Di Valeria Putzu
Il 20 giugno si è tenuta nella Chiesa di San Saturnino a Cagliari una conferenza del professor Vanzetti sulle recenti scoperte di reperti sardi, ma anche ciprioti, minoici, micenei e maltesi, a Cannatello, nel sud della Sicilia. Farò un breve riassunto della parte relativa ai contatti con la Sardegna.
Circolava da tempo la voce che a Cannatello ci fosse ceramica nuragica, ma la sorpresa è stata scoprirne l’entità: dei 3310 frammenti fittili trovati nel sito 333, poco più del 10%, sono nuragici.
Si tratta prevalentemente di grandi contenitori per il trasporto, giare o dolii, oppure di ceramiche di uso domestico, come scodelle o conche, delle stesse tipologie che sono state trovate lungo tutta la rotta che dalla Sardegna, sostando in Sicilia (vedi anche Lipari), passava per Creta (Kommos), Cipro (Hala Sultan Tekke e Pyla Kokkinokremos) per arrivare fino al territorio ittita (Ugarit) o all’Egitto (Marsa Matruh).
In particolare, è stata segnalata una scodella a calotta con risega, identica alle cinque trovate a Hala Sultan Tekke. Dettagliando questi reperti, i contenitori di grandi dimensioni per il trasporto marittimo sarebbero per lo più di fabbricazione sarda, mentre molti tra quelli di taglia minore, per uso domestico, risulterebbero fabbricati con argille locali, segno di una presenza sarda in loco, che non solo richiedeva ceramiche fabbricate secondo i gusti sardi, ma aveva anche a Cannatello artigiani in grado di realizzarle.
Risulta particolarmente interessante il fatto che molti di tali reperti fittili sardi si concentrassero in una particolare localizzazione, l’ambiente 2, una stanza di forma circolare dove costituivano più del 50% della ceramica trovata.
Le tipologie rinvenute a Cannatello avrebbero riscontri nel sud della Sardegna prevalentemente nella zona del Golfo di Cagliari, ma anche nel Sulcis e nel Sinis. Risulta particolarmente interessante il Sulcis, in quanto si aggancia al tema dei metalli. A Cannatello sarebbe stata trovata un’olla riparata con grappe di piombo, la stessa tecnica usata nella riparazione di un’olla analoga trovata a Cipro; secondo Vanzetti, sarebbe un sintomo del fatto che i sardi a volte inviassero dalla Sardegna giare non in perfetto stato, ma riparate.
Sono stati trovati anche dei pesi di piombo, analoghi a quelli trovati a Midea, vicino a Micene. Un’analogia si trova anche con i pesi rinvenuti a Cesarea, incisi con caratteri in ciprominoico e realizzati con piombo proveniente dalla Sardegna.
Sempre relativamente al piombo, nell’ambiente 2, dove si concentravano le ceramiche sarde, sono stati trovati due anelli con castone in piombo, di cui casualmente un esemplare analogo si trova proprio a Midea. Sono in corso le analisi isotopiche per verificare la provenienza del piombo con cui sono realizzati tutti questi reperti. Sempre in relazione ai metalli, si è citato il fatto che nella nave di Uluburun sarebbe stata trovata una spada di tipo Thapsos, una tipologia siciliana di cui sono noti vari esemplari nell’Agrigentino.
Il professor Montalbano, in un post di commento alla conferenza, ha fatto notare come nella stessa nave fossero presenti cinque daghe probabilmente di tipologia Sant’Iroxi e come queste spade triangolari siciliane avessero forti somiglianze con le spade in uso in Sardegna nello stesso periodo, e io aggiungo anche con le spade spagnole di tipo argarico. Queste spade triangolari sono quelle rappresentate nei bassorilievi di Medinet Abu come le spade dei Popoli del Mare, cosa che confermerebbe l’origine occidentale di questi popoli.
A mio parere, il moltiplicarsi di rinvenimenti negli scavi di questi ultimi anni di reperti sardi lungo la rotta tra la Sardegna e il Medio Oriente è molto indicativo del fatto che questi commerci fossero almeno in buona parte gestiti dalla Sardegna.
Ipotesi che naturalmente non è mia, ma che riprendo da alcuni dei massimi esponenti della comunità scientifica internazionale, vedi l’articolo “Sardinia and Cyprus: an alternative view on Cypriotes in the Central Mediterranean” del 2017, di Anthony Russell e A. Bernard Knapp. Sardi sono infatti la maggior parte dei reperti stranieri trovati a Cannatello, in proporzione perlomeno doppia rispetto a quelli degli altri possibili popoli naviganti che avrebbero potuto gestire le rotte; sarde sono le ceramiche di uso domestico rifatte con argille locali; sardo il modo di riparare le giare danneggiate.
Non condivido l’ipotesi del professor Vanzetti che dalla Sardegna facessero partire olle danneggiate e riparate: a Pila Kokkinokremos sono stati trovati una vasca cipriota e un cratere di provenienza probabilmente minoica, entrambi riparati secondo l’usanza sarda e con grappe di piombo il cui minerale proveniva da miniere sarde. Reputo quindi molto più probabile che si tratti di riparazioni effettuate in loco o a bordo delle navi.
Lascio il link alla videoregistrazione della conferenza per chi fosse interessato: https://www.youtube.com/live/cuZfh13S_Nw