Procedimenti di riconoscimento, Linee guida UNESCO e Convenzione di Faro

di Antonello Gregorini (foto di Bibi Pinna, con Sara. Pozzo sacro Irru, Nulvi)

Porto alcune considerazione personali, AI MARGINI DELLA CONFERENZA degli Atenei della Sardegna, riguardante il loro coinvolgimento nel processo di nomina del patrimonio dei Monumenti Nuragici quali patrimoni dell’Umanità.

Il coagularsi della società civile attorno a questa iniziativa rende il momento di eccezionale importanza.

Gli intervenuti hanno giustamente dato risalto alla centralità della conoscenza e della comunità scientifica.

Esse sono componenti fondamentali dei processi UNESCO, sono dei tasselli fondamentali, ma non gli unici.

Le Linee Guida e la manualistica UNESCO affermano che la tutela e la valorizzazione dei Beni Culturali è intimamente legata alla Sostenibilità, ma anche alla partecipazione delle Comunità locali, alle narrazioni antropologiche e tradizionali facenti parte indissolubile del paesaggio.

Nella Convenzione di Faro l’oggetto di studio, tutela e valorizzazione, è identificato come Eredità Culturale, “un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro VALORI, CREDENZE, conoscenze e tradizioni, in CONTINUA EVOLUZIONE…

Al centro del processo sono poste le Comunità e le Eredità di Patrimonio, costituite da una molteplicità di attori: associazioni, studiosi non accademici, giornalisti, gruppi social che hanno fatto volontariamente tantissimo per l’emersione della Sardegna Antica e la sua Civiltà.

Una Comunità di Eredità “è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future.”

Continuando nella lettura della Convenzione di Faro, “chiunque, da solo o collettivamente, ha diritto a trarre beneficio dall’eredità culturale e a contribuire al suo arricchimento; chiunque, da solo o collettivamente, ha la responsabilità di rispettare parimenti la propria e l’altrui eredità culturale e, di conseguenza, l’eredità comune dell’Europa; l’esercizio del diritto all’eredità culturale può essere soggetto soltanto a quelle limitazioni che sono necessarie in una società democratica, per la protezione dell’interesse pubblico e degli altrui diritti e libertà.

…  Gli Stati Parte si impegnano a: accrescere la consapevolezza del potenziale economico dell’eredità culturale e utilizzarlo; considerare il carattere specifico e gli interessi dell’eredità culturale nel pianificare le politiche economiche; e accertarsi che queste politiche rispettino l’integrità dell’eredità culturale senza comprometterne i valori intrinseci. … Riconoscere il ruolo delle organizzazioni di volontariato, sia come partner nelle attività, sia come portatori di critica costruttiva nei confronti delle politiche per l’eredità culturale;”

Mi pare giusto, nel festeggiare l’evento di ieri, nel sottolinearne l’importanza, offrire questo breve contributo per ricordare che il procedimento deve avere un afflato molto ampio, riguardando tutte le Comunità di Eredità nelle loro molteplici sfaccettature.