Calendari solari esotici vs. nuraghi nostrani

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di Giorgio Valdès

E’ universalmente noto che il circolo di pietre di Stonehenge è stato sempre descritto come una sorta di calendario solare.

Si tratta tuttavia di una mera presunzione, come confermato dagli stessi archeologi dell’English Heritage, organismo pubblico che gestisce il patrimonio culturale britannico, che riferendosi ai lavori di restauro e riposizionamento dei megaliti avvenuti dall’inizio del Novecento e proseguiti sino agli anni Sessanta, dichiaravano testualmente che senza tutti questi lavori Stonehenge avrebbe un aspetto molto diverso. Pochissime pietre sono ancora esattamente nel posto dove furono erette millenni fa.

Ma chi ha realizzato questo circolo di pietre, che nonostante i tanti rimaneggiamenti è da sempre turisticamente “gettonatissimo”, in particolar modo nel corso del solstizio d’estate, quando accoglie migliaia di visitatori?

Ben vengano pure druidi e figuranti, perché mito e mistero sono complementi indissolubili della storia, ed elementi attrattivi che in tutto il mondo (tranne che in Sardegna) non sono disdegnati e tantomeno esorcizzati.

Peraltro gli archeologi inglesi pare non abbiano dubbi sul fatto che gli edificatori del loro cromlech provenissero dal vicino villaggio di Blick Mead, la cui esistenza sembra confermata dal ritrovamento di numerosissimi reperti.

Tuttavia, come si legge nell’articolo di cui al link a margine, è altrettanto probabile che i costruttori giungessero dall’Iberia o da altre contrade.

Non ci sono quindi certezze; ma gli inglesi, da buoni nazionalisti, non ci pensano neanche a cavalcare la tesi “forestiera”, e certamente non trattano da fanatico chiunque voglia sostenere l’origine locale di chi eresse il monumento.

Spostiamoci in Sardegna: abbiamo oltre 10.000 nuraghi e un numero imprecisato di villaggi, tombe di giganti e templi dell’acqua, senza che a nessuno sia mai venuto lo schiribizzo di modificarne l’assetto, spostando le pietre con cui furono originariamente realizzati.

Vista la quantità dei monumenti e la loro dislocazione lungo l’intero territorio regionale, a molti di noi, semplici appassionati, è balenata l’idea che fossero stati i sardi di quel periodo ad idearli e quindi erigerli dopo averli opportunamente dislocati.

Manco per niente, perché, secondo diversi archeologi e studiosi locali, la “tesi autoctona” pare sia una fola tipica dei “fantarcheosardisti”; cioè di quella categoria di invasati, che inquina costantemente i social con commenti inappropriati.

E quindi, via alla ricerca di chi ha insegnato la tecnica costruttiva ai sardi pellitti dell’Età del Bronzo, individuando, questa volta con metodo assolutamente “scientifico” e come tale inappellabile, una caterva di architetti strettamente provenienti dall’oriente: Micenei, Minoici, Ciprioti, Cananei e chi più ne ha più ne metta.

Quindi, amici “fantarcheosardisti”, zitti e mosca… e mettetevi l’animo in pace !

https://www.agi.it/estero/chi_ha_costruito_stonehenge-5360923/news/2019-04-19/

Nelle immagini: il sito di Stonehenge durante e dopo il restauro; il nuraghe Piscu di Suelli (ph. Diversamente Sardi e Maurizio Cossu); la reggia nuragica di Santu Antine a Torralba (ph. Diversamente Sardi, Lucia Corda e Nicola Castangia); il nuraghe Is Paras di Isili (ph. Giovanni Sotgiu, Romano Stangherlin e Bibi Pinna).