sarde nuragiche, le loro marinerie, come partecipanti nel commercio di metalli a lunga distanza nel Mediterraneo.

I tempi, dunque, sono maturi per rivalutare il ruolo delle “imprese” sardo/marittime nel commercio internazionale di metalli nel contesto dell’età del bronzo.

In tal modo, l’articolo discuterà non solo vecchie e nuove testimonianze archeologiche di scambi a lunga distanza, ma prevede anche l’esistenza di un apparentemente stabili rotte marittime ben definite che collegano la Sardegna e Cipro, così il Mediterraneo occidentale e orientale.

La recente età del bronzo nuragica

Nel sistema quadro archeologico e cronologico italiano, la parte successiva dell’età del bronzo (LBA) è suddivisa nella recente età del bronzo (RBA), a volte divisa in due fasi, e l’Età del Bronzo Finale (FBA), divisa in tre fasi. Nelle opere scientifiche inglesi il termine Late per l’età del bronzo è spesso usato per definire ciò che qui chiamiamo Età del bronzo recente.

Crediamo e speriamo di fare il punto per studi futuri, perché la traduzione della prima parte italiana dalla successiva età del bronzo (età del bronzo recente) alla tarda età del bronzo lascia spazio a incomprensioni. Apprezziamo quindi il termine, altrimenti ampiamente accettato, Età del bronzo recente (RBA).

Nell’Egeo, la successione del tardo Elladico (LH),  fasi ceramiche di LH I, LH II, LH IIIA, LH IIIB, LH IIIC , abbraccia, nel suo insieme, la media età del bronzo italiano (MBA) e la prima fase dell’FBA. Solo LH IIIB può essere considerata parallela alla RBA italiana (il cosiddetto periodo “Subappennino”). A Cipro, la RBA italiana sarebbe all’incirca corrispondono al tardo cipriota (LC) IIB e IIC.

È interessante notare che in Sardegna i fenomeni caratteristici della RBA sembrano iniziare prima che nell’Italia continentale (Tabella 1), [39,40] e per corrispondere al Aegean LH IIIA2, LH IIIB, probabilmente includendo parte di LH IIIC, e LC IIB, LC IIC e parte di LC IIIA nella sequenza culturale cipriota.

Sull’isola, ceramiche importate dall’Egeo, trovate in livelli stratificati e in associazione con ceramiche locali, hanno fornito importanti riferimenti cronologici, come nel caso dell’alabastron LH IIIA2 negli strati di fondazione del nuraghe Arrubiu-Orroli.

Ulteriori riferimenti cronologici sono forniti dalle associazioni di ceramica nuragica rinvenuta fuori dalla Sardegna nel sito del porto di Kommos, sulla costa meridionale di Creta, nei livelli LH IIIB, a Pyla-Kokkinokremos, e ora a Hala Sultan Tekke in LC IIC strati.

La ceramica grigia nuragica brunita è ampiamente documentata nei siti RBA della Sardegna meridionale, compreso il nuraghe Antigori (Distretto di Sarroch), dove è associato con LH IIIB Aegean ceramica.

Nella RBA convivono vari tipi di nuraghi (es. Nuraghi monotorre insieme ai nuraghi a pianta complessa, come il nuraghe Arrubiu) con tombe megalitiche di vario genere e templi caratterizzati da muratura a bugnato, isolati o associati ad altre strutture dei cosiddetti santuari “federali”.

L’evidenza suggerisce che l’isola potrebbe essere stata organizzata in sistemi territoriali, organizzati intorno a nuraghi di ogni tipo, villaggi e tombe strategicamente posizionati, e mirando al controllo rigoroso e allo sfruttamento comune di risorse vitali come porti e approdi, fiumi, paludi, guadi, rotte e sentieri, minerali, boschi e terreni agricoli.

Le persone che vivono in questi presumibilmente interconnesse i sistemi territoriali erano probabilmente impegnati in “imprese” marittime in tutto il Mediterraneo.

Un esempio di possibili prove di questa focalizzazione marittima può essere visto nella rappresentazione relativamente frequente di torri nuragiche (Fig. 2ab) su barche in miniatura in bronzo (circa 22 esemplari su 150 ca. barche), interpretato provvisoriamente come simboli di controllo sulle rotte marittime.

In effetti i nuraghi non sono solo delle suggestive torri ancora visibili in tutta l’isola, ma anche potenti simboli riprodotto in vari modi e materiali ovunque nella locale età del bronzo. I modelli nuragici vengono interpretati come segni di un culto degli antenati (quest’ultimo incarnato nelle stesse rappresentazioni del nuraghe), sviluppatosi quando le torri nuragiche non furono più costruite, ma esistenti (circa 8000 o più) e ancora in uso e, certamente, rappresentavano segni di identità per le comunità locali.

Materiali e metodi

Commercio di metalli e lingotti di pelli di bue

Esiste un enorme corpo di letteratura accademica sul Mediterraneo e il commercio di metalli LBA, non da ultimo sul fenomeno dei lingotti ox-hide, che non è possibile riassumere in questo articolo. In anni più recenti è stata richiamata l’attenzione sul fatto che la prova di familiarità con i lingotti di pelle di bue non si limita al Bacino del Mediterraneo, ma si estende fino all’Europa continentale e alla Scandinavia, quindi ben oltre i reperti del, noto da tempo, “tesoro” di Oberwilflingen, in Germania.

La letteratura accademica sul commercio di metalli nell’Europa continentale corrisponde per dimensioni alla sua controparte nel Mediterraneo.

È ovvio che in entrambe le regioni la domanda di metalli, e in particolare per rame e stagno, doveva essere molto alta durante l’età del bronzo in generale e, per quanto riguarda l’ambito di questa carta, nei secoli centrali della seconda metà del 2 ° millennio a.C.

I risultati significativi della recente analisi isotopiche sul piombo del bronzo scandinavo dell’età del bronzo e gli articoli in rame forniscono un’idea inaspettata, eppure rilevante, della variazione nella canalizzazione delle forniture di metallo in Europa per tutta l’età del bronzo.

È in gran parte grazie a questi studi che sta diventando chiaro come il Mediterraneo e l’Europa continentale devono essere state collegate da una rete che facilitava questa ricerca di metalli.

La comprensione delle modalità e delle caratteristiche in cui questi I sistemi internazionali di scambio e commercio dei metalli utilizzati rappresentano una sfida entusiasmante per molti studi futuri sull’argomento.

Per quanto riguarda il rame, si può dire che circolava chiaramente nella forma di lingotti tanto quanto in quella di oggetti o strumenti di fusione, e questo chiaramente proveniva da una varietà di fonti.

La classe di lingotti più notevole – in termini di forma, peso, purezza e gli sforzi tecnologici e materiali necessari per farlo li ha prodotti – è probabilmente quello dei lingotti di pelle di bue (Figg. 3-4).

La loro distribuzione (Fig. 5) e la cronologia mostrano una complesso circolazione che coinvolge più terre, culture e necessariamente sistemi politici ed economici.

Da un dal punto di vista economico e pragmatico, i lingotti di bue erano indubbiamente adatti al trasporto di grandi quantità di rame. È stato sostenuto che la loro forma particolare fosse probabilmente familiare a una varietà di ricevitori/mercati. Una serie di indicazioni suggerisce che molto probabilmente incarnassero un messaggio collegato al loro peso, contenuto e / o purezza, e forse anche alla provenienza del loro rame, e / o alla manodopera specializzata necessaria per il loro produzione. Un messaggio del genere non è stato solo riconosciuto in un vasto panorama fisico, ma anche cronologico.

Essi sembrano incarnare molto le caratteristiche di una merce di marca, così come è stato proposto.

Finora, la maggior parte dei lingotti oxhide analizzati databili tra il XIV e l’inizio dell’XI secolo a.C. sembrano essere realizzati in rame cipriota, e in particolare utilizzando i minerali dei depositi di Apliki.

I molti manufatti legati alla pelle di oxhide provenienti da Cipro confermano l’importante ruolo socio-culturale, politico ed economico di questi lingotti per le comunità locali in tutta l’isola.

Non c’è ancora consenso sulla fonte di rame utilizzata per alcuni dei primi lingotti di pelle di bue (recuperati a Creta), ma dopo il quattordicesimo secolo aC, e con la notevole eccezione di alcuni dei frammenti dal deposito di Ballao-Funtana Coberta e dal deposito Pattada-Sedda Ottinnera in Sardegna (vedi sotto), i lingotti di pelle di bue sembrano diventare una sorta di bene marchiato cipriota nell’arco di quasi tre secoli. La loro distribuzione, cronologia, manifattura in miniatura, rappresentazioni figurative su diversi materiali e mezzi, presente in riti / funerari e contesti cultuali o in associazione con attività metallurgiche crea un’immagine multiforme.

L’area geografica e la diffusione cronologica di tali prove suggerisce che lo schema di distribuzione dei lingotti di pelle di bue era con tutta probabilità ancora più grande di quello che attualmente racconta la documentazione archeologica a noi.

I naufragi lungo le coste meridionali dell’attuale Turchia e Israele forniscono un’idea impressionante della grande quantità di metallo, in genere, e, in particolare, dei lingotti di pelli ox-hide, che deve essere stati in circolazione nell’LBA.

 

Sardegna nuragica e lingotti di bue: un riassunto aggiornato

Una discussione approfondita sul commercio del rame nel Mediterraneo centrale, particolarmente dettagliato per quanto riguarda la Sardegna, data al 2009. In Sardegna, quattro depositi completi di lingotti oxhide sono noti: uno da S. Antioco di Bisarcio Ozieri e tre da Serra Ilixi-Nuragus (Nuoro). Tutti i restanti sono centinaia di frammenti, generalmente trovati nascosti nei nuraghi, nei villaggi nuragici, nei templi e nei santuari, ma mai nelle tombe.

Il numero di contesti archeologici con i lingotti ox-hide provenienti dalla Sardegna sono costantemente in aumento: 31 siti sono stati pubblicati nel 2009, 36 in 2016, mentre nel 2019 è stato raggiunto il numero di 40 siti. Una testimonianza altrettanto numerosa e diffusa di questa classe di materiale non esiste da nessun’altra parte in Mediterraneo o in Europa.

I lingotti di pelle di bue circolarono in Sardegna prima di quanto generalmente si credesse un decennio fa. La riproduzione in miniatura in argilla (6,5 x 3–3,5 × 0,8 cm) di un Lingotto di pelle di bue riconoscibile, identico nella forma al lingotto Serra Ilixi (fig.3), è stato recuperato da una delle torri della parete esterna del nuraghe Coi Casu, S. Anna Arresi, ed è venuto alla luce durante gli scavi sistematici. Il lingotto era utilizzato come decorazione plastica su un frammento ceramico dello stile ceramico metope, databile alla terza fase finale del MBA (fine XIV secolo a.C.).

È evidente che per essere stato così accuratamente riprodotto l’esatto aspetto di un lingotto oxhide doveva essere ben noto e deve aver avuto particolare importanza al tempo in cui è stato creato questo vaso. Perciò, i lingotti di bue circolavano in Occidente e fino alla Sardegna per un tempo considerevole.

Il primo contesto chiuso con lingotti ox-hide è il deposito di Albucciu-Arzachena. È stato trovato nel corso di  scavi archeologici in epoca moderna e si compone di frammenti di lingotti, spade votive, lamine di bronzo, rottami metallici e un piccolo scalpello, depositato in un barattolo coperto da una ciotola. Il deposito è datato alla RBA e ha paralleli nel LH ​​IIIB dalla forma del contenitore in ceramica, simile a quella scoperta in livelli della stessa età (intorno al XIII secolo a.C.) nel sito portuale di Kommos, Creta.

Anche il tesoro di Funtana Coberta-Ballao è datato in modo sicuro la RBA. È stato recuperato in un locale adiacente al muro esterno di un caratteristico “Tempio a Pozzo” nuragico, scavato scientificamente e ampiamente pubblicato in tempi recenti. Il tesoro include 31 frammenti di lingotti oxhide e spade votive come rottami metallici della lavorazione del bronzo, sia lamiere che fusioni, per un totale di 20.,5 kg. Il metallo era stato posto in un barattolo a doppio manico dello stesso tipo di quelli trovati a Kommos (LH IIIB) e in Sardegna, e datato RBA.

Infine, il frammento di lingotto di pelle di bue (45,1 g) dal piano terra della Torre A centrale del nuraghe Serucci-Gonnesa dovrebbe essere anche incluso tra i primi ritrovamenti. Grazie alle ceramiche associate, questo frammento può essere datato tra la fine della RBA e la inizio dell’FBA.

Studi sulla provenienza, commercio di metalli e Sardegna

Metallurgia sarda e altre fonti di rame esterne Sardegna

Quasi tutti i lingotti di bue rinvenuti in Sardegna e sottoposti da analisi degli isotopi del piombo fino al 2009 (circa un quinto del totale) ha mostrato il modello isotopico dei minerali ciprioti, in particolare del Miniera di Apliki nel distretto di Solea, sui monti Troodos.

Data la sua situazione stratigrafica indisturbata, un progetto su vasta scala di isotopo geologico, metallurgico e del piombo, l’analisi è stata dedicata al deposito di Funtana Coberta-Ballao. Le analisi del progetto Ballao fornisce risultati inaspettati per quanto riguarda la produzione di lingotti di pelli di bue.

I frammenti di Ballao confermano che oltre alla produzione cipriota – su una scala che deve ancora essere capito – c’è una produzione di lingotti di pelle di bue con metallo di origine non cipriota.

Alcuni frammenti dei lingotto di Ballao sembrano essere stati prodotti con rame proveniente da Israele e dalla zona di Timna. I risultati suggeriscono anche i minerali Cambriani (ma diversi da quelli dei primi lingotti di Aghia Triada, per alcuni pezzi con una ”firma” ancora sconosciuta in Europea e la metallurgia dell’età del bronzo del Vicino Oriente. Il tesoro di Ballao è non l’unico contesto da cui lingotti di oxhide di diverso la provenienza sono stati trovati insieme. Questa situazione lo si ritrova anche nel Mediterraneo orientale presso il sito di Zakros, a Creta.

Di particolare interesse è il fatto che la caratteristica principale di campioni che sono stati analizzati è il basso contenuto di isotopo 208Pb (la fine della serie di torio da 232Th). Questa strana “firma” è chiaramente diversa da tutti gli altri dati geologici degli isotopi del piombo disponibili nei depositi nel Mediterraneo e in Europa sulla terraferma. Non è la prima volta che lo si è rilevato in oggetti sardi, ma nel tesoro di Funtana Coberta a Ballao, è predominante (25 su 47 campioni).

Questo, apparentemente, potrebbe accadere utilizzando rame importato da diverse regioni, ad es. diverse miniere nella penisola del Sinai e lo scudo arabo per la maggior parte di loro, Cipro per alcuni, e uno o più siti radiogeni ancora da localizzare.

Risultati sorprendenti derivarono anche dalla metallurgia e dalle analisi isotopiche del piombo di un piccolo gruppo di frammenti di rame nascosti in le mura del più grande monumento nuragico conosciuto nel suo genere in Sardegna: il nuraghe Arrubiu, Orroli (provincia di Cagliari).

Il nuraghe Arrubiu sorge sopra il medio corso del Flumendosa nella regione storica del Sarcidano e ha è stato indagato archeologicamente dal 1981. Il monumento è caratterizzato da una pianta complessa del tipo noto come pentalobato. Ciò significa che cinque torri (C-G) sono state costruite intorno alla torre centrale (A), ancora conservata fino ad un’altezza di circa 15 metri.

Le analisi petrografiche di un alabastron miceneo nelle fondamenta dell’edificio centrale, ivi rinvenuto, suggeriscono fortemente una sua provenienza dall’Argolide, nel Peloponneso.

Il pezzo è datato al LH IIIA2 e ci consente di riferire, ad oggi, la costruzione del nuraghe al XIV secolo a.C. Il materiale crollato da tutta la parte centrale del monumento, Torre A, Cortile centrale B e Torri C e D, sono stati interamente esplorati e in quantità enorme di materiale ceramico è stato recuperato. Il nuraghe Arrubiu fu abbandonato tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro (X-IX secolo aC) e poi occupata nuovamente dal II secolo a.C. al V secolo d.C. In epoca romana, furono istituiti due impianti per la produzione del vino, sopra le macerie nel cortile centrale e nel cortile K sul lato ovest, di fronte al ingresso al complesso pentalobato; entrambi hanno sigillato l’ingresso della parte interna dell’edificio, facendo si che l’antica successione stratigrafica fosse rimasta inalterata. Quattro pezzi di metallo son stati trovati nel nuraghe. Tre di loro erano stati bloccati in corrispondenza del passaggio nella parete della nicchia a gomito che penetra in profondità la possente muratura della Torre A. Due sono frammenti di lingotti piatti e irregolari, mentre il terzo pezzo probabilmente aveva una forma ovale.

Può ipotizzarsi che fossero stati inseriti negli interstizi della struttura in fase di costruzione, tra la seconda metà del XIV secolo a.C. e il XII secolo a.C. La posizione dei pezzi è sufficientemente elevata per escludere qualsiasi intenzione di recuperarli e utilizzarli. Questo può intendersi come un posizionamento permanente (un tesoro o un’offerta).

Il quarto frammento di metallo è così piccolo che l’attribuzione a un lingotto piatto è possibile solo per il suo basso spessore, comune in questa categoria di lingotti. E’ stato trovato tra le pietre del soffitto appena sopra l’ingresso del tortuoso corridoio che dalla centrale Cortile B alla Torre F, in uno dei punti più imponenti dell’intero monumento per le dimensioni dei blocchi di muratura.

Essendo la quantità e il peso del metallo di nessuna rilevanza possibile, è probabile che questi pezzi non fossero considerati un deposito, quanto piuttosto una sorta di offerta propiziatoria. Dalle analisi metallurgiche condotte da Roberto Valera è emerso che il quarto frammento era di rame impuro (93%) con inclusioni di solfuro di rame e ossidi di ferro. Successivamente, Ignacio Montero Ruiz ha effettuato analisi degli isotopi del piombo, scoprendo che la firma isotopica di questi frammenti di lingotti corrisponde al campo delle miniere del Sinai (Timna e Feinan); l’analisi elementare e la tipologia sono paragonabili a quelli di altri lingotti trovati lungo la costa israeliana con firme isotopiche identiche.

La recente pubblicazione delle analisi dei reperti di Funtana Coberta-Ballao e del nuraghe Arrubiu, ne forniscono alcuni prove solide di provenienza del metallo dal Sinai meridionale e dal Rosso Regione marittima in uso in Sardegna (non chiaro). Una possibile spiegazione di questo risultato piuttosto inaspettato è che Cipro sia stato non solo un produttore, ma anche un centro di raccolta e ridistribuzione del rame dal resto dell’Oriente Mediterraneo, e che la Sardegna abbia acquistato questi minerali di rame di provenienza orientale tramite Cipro.

Tuttavia, altri scenari sono anche possibili.

Non si può escludere la possibilità che, per esempio, la marineria nuragica si spingesse oltre Cipro o altrimenti che i carichi dal Levante si dirigessero verso l’Occidente Mediterraneo. A questo proposito non si può dimenticare, sebbene datato all’XI secolo a.C., lo stampo relativamente piccolo per lingotti di pelle di bue che sembra sia stato recuperato nel sito di Timna, a Israele. La geologia delle miniere di rame nella regione del Sinai è ancora oggetto di dibattito.

Presumibilmente, rispetto a quanto precedentemente supposto, le prove future riveleranno un ruolo più prominente dei produttori di rame levantino, nel commercio internazionale  dei metalli durante l’LBA.

Metallo di Origine Sarda Fuori Isola

Diventa sempre più chiaro che un vasto bisogno di metallo collega variamente non solo diverse regioni dentro e intorno al Mediterraneo, ma, per comprendere appieno il patrimonio storico e sviluppo economico del mondo mediterraneo, deve essere inclusa nella foto anche l’Europa continentale. Le comunità europee dell’età del bronzo, in tutto il continente tanto quanto le loro controparti mediterranee, hanno fatto un ampio uso di bronzo, importando ampiamente rame e stagno.

Pertanto, la ricerca futura dovrebbe tener conto che la necessità di metallo, sperimentato dalle società continentali dell’età del bronzo, probabilmente ha giocato un ruolo largamente sottovalutato nel commercio internazionale in tutta l’Europa e nel Mediterraneo.

Come già accennato, la posizione strategica della Sardegna nel mezzo del Mediterraneo occidentale e la presenza di depositi di metallo locali relativamente ricchi, probabilmente ha innescato e poi ha alimentato la partecipazione delle “imprese” nuragiche al commercio marittimo internazionale in tutta la LBA. Anche se sono ancora necessari più lavori, alcuni studi archeometallurgici hanno variamente suggerito che non solo il metallo proveniente da minerali stranieri veniva utilizzato nelle produzioni nuragiche, ma anche il metallo di origine sarda veniva impiegato fuori dall’isola.

Già negli anni ’90, le analisi degli isotopi del piombo indicavano che 20 reperti di rame e piombo provenienti da Cipro, (Lapithos, Hala Sultan Tekke, Maa Paleokastro, Pyla-Kokkinokremos, Kition, Nitovikla Korovía, Farmagusta) e dal cosiddetto II deposito di Makarska, corrispondevano ai minerali conosciuti della Sardegna. Oltre un decennio dopo gli stessi autori rivalutarono alcuni dei risultati pubblicati in precedenza con l’aggiunta di nuovo materiale, poiché 23 oggetti provenienti da LC Cipro indicavano una probabile origine sarda (i dati, sebbene probabili, devono essere considerati provvisori, non essendo stati rivalutati a fronte del corpo in crescita di analisi di isotopi di piombo da varie altre regioni, Zofia Stos-Gale, Oxford, UK, comunicazione personale, 2019).

Dodici di questi oggetti provengono da Hala Sultan Tekke e tre di Pyla-Kokkinokremos (i siti ciprioti da cui è stata scavata la ceramica nuragica, vedi sotto). Gli otto campioni rimanenti provengono da Kition, Maa-Paleokastro e Nitovikla. Se includiamo la possibile corrispondenza scavata in Lapithos e pubblicata nel 1994, abbiamo reperti, in quasi tutta Cipro, che sono probabilmente realizzati con metallo proveniente da minerali sardi. Degli oggetti analizzati, 16 sono costituiti da piombo, e sette sono bronzi contenenti stagno.

È importante, tuttavia, tener presente che almeno tre di questi sette bronzi potrebbero essere stati prodotti anche con metallo proveniente da minerali iberici.

I minerali della penisola iberica e della Sardegna sono contemporanei e geologicamente più antichi della maggior parte di quelli dell’est mediterraneo. Pertanto, non è sempre possibile distinguerli. Recentemente è stato notato anche che due dei principali distretti minerari della Sardegna (il Sulcis Iglesiente e l’area Barbagia / Ogliastra) in parte si sovrappongono con i minerali alpini sudorientali della Valsugana VMS e dell’AATV South Alpine, rispettivamente.

Fino a due oggetti (non ultimo il lingotto di pelle di bue in miniatura) del discusso tesoro di Makarska si sarebbero potuti realizzare con rame sardo, mentre gli altri oggetti sembrano arrivare da Cipro e dal Medio Oriente. Come notato da Susan Sherratt questa combinazione di provenienza è così intrigante che potrebbe essere usato per argomentare a favore del fatto che il tesoro sia davvero una scoperta coerente e che rispecchia bene il livello internazionale del commercio dei metalli di metà dell’LBA, per quanto esistano  opinioni più caute.

Quattro oggetti (tre strumenti e una barra di metallo) di possibile origine sarda sono state rinvenuti nel naufragio di Capo Gelidonya. La barra di metallo [B223 (214 / BW P52 49)] contiene una piccola quantità di stagno (circa lo 0,5%) ed è assolutamente compatibile con il rame proveniente da miniere sarde: sia Sa Londra (Alghero, Sassari) che Funtana Raminosa (Gadoni, Nuoro).

Un certo numero di altri artefatti del Nord Europa potrebbe esser stato prodotto con rame dalla Sardegna. Tra di essi, il manufatto più antico è un pomo di spada proveniente dalla Svezia e datato alla seconda parte dell’età del bronzo scandinava, Periodo I (1700-1500 a.C. circa). La sua composizione isotopica di piombo e la firma elementare sembra pienamente coerente con il i minerali di rame della miniera sarda di Calabona. Anche un coltello proveniente dalla Svezia, datato al periodo II (1500–1300 a.C. circa) con un pattern isotopico di piombo, sembra coerente con i minerali di Funtana Raminosa (tuttavia questa associazione deve essere considerata con cautela, perché l’ elevata concentrazione di As, Sb, Ni e Ag non corrisponde alla chimica media del rame di Funtana Raminosa).

Un gruppo significativo di manufatti risalenti al periodo nordico II e III (1500–1100 a.C. circa) corrisponde a entrambi gli isotopi del piombo e alle “firme” elementari dei minerali di rame sardi.

Tuttavia, guardando lo studio dell’isotopo del piombo, alcuni dei essi potrebbero anche provenire da Alston, Cumbria (Regno Unito), Spagna sudorientale e Tirolo settentrionale.

Tre lame di spada dell’Europa settentrionale recentemente analizzate sembra siano state prodotte con rame proveniente dai minerali della Sardegna. Due di queste lame provengono da depositi danesi diversi risalenti al periodo scandinavo III (c.1300-1100 a.C.). Uno è stato trovato a Sundby nella parte nord-occidentale della penisola dello Jutland, mentre l’altro uno è di Oddsherred, sull’isola di Zealand, nel sud-est della Danimarca. La terza lama proviene dalla Germania e sebbene manchi di un contesto sicuro risale al XIV secolo a.C., sulla base della forma ottagonale a tutta elsa albero (a parte l’elsa, cos’è l’albero?) .

Le probabili corrispondenze con i minerali di rame sardi continuano nel periodo nordico IV e V (c. 1100-800/700 a.C.), ma questi manufatti mostrano anche una firma di isotopo di piombo che potrebbe indicare la Sardegna e allo stesso tempo il Massiccio Centrale in Francia, o forse nel Tirolo settentrionale.

Ovviamente si dovrebbe usare cautela nell’interpretazione dell’analisi dell’isotopo del piombo, non da ultimo considerando che nuovi dati vengono costantemente generati e altri possibili minerali sono identificati, alcuni dei quali sovrapposti alle “firme” sarde. Tuttavia, riteniamo che il corpo delle prove – in coppia con l’abbondante presenza dello stagno in metallurgia sarda (vedi sotto) e il gran numero di reperti dell’ambra baltica sull’isola – è un valido argomento per cui si può desumere che le Comunità nuragiche furono variamente coinvolte nel lungo periodo nel commercio di metalli a distanza non solo nel Mediterraneo, ma anche con il resto del continente europeo.

Il commercio dello stagno

Lo stagno, aggiunto in quantità adeguate, è un componente cruciale nella produzione di bronzo di alta qualità. Lo stagno si trova in località specifiche sia nel continente europeo che in Asia. Il centro del Mediterraneo non ha fonti di stagno proprie ad eccezione di Sardegna e Toscana. Tuttavia, almeno in Sardegna, è stata esclusa la possibilità di un’antica estrazione dello stagno.

È stato recentemente dimostrato, anche se non sembra possibile individuare minerali specifici, che è possibile discriminare tra i depositi di stagno dell’Europa occidentale e quelli del Vicino Oriente.

Lo studio di un numero limitato di lingotti di stagno da Creta e dai naufragi di Uluburun e del Capo Gelidonya, in Turchia, e di Hishuley Carmel, Kfar Samir, e Haifa, in Israele, fornisce nuovi spunti di riflessione sul commercio di metalli nel corso della LBA determinato dal considerevole fabbisogno di materie prime.

Fu stabilito che il lingotto di stagno scavato a Mochlos (Creta) fu prodotto da depositi situati nell’odierno Tadzhikistan o in Afghanistan. D’altra parte, è stato dimostrato che i lingotti dei reperti subacquei in Turchia e Israele sono stati prodotti con stagno dell’Europa occidentale e, con alta probabilità, con metallo estratto dai minerali della Cornovaglia. Il problema dello stagno non è tuttavia risolto, ma la necessità di stagno certamente ha contribuito alla complessità del commercio dei metalli e delle relazioni Est-Ovest nel Mediterraneo durante l’età del bronzo.

Stagno in Sardegna

Una sintesi archeologica approfondita della tematica dello stagno nella Sardegna nuragica ha concluso portato alla conclusione che l’elevato numero dei reperti contenenti stagno, nei contesti archeologici e depositi (Teti-Abini, NuragusForraxi Nioi, Lei / Silanus-La Maddalena, e più recentemente Villagrande Strisaili-S’Arcu ’e is Forros), insieme alla percentuale relativamente alta di stagno, aggiunta volutamente e opportunamente all’abbondante produzione di manufatti bronzei sardi (armi, strumenti, vasi di bronzo, ornamenti, oggetti rituali e statuette in bronzo), era impressionante e necessitava di una spiegazione.

Recenti progressi negli studi sulla provenienza dello stagno, indirettamente danno indiretto supporto alle ipotesi precedenti, che considerano la posizione geografica della Sardegna come fattore chiave per spiegare l’abbondante uso di questo metallo a livello locale. Se consistenti quantità di stagno arrivarono nel Mediterraneo dalla Cornovaglia, sembra probabile che ciò sia dovuto alle “imprese” marittime nuragiche e in navigazione tra l’Occidente e l’Oriente, che riuscirono a guadagnare un ruolo di primo piano nel commercio internazionale di stagno, oltre che a usarlo per la loro produzione di bronzo altamente qualificata nel corso della RBA.

Notevoli prove dalla fine del secondo millennio a.C. (probabilmente da datare alla FBA) indicano fortemente che il ruolo della Sardegna nella distribuzione e nel consumo di stagno non sia stato di natura episodica, bensì continuo per tutto l’Età del bronzo.

Stagno a Hala Sultan Tekke

Le analisi degli isotopi del piombo effettuate su manufatti metallici di Hala Sultan Tekke hanno dimostrato che almeno sette reperti di piombo e cinque bronzi potrebbero essere stati realizzati in metallo proveniente dalla Sardegna.

Hala Sultan Tekke è una città portuale e uno dei pochi porti naturali presenti sulla costa sud-orientale di Cipro. Aveva quindi una posizione strategica per il commercio, (alcuni altri siti, come ad esempio l’insenatura di Troulli, non sono troppo lontani) anche se nessuna delle numerose note aree minerarie di rame dell’isola è vicino. Non è questa la sede per discutere nell’organizzazione politica cipriota durante i periodi LC o l’eventuale organizzazione dello sfruttamento del rame in sede locale; tuttavia è stato affermato che, nel corso della LBA, il controllo sulle importazioni, e in particolare sulla distribuzione di stagno, deve aver svolto un ruolo fondamentale per l’establishment e la legittimazione delle élite cipriote di quel periodo.

Città dell’Età del Bronzo come Enkomi o il successivo sito dell’Età del ferro di Salamina, località entrambe distanti dalle miniere di rame di Troodos, hanno mostrato comunque un’intensa attività metallurgica e un’incredibile ricchezza. La vicinanza geografica alle miniere di e il controllo diretto dei minerali di rame potrebbero non essere state le priorità per il porto di Hala Sultan Tekke.

Recenti indagini archeologiche nella regione di Larnaka suggeriscono che nell’entroterra le valli hanno subito un certo spopolamento durante l’LBA a favore delle attraenti grandi città costiere; quindi supportando il l’idea che lì si stesse svolgendo un’attività economica rigorosa.

In effetti, gli indizi di un’attività metallurgica e produzione di oggetti in rame a Hala sono significative. Almeno quattro diversi stampi sono stati recuperati dal sito nel corso degli anni ed individuate tre possibili aree officina con tracce di attività metallurgica datata. La parte di maggior rilievo per dimensioni è l’area del cosiddetto City Quarter 2, dove in una fossa sono stati rinvenuti oltre 300 kg di materiale relativo alla lavorazione del rame, comprese scorie, frammenti di rame e bronzo, parti di pareti di fornaci e crogioli. La presenza, in queste zone, di uno straordinario lingotto di bronzo a forma di ciambella e di un insolito  lingotto apparentemente rettangolare di piombo, suggeriscono che un’originale, ma ancora da capire, produzione di metallo, potrebbe aver avuto sede proprio lì.

Analisi metallografiche e degli isotopi del piombo su una selezione di campioni di metallo dell’attuale spedizione tra Svezia e Cipro, confermano studi precedenti che dimostrano che il rame è arrivato nell’Hala Sultan Tekke non solo da diversi distretti ciprioti, ma anche dall’esterno dell’isola.

Il numero limitato di campioni non può avere rilevanza statistica, ma i risultati ottenuti finora, insieme alle testimonianze archeologiche, suggeriscono che l’attività metallurgica a Hala era coerente e differenziata. Alla luce di ciò doveva esserci un bisogno costante di relazioni stabili, con località come la Sardegna (che potrebbe aver avuto un ruolo significativo nel commercio di stagno dell’Europa occidentale), di vitale importanza per la ricchezza e lo status economico politico di gruppi che controllavano la lavorazione dei metalli di Hala Sultan Tekke.

In questo contesto è stato notato che i beni di lusso rinvenuti nel sito, erano spesso allocati nei pressi   dell’impianto di lavorazione del rame, suggerendo che gli addetti alla lavorazione dei metalli  facessero parte di un elevato ceto sociale.

Risultati e discussione

Ceramiche nuragiche e lingotti oxhide come indicatori di rotte marittime

Dagli anni ’80 sono state rinvenute all’esterno ceramiche nuragiche RBA della Sardegna. Ad oggi il materiale è stato ritrovato nei siti costieri di Cannatello in Sicilia, Lipari nelle Isole Eolie, Kommos in Creta e Hala Sultan Tekke e Pyla-Kokkinokremos in Cipro. La maggior parte di questi siti (Cannatello, Lipari, Kommos e Pyla-Kokkinokremos) hanno anche prodotto lingotti oxhide o frammenti di lingotti oxhide. I lingotti di pelle di bue hanno una molto più ampia distribuzione rispetto alla ceramica nuragica (Fig. 5) e sono generalmente considerati, almeno nelle fasi mature, un tipico prodotto cipriota. Tuttavia, il maggior numero di reperti proviene dalla Sardegna, suggerendo non solo un rapporto speciale tra Cipro e Sardegna, ma anche un ruolo intrigante per le “imprese” sarde marittime nel commercio di metalli nel Mediterraneo.

Dalle prove esistenti proponiamo, per il periodo corrispondente al sardo RBA, la presenza di ceramiche nuragiche, da sole o in combinazione con lingotti oxhide, in (almeno) due principali rotte marittime verso est, senza dimenticare il pregiudizio di assenza di prove sulle coste del nord Africa (Cartagine in Tunisia, Coste libiche, coste egiziane a ovest di Marsha Matruh nel Delta):

  1. Una rotta “internazionale” meridionale che collega la Sardegna con Cipro e che comprende allo stesso tempo le coste meridionali della Sicilia e di Creta.
  2. Una rotta nordica “andata e ritorno” all’interno del Mare Tirreno che collega il sud Sardegna e Lipari nelle Isole Eolie.

La rotta del sud

Ciò che chiameremmo la rotta “internazionale” meridionale è il tratto di mare che collegava la Sardegna con l’Oriente Mediterraneo, in generale, e con Cipro in particolare. Come un Tale percorso avrebbe incluso i porti di Cannatello e Thapsos in Sicili, e di Kommos a Creta, e forse ​​avrebbe raggiunto Cipro nei siti di Pyla-Kokkinokremos e / o Hala Sultan Tekke, che si trovano entrambi sulla costa sud-orientale dell’’isola e hanno fornito prove conclusive di contatti con Sardegna.

Cannatello (provincia di Agrigento, Sicilia). Il sito si trova su la bassa collina di Cannatello sulla costa meridionale della Sicilia vicino al moderna città di Agrigento, e si affaccia sul Canale di Sicilia. È anche vicino alla foce del fiume locale Cannatello e del fiume Naro. Ha quindi una posizione geografica e topografica eccezionalmente favorevole, per la sua ubicazione costiera e dominante i pianerottoli (cosa sono non è chiaro) e l’accesso all’interno.

Il sito è stato scoperto alla fine del XIX secolo da Paolo Orsi e G.E. Rizzo, [148-150] e fu poi scavato da Angelo Mosso. Tra i reperti provenienti dagli scavi di Mosso c’era un frammento di un lingotto oxhide di rame (sfortunatamente recuperato senza precise informazioni contestuali) che è stato analizzato dal Laboratorio Chimico del Regio Arsenale di Torino con i seguenti risultati: Cu 99.460; Sn /; Zn 0,160; Fe 0,210; Pb /; S 0,042; Asso/; St 0,036; perdita 0,092. [151–153] Scavi successivi ( dall’inizio degli anni ’90 in poi) hanno notevolmente migliorato la comprensione generale della complessa struttura dell’insediamento.

Nel sito è stata rinvenuta una grande quantità di ceramiche micenee: frammenti per lo più derivanti da vasi con forme chiuse e con elementi decorativi comuni a Cipro (ad esempio a Enkomi, Hala Sultan Tekke e Kition) come le conchiglie marine stilizzate (FM 24), ampiamente rappresentata nelle ceramiche micenee cipriote di LH IIIB. Dai livelli MBA e RBA di Cannatello LH IIIA2- (ultimo periodo incompiuto)

Al tredicesimo secolo risale un pithos con decorazione scanalata, di manifattura cipriota simile a quella rinvenuta nel nuraghe Antigori di Sarroch e di provenienza cipriota, come confermato dalle indagini archeometriche.

La presenza di pithoi non implica necessariamente il trasporto di cibo, dal momento che questi manufatti erano utilizzati anche per il trasporto di altri prodotti, come le ceramiche.

Infine, è stata trovata una ciotola Cypriot White Slip e tre manici con staffa con segni alfabetici cipro-minoici incisi. Questo suggerisce una provenienza cipriota per le importazioni locali dell’Egeo. Questa ipotesi è anche indirettamente supportata dalla chiara presenza cipriota nel resto della Sicilia sud-orientale e a Thapsos (vedi sotto), recentemente definito un “centro commerciale di carattere cipriota” (originale in italiano: nucleo emporico di caratterizzazione cipriota).

Le prove di Cannatello suggeriscono che il sito facesse parte di un percorso sistematico, apparentemente ben definito dalla prima età del bronzo, come suggerito dalle prove dalle miniere di zolfo e le fornaci del Monte Grande, e una base per contatti tra i commercianti egeo-ciprioti e l’entroterra locale popoli (Milena). Inoltre, per la sua posizione geografica, la regione di Agrigento rappresentava un collegamento naturale nel commercio di metalli est-ovest con la Sardegna e forse anche, più tardi, con la penisola iberica.

La scoperta della ceramica nuragica a Cannatello è stata presentata solo in termini preliminari, ma sembra essi provengano da tutto il sito, nel corso della RBA, e forse anche dall’inizio dei livelli FBA. Alcuni tipi sono illustrati nella tabella di seriazione di Vanzetti, tutte con bordi ispessiti. Essi sono costituiti da contenitori di diverse forme e dimensioni, tra cui dolia, tazze, ciotole e grandi ciotole lenticolari, realizzati in Ceramica nuragica RBA di impasto grigio. Il bordo ispessito è una caratteristica costante in questo materiale.

Il fatto che le importazioni di ceramiche nuragiche sembrano diminuire in LH IIIB, e in coincidenza con la diminuzione delle importazioni cipriote, è rilevante per lo scopo di questo documento. Risultati preliminari delle analisi petrografiche e mineralogiche in corso, hanno dimostrato che molti vasi di tipo nuragico furono fabbricati localmente, suggerendo una presenza più stabile di individui di origine nuragica o ampia conoscenza del mondo nuragico. D’altra parte, sembra che lo sia che il materiale dei pithoi (contenitori principali utilizzati per le merci scambiate) sia di origine sarda,  a consolidamento della presumibile esistenza di regolari contatti commerciali.

Thapsos (Provincia di Siracusa, Sicilia).

L’insediamento di Thapsos si trova su un’area ampia, pressoché pianeggiante, lunga circa 1 km e larga tra 30 e 250 m, sul promontorio che domina l’istmo di la penisola Magnisi sul golfo di Augusta, a nord di Siracusa. L’insediamento è fortificato sul lato orientale e si affaccia su due porti naturali ubicati su entrambi i lati dell’istmo, che offrono una doppia protezione dalle mareggiate. La combinazione della posizione strategica con la fertilità del territorio interno, ha reso il sito ideale per lo sviluppo del porto commerciale.

I primi scavi archeologici, condotti alla fine del ottocenteschi di Paolo Orsi, erano concentrati principalmente sulle necropoli di tombe scavate nella roccia lungo la costa e più nell’entroterra. Negli anni ’70 e ’80 Giuseppe Voza ha condotto ricerche scientifiche sull’insediamento sull’istmo e, nonostante il fatto che le strutture fossero mal conservate a causa della piccola quantità di terreno che ricopre il sito, i risultati furono di grande interesse. [160,170–172] Gli scavi diretti da Paolo Orsi hanno consentito di scoprire una grande quantità di ceramiche micenee nella necropoli, attribuita a LH IIIA1, LH IIIA2 e in alcuni casi LH IIIB, o la fine del quindicesimo – inizio del XIII secolo a.C. (cfr. Tabella 1).

A Thapsos, come a Cannatello, è stato recuperato un numero notevole di ceramiche cipriote, sia importate che imitate localmente. Un esempio significativo della cultura materiale internazionale di il del sito è evidente nella combinazione di reperti dalla tomba D. Questa tomba comprendeva: due LC II Base Ring II brocche, di fabbricazione locale, non cipriota; una brocca in bianco rasato, ampiamente distribuita nel Vicino Oriente e in Egitto durante i periodi LC I-LC II (MBA / RBA – quattordicesimo-tredicesimo secolo aC, cfr. Tabella 1); importati ceramiche micenee e ceramica locale della cultura Thapsos. È stata trovata anche ceramica maltese, aggiungendo ancora un altro strato alla complessità del commercio internazionale mediterraneo durante la tarda età del bronzo.

Thapsos era un porto commerciale, poiché gestiva l’agricoltura surplus dagli insediamenti e dalle regioni vicine. L’aumento nello stoccaggio di derrate alimentari, documentato dai pithoi in deposito-quarti, è sintomo di un chiefdom sviluppato, e dimostra l’esistenza di una classe di persone (artigiani e commercianti) non direttamente coinvolti nella produzione agricola, e che c’era di un surplus di produzioni, che a sua volta poteva sostenere l’instaurazione del commercio.

A Thapsos, è stato trovato il frammento della parte centrale di un lingotto a pelle di bue. Il pezzo è stato campionato e analizzato mediante spettrometria ad assorbimento atomico di Alessandra Giumlia-Mair con i seguenti risultati: Cu 97; Sn /; As 0.6; Sb tr.; Pb /; Ni 0.2; Fe 0,3; Co tr.; Zn /; Ag 0,07; Mn/.

Fino ad ora non ci sono state testimonianze di ceramiche nuragiche a Thapsos, ma va sottolineato che non sono stati completati e pubblicati gli studi di tutti i materiali rinvenuti.

Kommos (Creta sud-orientale). Kommos è un porto potente sito nel sud-est di Creta, strettamente correlato ai siti vicini di Ayia Triada e Festo. [176] Il sito è molto più di un semplice un porto con accesso alla fertile pianura Mesara nel sud di Creta e al Mar Libico: era anche un ricco ambiente urbano. Scavi archeologici condotti per lungo tempo, a decorrere dal 1976, hanno portato alla luce un complesso insediamento urbano con monumentale edifici e aree di officina. [176–181] Inoltre il sito ha una lunga storia di occupazione dal Medio Minoico IIB (corrispondente al LH IIB) al periodo post-palaziale, intorno 1200 a.C.

Già alla fine degli anni ’80 fu riconosciuta e successivamente pubblicata la scoperta di ceramica nuragica, compresa tra i tanti reperti tratti dal sito. I resti di ceramica sono stati trovati sparsi in tutto il sito in livelli datati LH IIIB e LH IIIC. [182–185] Inoltre, un ammasso di sei pezzi di lingotti di pelle di bue è stato trovato nella stanza N a un livello Tardo Minoico IIIB (LH IIIB); uno di questi, campionato e sottoposto ad analisi isotopica del piombo, è costituito da rame da Cipro. [186] Le continue analisi petrografiche e mineralogiche di ceramiche di stile miceneo, nuragico e locale, rivelano prove di legami con il siciliano (Cannatello) e insediamenti sardi (Selargius) (Peter M. Day, Università di Sheffield, Regno Unito, comunicazione personale, 2019).

Pyla-Kokkinokremos (distretto di Larnaca, Cipro). Il rilevamento di ceramiche nuragiche nel sito di Pyla-Kokkinokremos, sulla costa sud-orientale di Cipro, è stata una delle scoperte più sensazionali degli ultimi anni. Una giara nuragica, digitalmente ricostruita tramite un sofisticato procedimento virtuale, è stata riconosciuta grazie alla scoperta di un cosiddetto “capovolto”, impugnatura a gomito tipica della Sardegna nuragica, che solitamente si trova in coppia su vasi a collo globoso o ovoidale. Petrologico e analisi chimiche hanno stabilito una provenienza sarda, dalla regione del Sulcis. L’analisi dell’isotopo del piombo sulla pinza per piombo del vaso PylaKokkinokremos, eseguita da Nöel H. Gale, [187] ha confermato la provenienza da Sa Duchessa, uno dei più ricchi giacimenti polimetallici del distretto del Sulcis.

Ciò stabilì che il vaso era stato fatto, rotto e riparato nella Sardegna sud-occidentale, e poi portato a Cipro dove ha concluso il suo viaggio. …

Sorprende la varietà di provenienza rappresentata nel materiale associato alla produzione cipriota locale: importata Ceramica micenea, minoica, nuragica, ittita e cananea.

Nel 2017, gli scavi nei settori centrale e settentrionale del L’altopiano di Kokkinokremos si sono concentrati sulle trincee 3.3 e 3.4. …

Grazie alla scoperta di stoviglie nuragiche da Hala Sultan Tekke, sembra simili ceramiche sono state ora trovate nel settore 5 a Pyla (Joachim Bretschneider, Ghent University, comunicazione personale, 2020). Questa scoperta eccezionale supporta la forte possibilità di una presenza sarda anche a Kokkinokremos.

Hala Sultan Tekke (distretto di Larnaca, Cipro). La scoperta della ceramica nuragica sarda a Hala Sultan Tekke è molto recente e in corso di pubblicazione. [1,2] Come discusso nell’introduzione, il sito del porto di Hala Sultan Tekke era un insediamento urbano LC di notevoli dimensioni, posto in una posizione strategica, dominante uno dei pochi porti naturali della costa meridionale cipriota. Come dimostrato dal molti reperti, Hala deve essere stato estremamente significativo e ben integrato sulle rotte internazionali di scambio marittimo e commerciale.

Le ciotole sarde provengono dal cimitero extraurbano o Area A degli scavi. Sono stati trovati in vari luoghi, tra cui tre pozzi di offerta pieni di materiale che li data in modo sicuro alla LC IIC o all’incirca al tredicesimo secolo a.C.

Lingotti di pelle di bue nell’estremo ovest: Corsica, Francia meridionale e Penisola Iberica. È probabile che nella RBA, almeno alcuni dei lingotti a pelle di bue in occidente (es. quelli siciliani) furono portati dalle “imprese” marittime nuragiche piuttosto che da quelle cipriote. Non si può certo dubitare che la Sardegna nuragica deve aver abbia svolto un ruolo di intermediario per i due lingotti ox-hide trovati a S. Anastasìa:  Borgo in Corsica presso Bastia e a Sète-Hérault, nel sud della Francia. [99–102] Sfortunatamente, nessuno proviene da un contesto databile.  Analisi dell’isotopo del piombo di Il lingotto corso indicava una provenienza cipriota (Ernst Pernicka, Università di Heidelberg, comunicazione personale, 2019), mentre nessun risultato è stato finora ottenuto in merito al lingotto di Sète-Hérault.

Per quanto riguarda il Far West (è scritto così o semplicemente Ovest?), va ricordato che durante il II record archeologico la FBA registra una notevole ripresa di interesse tra la Sardegna nuragica e la penisola iberica e forse il mondo dell’età del bronzo atlantico. A differenza di altri importanti attori del Mondo archeologico mediterraneo all’inizio del 1200 a.C., le prove dalla Sardegna non mostrano segni drammatici di crisi. Ancora una volta, la posizione geografica dell’isola al centro del Mediterraneo occidentale avrebbe potuto giocare un ruolo determinante. Eppure, a questo proposito, un piccolo, ma forse possono essere menzionate prove pertinenti (il periodo non è completo). Tra i vari esemplari analizzati per il Progetto Pre-Roman Silver in Catalogna, [194] fu scoperto un frammento di lingotto di rame di inclassificabile forma, ma si nota notevole per la sua eccezionale purezza (Cu 99%). Le analisi degli isotopi del piombo indicano un provenienza cipriota dalla zona di Larnaca, suggerendo che il lingotto potrebbe essere un oggetto residuo sul percorso che portava da est a ovest ox-hide e lingotti piano-convessi. Il pezzo non è databile e proviene dal sito di Ampurias (l’antica Emporion) fondata dai Focesi di Massalìa (Marsiglia) intorno al quinto secolo a.C. Il nome del sito (che in lingua greca significa “mercato”) suggerisce un luogo per il commercio e lo scambio di merci, e il pezzo potrebbe benissimo essere la prova di una frequentazione molto precedente della zona per scopi commerciali molto prima dell’arrivo dei Focesi. [33] In tale caso, la storia di questo frammento non sarebbe diversa da quello di altri lingotti di ox-hide in rame che, all’epoca del la prima navigazione dei Fenici verso l’Occidente potrebbe aver originato la leggenda di Elissa e del suo acquisto di Byrsa con l’artificio del taglio della pelle di un bue a strisce, racchiudendo così il promontorio dove fu fondata Cartagine.

Il percorso del Nord “Round trip”

Lipari (Isole Eolie, Italia). Gli scavi di Lipari sono stati diretti da Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier degli anni ’50, e adeguatamente pubblicati nella serie di Meligunìs-Lipàra, compreso il deposito della capanna  Tuttavia, questo non è il luogo per presentare il sito, già ben noto in ogni dettaglio. Il peso totale del deposito è di 75 kg. Consiste in armi e frammenti di utensili; non c’è un singolo oggetto completo, né un frammento che corrisponda ad un altro. La maggioranza consiste in frammenti non lavorati di lingotti metallici, tutti documentati ed analizzati graficamente da Alessandra Giumlia-Mair. Nel tesoro ci sono frammenti misti di lingotti a pelle di bue e lingotti piano-convessi che si distinguono tra loro per forma e per la struttura in metallo stratificato, visibile nella sezione. Sopra frammenti di lingotti ox-hide e piano convessi si notano evidenti tracce di tagli meccanici ottenuti con l’utilizzo per i quali di una sorta di lama, probabilmente un grosso scalpello o uno strumento affilato di circa 2 o 3 cm. Considerando la tipologia degli oggetti, la cronologia del tesoro è ampia (XIII-XII secolo aC). La sepoltura è basata su pochi oggetti più recenti, databili alla fine del locale Ausonio I / inizio dei periodi dell’Ausonio II, periodo quindi contemporaneo all’inizio della FBA del continente italiano.

Nell’LBA le isole Eolie documentano contatti multidirezionale. Lo scambio con l’Egeo non è stato interrotto (Ceramica LH IIIB-IIIC nei livelli FBA a Lipari), e la loro importanza nelle rotte commerciali verso la terraferma e la Sardegna è evidente.

Durante gli scavi Bernabò Brea riconobbe frammenti stranieri tra i materiali dell’Acropoli di Lipari, presto individuati da Ercole Contu come nuragici. [199] Successivamente, Maria Luisa Ferrarese Ceruti [200] li ha riesaminati. Come nuovo e confronti locali meglio classificati erano stati pubblicati da ha poi potuto attribuirle al cosiddetto stile preGeometrico, rinvenuto nel villaggio di S’Urbale (comune di Teti, Provincia di Nuoro), e datati all’Advanced FBA, intorno l’XI secolo a.C. Nel 2000 un nuovo e ampio studio ha raccolto tutte le pubblicazioni sarde sulle ceramiche dell’Età del Bronzo, [202] fornendo una solida base per qualsiasi studio futuro, come la recente nuova classificazione delle ceramiche nuragiche dal l’Acropoli di Lipari. Il nuovo studio non solo conferma la presenza delle ceramiche nuragiche in vari periodi, ma anche la loro ubicazione in diverse aree dell’insediamento (spero di aver interpretato correttamente). La relazione tra Lipari e la Sardegna nuragica era quindi, e con buona probabilità, decisamente costante piuttosto che episodica, e forse ha seguito un “round percorso “viaggio”; l’ipotesi si basa sull’assenza di lingotti ox-hide e di ceramiche nuragiche RBA e dei primi FBA sulla Penisola italiana, suggerendo una rotta marittima che escludeva completamente esclusa la terraferma italiana.

Conclusioni

La precedente scoperta della significativa presenza nuragica presso il cosiddetto sito della “capsula del tempo” di Pyla-Kokkinokremos era stata impressionante.

Il vaso completo a doppio manico, lasciato in loco, dello stesso tipo delle giare nuragiche trovate a Kommos, fu catalogato come ad uso commerciale, essendo un contenitore adatto al trasporto di liquidi o alimenti.

Le numerose coppe nuragiche di Hala Sultan Tekke documentano, per la prima volta, che le pregiate ceramiche grigie brunite nuragiche (Fig. 1) circolavano anche nell’Est Mediterraneo. Le loro caratteristiche e il numero suggeriscono fortemente che le persone di origine sarda erano in contatto diretto con la popolazione locale a Hala Sultan Tekke.

Data la loro presunta utilizzazione come offerte nella necropoli, è possibile che persone di origine sarda avessero abitato (temporaneamente?) nell’insediamento e forse partecipato a cerimonie funebri locali.

I due siti ciprioti sono completamente diversi.

Pyla era un sito di breve durata, naturalmente fortificato con una sorprendente varietà di cultura materiale “internazionale”.

Hala è una grande città portuale con evidenti testimonianze di produzione artigianale, anche intensiva in campo metallurgico, che presumiamo rappresentasse una delle principali attrazioni  per le “imprese” marittime nuragiche.

Studi di provenienza effettuati su reperti in bronzo e rame dal Mediterraneo e dall’Europa continentale, dimostrano ora che il commercio di metalli LBA era ampio e complesso.

Inoltre, è altrettanto chiaro che le comunità continentali dell’età del bronzo e il mondo mediterraneo erano connesse in molteplici modi, in ragione del necessario di approvvigionamento di metalli. La presenza di diversi beni e materiali “stranieri / esotici” (come vetro mesopotamico, ceramiche micenee e baltiche, ambra e stagno), indicano come le comunità nuragiche fossero attivamente e fortemente coinvolte nel commercio internazionale dei metalli.

Un argomento per studi futuri sarebbe quello di indagare su come possiamo meglio definire e capire cosa fossero quelle che abbiamo chiamato audacemente “imprese” marittime nuragiche, e identificare quali fossero le altre forze trainanti che completavano il quadro e che agirono fianco a fianco nel commercio di metalli a lunga distanza.

Un aspetto che è stato ampiamente discusso per dimostrare il particolare e specifico stretto rapporto tra la Sardegna e Cipro, e che non è stato menzionato in questo lavoro, è la presenza di strumenti metallurgici di tipo simile su entrambi isole.

La documentazione archeologica riferita a tali strumenti, e la tecnologia in cui sono stati impiegati, rilancia l’importante questione del trasferimento di conoscenze non solo tra la Sardegna e Cipro, e – come nel caso della Sardegna – per lo sviluppo di una  locale produzione del metallo, ma anche a livello più generale. (non ho capito bene questo periodo)

Lo sosteniamo negli studi sull’età del bronzo, il ruolo del know-how tecnologico è stato sottovalutato, e questo dovrebbe stimolare un lavoro più accurato da intraprendere per comprendere l’impatto delle nuove tecnologie e competenze sulle trasformazioni storiche, sociali e culturali più significative del periodo.

Ad esempio, studi di isotopi di piombo su oggetti in bronzo provenienti dall’Europa settentrionale, hanno dimostrato che nell’età del bronzo scandinava le società non hanno utilizzato costantemente il rame disponibile come risorsa locale. Con ogni probabilità, una ragione di ciò potrebbe essere la mancanza di tecnologia adeguata per sfruttare i minerali locali, mentre era probabile che il commercio di metalli a lunga distanza fosse già stato effettuato per le forniture di metallo necessarie (e possibilmente a “costi ragionevoli”?!).

La produzione, la distribuzione e il consumo del metallo devono essere state imprese dinamiche che si sono svolte fino a poco tempo fa, come dimostrato dall’interessante spostamento dell’attività mineraria presso le miniere britanniche Great Orme.

Non solo i cambiamenti sono stati marcati dalle forniture di rame, avvenute rispondendo, ove possibile, a processi di cambiamenti culturali e politici, ma anche l’accesso e il trasferimento di know-how tecnologico deve aver avuto un ruolo fondamentale.

L’importanza dell’equilibrio politico ed economico tra la domanda di merci sfuse specifiche come rame e stagno e la capacità di controllare la loro produzione e distribuzione, fu probabilmente un fattore chiave durante l’età del bronzo.

In quest’ambito , attori intermedi strategicamente posizionati come i Nuragici della Sardegna – in grado di controllare sia le rotte marittime che gli accessi a una tecnologia metallurgica avanzata – probabilmente erano in grado di far assumere alla propria isola una posizione dominante.

Ringraziamenti

Gli argomenti centrali di questo articolo sono stati inizialmente concepiti come parte in appendice a Bürge & Fischer 2020, annunciando la scoperta di Stoviglie sarde da Hala Sultan Tekke. Tuttavia, è diventato presto chiaro che l’argomento è esteso e complesso e necessita di una specifica valutazione più ampia. Ringraziamo Alessandra Giumlia-Mair, Mark Pearce, Kristian Kristiansen e l’anonimo peer-reviewer per il loro commenti inestimabili. Ringraziamo Kristin Bornholdt Collins per la revisione dell’inglese. Quest’opera, e in particolare quella di Serena Sabatini, è stata possibile grazie al supporto di The Swedish Fondazione Riksbankens Jubileumsfond nell’ambito del progetto Grant M16-0455: Verso una nuova preistoria europea. Integrazione di aDNA, isotopico indagini, linguaggio e archeologia per reinterpretare i processi chiave di cambiamento nella preistoria dell’Europa.

Gli autori hanno collaborato strettamente, hanno scritto l’Introduzione e le Conclusioni; Serena Sabatini ha scritto il scritto i testi della sezione Materiali e Metodi e Fulvia Lo Schiavo la sezione Risultati e discussione.