L’assedio al nuraghe delle idee

Assalto al nuraghe – disegno divulgativo esposto al Museo Sanna di Sassari

 

di Antonello Gregorini

A Sassari, all’interno del museo Sanna, è rappresentato “l’Assedio del Nuraghe”, con gli arcieri nuragici che sembrano presidiare Fort Alamo.

Questa immagine è il frutto dell’idea, ormai classica, del nuraghe visto come fortezza, pura e semplice.

Chiunque di noi visitando un nuraghe, accompagnato dalla guida professionale, si sentirà offrire questa tesi.

A me è successo di recente. Quando cortesemente ho chiesto se davvero gli potesse sembrare di buon senso questa affermazione mi sono sentito rispondere “io dico quel che mi dicono di dire”. Ciò significa che non viene lasciata libertà di esposizione e divulgazione alla guida professionale ma gli si pretende di seguire ciò che viene ritenuto più veritiero dai funzionari di Soprintendenza.

Ho chiesto alla guida, di cui tengo l’anonimato perché non voglio causargli problemi, cosa pensasse realmente lei delle tesi dei vari studiosi e archeologi non in linea con l’idea assoluta del nuraghe fortezza.

La risposta di buon senso è stata che era a conoscenza di tutte le tesi non allineate, che gli estensori erano tutti suoi amici e conoscenti, e che più o meno tutti avevano fatto visita al nuraghe accompagnati da lei.

Tuttavia, spiegava, io devo dire ciò che mi hanno chiesto di dire. Naturalmente ho le mie idee.

A un amico che commercia modelli di navicelle nuragiche chiesero di eliminare la scritta “navicella shardana” dalla scatola,per poter vendere i suoi manufatti nei book store dei siti sotto giurisdizione istituzionale. Così, per dire che aria tira.

Ancora ieri, in un piacevole dialogo con una studentessa di archeologia, mi è stata rimproverata ignoranza in quanto: “La multifunzionalità inizia nel bronzo finale età del ferro come ho già specificato.Ma il primo fine dei nuraghe, quando ancora erano in piena funzione, era quello difensivo militare.La civiltà nuragica dura più di un millennio caro Gregorini. Magari lei non ci ha mai pensato.O pensa che i castelli costruiti in età medievale per esempio abbiano ancora oggi la funzione di ospitare e di difendere il feudatario?”

Mah…

Attualmente questa teoria tende a modificarsi e prevalentemente si dice che le migliaia di nuraghi assolvessero molteplici funzioni oppure, come alla mostra e nel filmato introduttivo delle “diecimila torri”, si afferma che nel periodo finale di utilizzo molti di essi furono destinati ad attività di culto. Lo stesso Alessandro Usai tende alla multi funzionalità, cioè dire l’utilizzo per molteplici funzioni di un modello architettonico paradigmatico e testato.

Tuttavia sarebbe stato troppo facile espugnare un nuraghe: quattro legni e un fuoco ardente avrebbero abbrustolito chiunque vi si fosse asserragliato all’interno.

“nella immensa maggioranza di ciascuna di quelle “fortezze” poteva rifugiarsi una guarnigione di un ventina di guerrieri appena, i quali però lasciavano fuori, in piena balia dei nemici assalitori, le mogli, i figli e i vecchi e inoltre i loro armenti di bovini e greggi di ovini. E lasciando la piena disposizione di questo bestiame ai nemici, questi avrebbero potuto sostenere molto a lungo l’assedio del nuraghe da loro assalito e circondato.” … “con la semplice accensione di un grande fuoco all’ingresso del nuraghe, gli assalitori o avrebbero facilmente imposto la resa ai difensori ovvero li avrebbero uccisi asfissiandoli.” (Pittau.  http://www.pittau.it/Sardo/popolo_stranissimo.html)

“Possiamo ancora parlare dei nuraghi come roccaforti erette dalle bellicose popolazioni della Sardegna preistorica? Oppure è giunto il momento di dare un’interpretazione diversa dell’utilizzo cui erano destinate queste costruzioni megalitiche? L’enorme quantità di informazioni e di dati scaturiti negli ultimi decenni da ricerche archeologiche sempre più puntuali, condotte per la gran parte da addetti ai lavori, ma anche da validi ricercatori indipendenti, hanno provocato un laceramento nel paradigma che definisce il nuraghe come una “fortezza”. La sempre più frequente restituzione di contesti cultuali dall’interno e dall’esterno della struttura nuraghe ha indotto l’autore verso l’analisi sistematica di tali risultati, inducendolo alla conclusione che il motivo fondante che spinse l’uomo nuragico a progettare e innalzare migliaia di strutture in tutta l’isola vada ricercato nell’ambito del sacro. Ne scaturisce un’ipotesi di utilizzo più orientata verso la sfera religiosa, cultuale e rituale anziché militare. (sinossi  “L’isola sacraipotesi sull’utilizzo cultuale dei nuraghi”, Condaghes, Mulas)

Chi costruì i nuraghe li orientò secondo dettami astronomici. L’impianto planimetrico dei nuraghi complessi è astronomicamente orientato verso il sorgere del sole o della luna ai solstizi e lunistizi e la loro funzione penso la si debba inquadrare nella sfera del sacro”  M. P. Zedda

“Gli scavi dicono che i nuraghi non furono utilizzati come templi dall’età del Bronzo medio e recente sino al I Ferro (per alcuni altri al Bronzo finale, ma faresti bene a leggerti il mio articolo sul I Ferro). Tutti gli altri elementi, quali ad esempio le caratteristiche architettoniche e il contesto ambientale, confermano senza equivoci lo stesso assunto.” G. Ugas, http://gianfrancopintore.blogspot.it/2012/07/ma-io-insisto-i-nuraghi-furono-fortezze.html, 2012

“vorrei domandare al Prof. Ugas, come si debbano interpretare i tanti vasi rinvenuti integri all’interno delle camere principali di tanti nuraghi, ed in molti casi definiti rituali dagli stessi archeologi. Nel mio intervento relativo al suo articolo pubblicato in questo blog alcuni giorni addietro, ho elencato molti nuraghi che hanno restituito questi particolari reperti che in alcuni casi non possono certamente essere derubricati come semplici contenitori di derrate, visto le contenutissime dimensioni. Penso al vaso esansato del nuraghe Speranza di Alghero, che poteva contenere al massimo 4 litri di qualsivoglia liquido, un reperto straordinario, un unicum, che ancora a distanza di decenni non trova posto in nessuna pubblicazione ad hoc, tanta è l’importanza del manufatto.
Ma vorrei sottolineare ancora il vaso rituale del nuraghe Su Sonadori di Villasor, contenente ciottoli di fiume ed un vasetto miniaturistico, e sempre all’interno del vaso venne rinvenuto del terriccio nero untuoso, che ancora non è stato adeguatamente analizzato.
Molto recentemente, credo durante il 2010, è stato indagato il nuraghe Scerì di Ilbono, ebbene nella camera centrale del monumento è stato rinvenuto un contenitore ceramico integro con all’interno un quarto di lingotto ox-hide: che valenza possiamo dare a questi manufatti se non quella cultuale e di dono alle divinità. Come spiegare la presenza di questo prezioso manufatto all’interno di un contenitore integro? Ma, soprattutto, se fosse dimostrato l’uso votivo del lingotto ox-hide, a quale periodo dovremmo rialzare l’uso cultuale di questa tholos?” Mulas – http://gianfrancopintore.blogspot.it/2012/07/ma-io-insisto-i-nuraghi-furono-fortezze.html, 2012

E infine, ultimo ma non minore, Silvio Berlusconi : “Avevo già visitato un nuraghe e a mio parere erano edifici fatti per custodire prodotti, soprattutto prodotti importanti per evitare furti”. A questo scopo, ha proseguito, servivano le differenti camere che sono tuttora visibili. “Non mi sembra che siano individuabili funzioni diverse” ha concluso.” (http://www.lanuovasardegna.it/regione/2009/01/17, 2009)

A cui risponde il Sardus Pater Lilliu : “Ridurre a magazzini la complessità di quell’insediamento – ha precisato il professor Lilliu – mi obbliga a precisare che si tratta di case-fortezza di un grande complesso insediativo che, non a caso, i Romani e i Bizantini utilizzavano come ‘Castrum'”. (http://www.lanuovasardegna.it/regione/2009/01/17, 2009)

L’immagine che ancora va per la maggiore è quello del nuraghe visto come fortezza, frutto del lavoro di un popolo di cui i molteplici clan vivevano  in conflitto continuo.

Il verbo del Maestro, ancora oggi, è messo in discussione con difficoltà e i disegni discutibili, come quello messo qui in copertina, restano esposti.

Molti però, tra cui anche l’umile scrivente, si sono convinti che non potessero essere solo fortezze, così come non è logico pensare che di queste fortezze ne servissero tante, spesso vicine o vicinissime, tutte realizzate in anni di duro e intenso lavoro, con enorme dispendio di maestranze e di risorse. E poi un re, tanti re, uno per nuraghe, oppure uno per valle: conci da spaccare e formare, trasportare, elevare e porre nella giusta sede; progetti da ideare e da tracciare mentre, paradossalmente, un nugolo di nemici attendeva con pazienza che il nuraghe fosse terminato per metterlo finalmente sotto assedio.

No, non quadra e con il tempo si troverà di meglio da raccontare al visitatore ignaro di tutto questo dibattere.