IL SOLE E IL VENTO DI SARDEGNA E DEI SARDI

di Antonello Gregorini

Si discute dell’emergenza ambientale, sulle direttive per il passaggio quanto più veloce dai fossili alle rinnovabili, delle sue conseguenze e degli impatti sul paesaggio e l’ambiente della Sardegna.

Marco: “L’irradiazione solare ed il vento sono “energia”, come energia fossile sono petrolio e gas naturale. Appartengono al territorio (e alle genti) che ne dispongono. Nel mondo il petrolio viene estratto e venduto, e nessuno si sognerebbe di accaparrarselo senza accordi col paese che lo possiede (a parte sfruttamenti coloniali ben noti). La produzione dell’energia ha quindi un valore economico che deve rimanere in parte significativa al territorio e alle genti che lo abitano, anche per compensare le ricadute negative che ogni tipo di estrazione comporta.”

Giorgio:  “io credo che il motivo principale di quelle che molti chiamano assalto, sia nel fatto che siamo la regione più ventosa d’Italia, la seconda più grande e quella con densità abitativa più bassa, non quindi  perché siamo brutti sporchi e cattivi. Basta girare un po’ per vedere che ci sono altre zone che hanno subito “assalti” diversi relativamente alle loro caratteristiche. poi che il modus debba essere pianificato non ci sono dubbi, così come io non ho dubbi che non tutte le connessioni richieste saranno date, ma mi pare un approccio diverso dal “sono favorevole alle rinnovabili, ma non qua” che è quello che io contesto.”

Antonello:  “non è difficile estende il tuo ragionamento alla “questione sarda” di prospettiva storica. La Sardegna ha il vento, e il sole; così come, in passato, aveva i “granai”; i boschi, i minerali, gli spazi per la petrolchimica, gli spazi per le esercitazioni e le servitù militari, e via discorrendo.

Quindi, per stare ai boschi, siccome serviva il legno per le ferrovie italiche i boschi furono abbattuti tramite concessioni date prevalentemente a capitalisti o, allora, nobili e cortigiani amici dei Re. Dopo l’abbattimento delle leccete millenarie la terra si impoverì, ma il Re concesse la possibilità di far carbone da ciò che restava, la terra si impoverì ancor di più. La gente si impoverì e perse millenni di relazioni e percezioni millenarie. Analoga narrazione per le miniere.

Tutto ciò si porta dietro dei fenomeni che in economia vengono sinteticamente definiti esternalità.

Le esternalità, spesso, hanno riflessi sociali e ambientali secolari o millenari. Dice Lucio: “La Sardegna deve diventare ricca…”. A parte che bisogna definire meglio il concetto di ricchezza, senza distinguerlo da quello di benessere e qualità di vita, resterebbe il fatto che il cosiddetto assalto non è per niente a beneficio dei Sardi.

In parte è colpa nostra e di una classe dirigente indolente e ignava (pensa solo a personaggi fumettistici che ci rappresentano). Tuttavia, credo sia obbligo dei Sardi, pur riconoscendo ritardi e incapacità, il tutelare i propri interessi e limitare al massimo le esternalità che si proietteranno sulle future generazioni.”

Giorgio: “siamo d’accordo. ma questo è in capo alla politica. che abbiamo imparato, negli ultimi, diciamo 50 anni, ad essere sorprendentemente sempre peggio della tornata precedente…”

Antonello: “Appunto. Il ruolo civico è di controllo e stimolo. Quindi, quando la Presidente in conferenza stampa accusa la gente di Saccargia di essere scorretta è ingiusta con persone che, forse, l’hanno pure votata. Ma sono tutti così. Anche altri amministratori e governatori, quando contestati dal basso, si mostrano intolleranti e pochi inclini all’ascolto e alla risposta.

Le Lobbies sono molto più capaci e sottili della “piazza degli scalzi”. Nurnet, purtroppo, o per fortuna, appartiene a questa sfera popolare priva di calzari, ma con qualche testa pensante, logica e sequenziale”