di Giorgio Valdès Nel 2006 è stato pubblicato il libro di Ennio Porrino “I Shardana”, curato da Giuanne Masala e riferito all’omonima opera lirica e al suo autore, il famoso compositore sardo Ennio Porrino. Il libro è sottotitolato “Gli uomini dei Nuraghi”, dizione che sintetizza quell’identità tra Shardana e nuragici, evidenziata esplicitamente nel contenuto della stessa opera lirica. Porrino nacque a Cagliari nel 1910 e morì prematuramente a Roma nel 1959, a soli quarantanove anni. Ho ritenuto interessante proporre, qui di seguito, un brano tratto dal libro, in cui si legge: “L’autorevole enciclopedia musicale tedesca “Die Musk in Geschichte und Gegenwart”, riporta che “la grande opera I Shardana fu accolta dalla critica come “la più importante opera lirica composta in Italia in questo dopoguerra”. Ed effettivamente, all’indomani della rappresentazione al San Carlo di Napoli del 21 Marzo 1959 le critiche sono eccezionalmente positive. Sia riviste specializzate che quotidiani attribuiscono a “I Shardana” tanti meriti e uno soprattutto unanime: la capacità dell’artista di coniugare magistralmente l’antica e gloriosa storia sarda con la musica classica moderna, attingendo nel contempo alla musica tradizionale dell’isola mediterranea. Il 18 marzo del 1960 “I Shardana” verrà rappresentata, in occasione della commemorazione del compositore, al Teatro Massimo di Cagliari, e riscuoterà anche nella capitale sarda un grandissimo successo. Dopo il silenzio… Già prima della rappresentazione partenopea i numerosi articoli dei maggiori quotidiani nazionali facevano presagire un’opera fuori dal comune. Nel foyer del teatro napoletano venne addirittura allestita una mostra di bronzetti sardi, e in questo modo si diede al pubblico la possibilità di ammirare un’arte sconosciuta ai più e di avvicinarlo ai manufatti risalenti all’epoca storica che per la prima volta andava in scena. A questo proposito va ricordato, “en passant”, che Porrino precorse di circa 50 anni alcune teorie che oggi, anche se fanno fatica a penetrare profondamente nel mondo accademico, sono divenute certezze della storia sarda, e cioè che gli antichi sardi, i shardana, erano un popolo di abilissimi navigatori ”. Sono ugualmente interessanti le note che accompagnano questo brano, alcune delle quali riporto in sintesi: “…Porrino era perfettamente consapevole che il vero patrimonio dell’Italia fosse da ricercare non nell’uniformità di un’arte banalmente italiana bensì nella ricchezza e nelle diversità delle singole culture locali. Egli crea arte “glocale” ben prima che questo termine entrasse a far parte dei nostri dizionari”. Questi alcuni titoli dei quotidiani italiani che preannunciavano l’evento: …”I Shardana di Porrino al San Carlo” (Unione Sarda…)… “Sardegna epica e primitiva” (Paese Sera…)…”Una Sardegna preistorica per la prima volta in lirica” ((Napoli Notte…)…”Immagini dell’età nuragica sul palcoscenico del San Carlo” (Unione Sarda…)…”Anche quotidiani come il Paese Sera e l’Unità, che non erano stati sempre vicini al compositore isolano, riportano ampiamente la notizia”. E infine: “In attesa della prima dei I Shardana di Porrino una interessante Mostra nel ridotto del San Carlo (Il Mattino di Napoli…); la mostra fu curata dal prof. Gennaro Pesce, allora Soprintendente alle Antichità della Sardegna, e da egli stesso inaugurata il 18 marzo con una conferenza sul tema: la civiltà dei nuraghi.”…”…Porrino è oltre che ben documentato sulla storia sarda, anche consapevole che come artista deve osare, andare oltre la storia ufficiale che non considerava i Sardi, a torto, popolo di navigatori.”
Sin qui ciò che scrive Giuanne Masala a proposito di Ennio Porrino e della sua opera lirica. Un compositore, Porrino, che ci piace poter commemorare e al quale ci lega la stessa passione per i valori identitari della nostra terra. Valori che la nostra Fondazione Nurnet intende diffondere e promuovere, grazie soprattutto alla partecipazione e al sostegno di chi ci segue con simpatia ed affetto. A tutti quelli che non ci apprezzano e a volte ci dileggiano diciamo semplicemente: “pazienza, ce ne faremo una ragione”!
Nell’immagine: la copertina del libro e una foto di Ennio Porrino con la consorte Màlgari Onnis (Roma 1958), pubblicata al suo interno.