“Su ballu tundu” – riflessioni

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di Giorgio Valdès

In un recentissimo post si è parlato delle diverse statue rinvenute a Monte ‘e Prama, che il professor Giovanni Ugas assimilava a quelle figure di guerrieri/sacerdoti che “in determinate occasioni percuotevano con un oggetto rigido la parte metallica dello scudo, producendo un suono ritmato”.

Lo stesso professor Ugas osservava inoltre come non fosse “da escludere che i guerrieri con lo scudo oblungo isolani celebrassero i loro riti danzando all’aperto in mezzo alla gente, come i Salii romani e come i 12 o 13 issohadores, merdules e altri gruppi dell’etnografia sarda”.

A proposito dei Salii, in un saggio pubblicato su “Aristonothos, Scritti per il Mediterraneo antico” (Vol. 14 -2018-), la ricercatrice Giulia Sarullo, scrive in particolare che “In occasione di alcune festività concentrate nel mese di marzo, i Salii danzavano, imbracciando le armi con le quali producevano il ritmo che scandiva i loro movimenti … i sacerdoti danzavano per le vie della città indossando una tunica picta e una trabea, insieme all’elmo (apex), lo scudo (ancile) e il giavellotto (pilum), attributi che caratterizzano i sacerdoti come guerrieri e la danza da loro eseguita come militare”.

Per questo motivo “Dionigi (Dionigi d’Alicarnasso) mette in relazione i Salii con i mitici Cureti”.

Inoltre, sempre la Sarullo, scrive che secondo Plutarco, dopo una prima fase della danza “compiuta a salti, che essi ballavano attraversando la città”, ne seguiva una seconda che consisteva soprattutto “nel gioco dei piedi: i Salii li muovono con grazia, eseguendo certe figure complicate e variate con un ritmo veloce e serrato, con forza e con leggerezza”.

Dal canto suo lo storico romano Festo, nel descrivere la danza dei Salii, utilizza dei verbi che “descrivono un movimento circolare”.

Nel post precedente avevamo ipotizzato nel bronzetto di Cavalupo di Vulci (Etruria), l’anello di congiunzione tra le citate statue dei guerrieri/sacerdoti di Monte ‘e Prama e i Salii romani (forse d’origine etrusca), prospettando l’ulteriore ipotesi (probabilmente azzardata) che “i giganti” di Monte ‘e Prama e i Salii romani rappresentassero entrambi militi Shardana di rango.

L’analogia prospettata dal professor Ugas con i vari gruppi dell’etnografia sarda (issohadores, merdules e altri) e la descrizione delle danze di Salii, con movimento circolare e il veloce gioco dei piedi, richiamano inevitabilmente i balli tradizionali sardi e in particolare “su ballu tundu”, le cui origini, come noto, sono purtroppo sconosciute anche se sicuramente si perdono nella notte dei tempi.

Si tratta, ancora una volta, di mere riflessioni, senza alcuna pretesa di scientificità, ma è lecito domandarsi se i salii eseguissero “su ballu tundu”?. g.v.

Nella foto di Nicola Castangia: Il momento del ballo “s’arciu antihu”, a Oliena, quando si smette di suonare e si sentono solo i passi cadenzati dei ballerini.

https://www.nurnet.net/blog/i-guerrieri-sacerdoti-di-monte-e-prama/