Simboli, riti, monumenti ciclopici e giganti da Gobekli Tepe alle terre sarde e tosco-laziali. 3

di Giorgio Lecchi

parte 3

Abbiamo accennato prima al “Rito di Scarnificazione”, ora entriamo nei dettagli.

Diversi studiosi ipotizzano che gli avvoltoi siano all’origine di una lunga tradizione in uso ancora oggi fra i Parsi (Zoroastriani), seguaci della religione fondata dal profeta persiano Zarathustra. I Parsi, presenti in India ed Iran, compiono il rituale funerario della scarnificazione.

La scarnificazione consiste nell’abbandonare il corpo del defunto sulla sommità di una torre circolare in pietra chiamata “dakhma”, in attesa che gli avvoltoi si nutrano della carne. Cosi’ la terra non è contaminata dalla salma.

Gli edifici di Catal Huyuk , probabilmente, sono una versione precedente delle dakhma, note come “Torri del silenzio”.

Tutto cio’ e’ ben rappresentato in una pittura nel santuario di Catal Huyuk dove, su due torri in legno, viene consumato il banchetto del cadavere da parte di due avvoltoi, in una rappresentazione c’e’ il corpo senza il capo e nell’altra solo la testa,

Il simbolo del “capovolto”, è la rappresentazione del soggetto che va incontro alla madre terra dopo aver subito la scarnificazione rituale per poter accedere al mondo dei morti e intraprendere il viaggio rigenerativo .

Cio’ manifesta 3 fasi legate, probabilmente, a qualche simbolo astrale o a periodi solstiziali ed equinoziali.

Questi riti pero’ non riguardavano tutti ma un’elite di persone, quindi i seppellimenti di ossa scarnificate ricoperte di ocra o cinabro (ricordatevi di questo particolare), per esempio a Nevali Cori e Catal Hujuk, sotto il pavimento di casa , era rivolto solo a specifiche figure, ma non a tutto il popolo.

Il rituale era svolto probabilmente da degli sciamani, perche’ l’avvoltoio era, in alcuni casi , rappresentato da una figura umana con costume di uccello. Cosa volesse dire questo rito lo possiamo solo supporre, forse un ‘atto di purificazione per permettere al defunto una sorta di trasmigrazione.

Lo studioso Andrew Collins, parla anche di altri uccelli come cicogne e cigni, e essi ritiene che trasferiscano l’anima disincarnata in un altro corpo lungo l’itinerario della metempsicosi. E’ nota la favola della cicogna che porta i neonati nelle case. Il Cigno è anche costellazione: alcuni siti archeologici sono allineati con i suoi astri, in alcune rappresentazioni del neolitico vi sono degli avvoltoi con dei cerchi sulla schiena in cui sono presenti feti di neonati, secondo lo scrittore, sono le anime dei morti che devono essere riportate sulla terra.

L’avvoltoio e’ un simbolo molto importante che viene utilizzato durante i millenni fino All’eta’ dei Sumeri e deglI Amorrei (Babilonesi) dove era l’animale che portava via l’anima dai campi di combattimento, ma anche in Egitto dove esisteva la Dea Nekhbet (la dea avvoltoio, presente in molti geroglifici sempre accostata al faraone), e dove esistono prove dell’esistenza del rito scarnifacatorio nel predinastico.

Alcuni scavi condotti in siti dell’epoca Naqada II hanno portato in luce tentativi di conservazione artificiale.

In alcuni siti si parla anche di mummie scarnificate! Sia Junker che Petrie dichiararono di aver rinvenuto corpi a cui era stata rimossa la carne con il bendaggio, quindi, a contatto con le ossa. Un’imbalsamazione scadente o la naturale decomposizione dei tessuti può portare a ciò, ma dal momento che in alcuni casi vi era anche una disarticolazione degli scheletri si ipotizzò la scarnificazione rituale.

Petrie andò oltre ipotizzando che la carne venisse poi consumata a fini rituali facendo riferimento ad alcune affermazioni contenute nei Testi delle Piramidi e dei Sarcofagi (Marta Berogno).

Uno di questi testi è definito “Inno cannibale” : “Unas (il faraone) è colui che divora gli uomini e si nutre di dei […] Unas è colui che mangia la loro magia e ingoia i loro spiriti: i grandi sono per il suo pasto mattutino, i medi sono per il suo pasto serale, i piccoli sono per il suo pasto notturno, i vecchi e le vecchie sono offerte lasciate a fumigare.” (parte del testo tratto dal libro dei morti)

Fine terza parte