Statue e statuette

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di Giorgio Valdès Nella collana “I Tesori dell’Archeologia”, curata da Alberto Moravetti, un capitolo è dedicato alla descrizione, fatta nell’anno 1904 da Antonio Taramelli, delle “Statuette di Urzulei”. Da quel capitolo sono tratti alcuni brani che si riferiscono in particolare ad un bronzetto che raffigura un arciere. “Nei primi giorni dell’aprile furono recati al Museo di Cagliari e da me acquistate per le sue collezioni, tre statuette in bronzo d’arte sarda, che il venditore dichiarò di aver trovato, insieme ad altri avanzi di pasto, in una grotta di Urzulei”… ”Delle tre statuette una rappresenta un guerriero, quasi perfettamente conservato, un’altra anche un guerriero, mancante però della parte inferiore delle gambe, la terza, probabilmente un vecchio pastore”. In merito alla prima statuetta il nostro celebre archeologo precisava trattarsi di “un capo arciere, che si erge impettito, col suo alto berretto a pennacchio, le gambe alquanto divaricate, la sinistra reggente il grande arco, la destra appoggiata al bastone, ora perduto, di cui rimane il segno del foro d’innesto sulla piccola base”…”Di sotto al copricapo escono le treccie”…”due per ciascun lato dinanzi e dietro ciascun orecchio e dalle spalle scendono poi a terminare sul petto, sotto al piastrone che lo protegge, acconciatura questa fedelmente riprodotta in numerose figurine del ripostiglio di Abini, esistenti nel Museo di Cagliari e nella collezione Gouin e che appare più adatta a una parata che al momento della lotta”…”Sul petto è il piastrone quadrangolare, a lati concavi, che doveva essere nell’originale certamente in metallo, trattenuto da due corregge che passando sulle spalle reggono alla schiena faretra e pugnale. Tale piastrone, che troviamo talora molto abbassato sul ventre”…” è portato per lo più al petto, allo scopo di proteggerlo dalla pressione esercitata nel tendere l’arco dalla cocca della freccia, come appare dalle figurine dell’arciere di Abini, “…” A difesa dello scatto della corda, che, date le dimensioni dell’arco, doveva essere molto violento, il nostro arciere porta un grosso e robusto bracciale molto simile ai nostri bracciali a scherma, costituito da una parte rigida, forse in cuoio, trattenuta nella parte interna da correggie, le quali permettevano al braccio di piegarsi liberamente, mentre la parte rigida formava difesa contro i colpi nemici.”…” E’ possibile anche ammettere che il nostro arciere di Urzulei porti la mano sinistra coperta da guantone, come si può arguire dalle dimensioni enormi di essa e come è anche logico pensare, dovendosi proteggere la mano dall’orlo inferiore del rigido bracciale.”…”L’arco del nostro arciere ha dimensioni grandissime, eguagliando in altezza la persona del guerriero…” Nel leggere la descrizione dell’abbigliamento del guerriero di Urzulei, viene spontaneo il paragone con la statua dell’arciere rinvenuto a Mont’e Prama, con il petto protetto da un piastrone quadrangolare, quattro trecce che scendono lungo il torace, un robusto bracciale e il guantone che stringe saldamente il grande arco. Particolari che non sarebbero certo sfuggiti ad Antonio Taramelli…ma mancavano ancora settant’anni al giorno in cui, nel marzo del 1974, a Mont’e Prama, nella Penisola del Sinis, la lama dell’aratro di Sisinnio Poddi, contadino di Cabras, porterà alla luce la prima testa di un guerriero.