PERCHÈ NOI SIAMO LORO. L’identità culturale della Sardegna esiste ed è forte.

Un’altra delle frasi interessanti che si sono sentite nella ormai ben nota conferenza di Siamanna (https://www.youtube.com/watch?v=2YdT1ikU7ig, ora 3:15 circa) è la seguente:

“In Sardegna sempre più persone si identificano con i nuragici. Sempre più persone credono che l’identità culturale dei sardi di adesso derivi direttamente dalla Civiltà Nuragica, si riconoscono nei Nuragici. Noi siamo quelli lì. Molti… se voi ci parlate… molti usano la prima persona plurale: Noi eravamo… e tutte le ondate storiche, etniche, che sono arrivate dopo, Fenici, Punici, Romani, Bizantini ecce cc tutta robaccia… nostri conquistatori, dominatori, via! Schifosi! Ecc. ecc.

Questa è una stupidaggine senza senso. Chiunque viva in certo posto parte del mondo non può che essere erede geneticamente ma, stiamo parlando di cultura, culturalmente di tutte le fasi storiche, culturali, che si sono avvicendate in quel posto. Punto. Punto. L’identità culturale non esiste, molto semplicemente non esiste, è un mito, un mito culturale dell’Europa del 1800… è una trappola culturale. …”

 

Il tema è interessante. Afferisce all’antropologia culturale e di esso sono state riempiti volumi e volumi di argomentazioni sviluppate con metodo.

Non voglio certamente occupare spazi non miei e rimando, eventualmente, se vorrà onorarci di uno scritto di sintesi, all’amico Fiorenzo Caterini, antropologo scrittore, che il tema l’ha studiato ed è allievo dei padri dell’antropologia della Sardegna.

Tuttavia, è da diversi anni che faccio letture sull’argomento, anche perché ci fu un periodo in cui, di fianco alle titolazioni di Nurnet, scrivevamo “la costruzione dell’identità”, ovviamente intendendo quella culturale.

Per evitare ai lettori anche quella breve ricerca su internet che tutti possiamo fare sintetizzo qui alcuni concetti, presi velocemente e a caso:

Identità culturale

Questo concetto ha acquisito una posizione centrale nelle ricerche e nei programmi d’azione che riguardano le culture. In un senso globale esso indica la cultura propria ed unica di ogni gruppo umano e di ognuno dei suoi membri. L’identità culturale è essenzialmente quell’insieme di tratti che permette ad un gruppo di riconoscersi nella propria originalità e d’essere percepito dagli altri come diverso. Ogni cultura distingue spontaneamente i suoi e questi, a loro volta, vi si ritrovano e vi si riconoscono. L’identità culturale dà al gruppo un suo proprio senso di appartenenza, senza confusione, né alterazione. Esso acquista così una coscienza della propria permanenza nel tempo, della propria continuità, malgrado le evoluzioni e le circostanze che cambiano. L’identità culturale offre un’immagine ideale del gruppo, conserva la sua memoria collettiva e lo fa sentire legato ad una storia e a un destino collettivo. … Paul Valéry era sedotto dal gioco del Medesimo e Identico: « La nostra identità è il nostro primo strumento di pensiero, senza il quale saremmo simili a corpi materiali… ». L’identità, egli dice, è precisamente costituita dalle « memorie dell’io ». Per Victor Hugo, l’identità è « una profonda abitudine di vivere » per la quale l’uomo « diventa a se stesso la propria tradizione… “ (https://www.latheotokos.it/programmi/DIZIONARI/CULTURA/identita-culturale.html)

“Con La rivolta dell’oggetto, apparsa nel 1978, Michelangelo Pira affrontò il problema dell’identità, attraverso il ribaltamento del rapporto di dipendenza della cultura sarda; ritenne così possibile uno sviluppo alternativo dell’organizzazione sociale e educativa in cui, estinto lo Stato, la società diventava la base di un’educazione continua.” (https://it.wikipedia.org/wiki/Michelangelo_Pira)

In Sardegna si sono organizzati seminari sull’identità. Per esempio (editrice CUEC 2007) “In Sardegna c’è un progetto, o forse solo un’idea o intenzione, del governo regionale di fare un museo sardo della o delle identità dell’isola. Il “Museo delle identità della Sardegna” ha negli intenti dei promotori l’obiettivo di offrire “la storia della costruzione dell’identità dei sardi, o delle differenti identità dei sardi”, sia attraverso “un approccio tematico, rivolto a mettere in luce le principali articolazioni del discorso identitario e i loro contenuti simbolici”, sia attraverso un approccio “storico, diretto ad esaminare le varie fasi in cui si è sviluppata la ricerca di identità nella Sardegna degli ultimi due secoli”.

 

E qui mi fermo ma, davvero, mi sembra semplice ribadire a questa certezza della “inesistenza di una identità culturale” come categoria, espressa dal”gotha dell’archeologia sarda”, Sigh…. Basta una brevissima ricerca.

Le identità hanno molteplici aspetti, non v’è dubbio. Le identità culturali, individuali e di una etnia o nazione, si costruiscono.

Con umiltà, ma con orgogliosa ambizione, già nel 2013, a fondamento del progetto Nurnet, scrivemmo nello Statuto la volontà di centrare l’identità della Sardegna nel mondo sull’unicità della propria Preistoria e Protostoria. Con motivo. Ci sembrava allora, e ci sembra oggi, di più, che l’immagine di una Sardegna come la landa delle spiagge per ricchi turisti, affermatasi nel mondo, fosse falsa, troppo parziale, troppo povera e poco conveniente, per noi. Riduceva a niente quel valore aggiunto che il nostro Paesaggio culturale e la Storia, che da esso promana, possono far percepire.

Ancora oggi studiamo, manteniamo questa visione, progettiamo.

Così il progetto di Sardegna verso l’Unesco nasce da una visione nata in ed elaborata in Nurnet e oggi portata avanti con efficaci mezzi professionali e di lobbing politica da altri.

Così altre iniziative che con il tempo sono maturate. Per esempio il programma della Fondazione Mont’e Prama era attestato nel manifesto che consegnammo alla stampa il giorno della conclusione del presidio del sito ,  allora lasciato al destino di una landa desolata e aperta a qualsiasi aggressione.

Così oggi stiamo progettando per proporre all’Europa il nostro lavoro di costruzione dell’identità attraverso gli strumenti del geoportale, della mediateca e della comunicazione dal basso, aperta a tutti gli appassionati, anche con i loro limiti e le loro credenze. Avremo bisogno dell’aiuto di tutti, continuiamo a leggere, studiare, dialogare e presidiare i nostri valori e la nostra Identità Culturale soprattutto nelle sue unicità.

I Sardi hanno il diritto di darsi e costruirsi una propria identità culturale, secondo le loro aspettative e ambizioni. Ben vengano orgoglio e ambizione per il proprio Paesaggio e la Storia che da esso promana.

UNESCO ed Europa pongono questo processo a fondamento delle buone pratiche civiche.

Vi invito a leggere le Convenzioni e i manuali UNESCO o la Convenzione di Faro. La partecipatività è nel processo di costruzione identitaria che, in Sardegna, spesso è mancato e non ha avuto la forza di affermarsi, soppresso dalla nostra incapacità, dalla forza degli occupanti o dei “partner” con cui ci fondemmo.

Quindi, non la faccio lunga e lascio ai commenti dei lettori ogni gradito approfondimento.

L’archeologo, in veste di antropologo, non dice il vero.

L’identità culturale esiste ed è ricercata. SI costruisce e noi abbiamo l’ambizione di migliorare la nostra. La Preistoria e la Protostoria sarde, il Nuragico, l’Antica Civiltà Sarda, in continuità, con i suoi misteri ancora da risolvere, ma con la NUR semantica e paesaggistica delle torri nuragiche,  in questo senso offre una grande opportunità che noi Sardi abbiamo diritto di inseguire e valorizzare.

Noi siamo nuragico, perché i nuraghi, parte del più vasto Patrimonio Culturale, permeano il nostro Paesaggio e le nostre appartenenze.

Antonello Gregorini