di Antonello Gregorini
Analisi "Vi è una datazione <<alta>> (XI-X secolo a.C.), sostanzialmente non fondata su dati di contesto e stilistici, ma proposta da alcuni studiosi, che avvicina in qualche modo le statue ai mitici <<Shardana>>, uno dei <<Popoli del Mare>> noti dalle fonti egiziane e ittite fra il XV ed il XII secolo a.C.. E’ particolarmente seguita da ambienti NEO-NAZIONALISTI che combinano in tal modo – non tutti – elementi di orgoglio etnico (<<la scultura sarda precede quella greca>>) e di memoria culturale eroica e militaresca da proiettare simbolicamente nella contemporaneità" Così recita una dispensa del 2012 data in pasto ai giovani studenti di Beni Culturali in Sassari. Si può e si deve discutere sulla legittimità di questo insegnamento e della serietà di un insegnante che propone teorie ideologiche e non fatti storici ai propri allievi. Si può e si deve … ma non qui. Due anni dopo, ai nostri giorni. Su un blog anonimo "Melis Leonardo … è utile per descrivere il cambio di passo operato da Nurnet … nella nicchia di mercato dell’archeologia sarda. Infatti, prima dell’avvento … il campo dell’archeologia fantastica sarda era dominato da personaggi da quattro soldi. …, …, …, …, …. Gente che ama il quattrino ma si accontenta del piccolo cabotaggio…. Nurnet invece è tutt’altro. … Nurnet, infatti, è nata per ben altro: per ramazzare contributi pubblici in conto “attività culturali”, al netto, naturalmente, del parco voti che si crea in occasione delle elezioni."
I Giganti di Monteprama E’ evidente a tutti che sulla comunicazione del cantiere di scavo c’è stato un corto circuito di cui fa le spese la trasparenza in generale. Se la Soprintendenza e il Mibact decidono di fare una conferenza stampa in assenza di uno degli attori principali, l’Università, significa che è in corso una battaglia di posizione. L’obiettivo può essere uno solo: la gestione dell’immagine, del prestigio, della visibilità, dei fondi, pubblici e privati, che attorno ai Giganti stanno fluendo in misura rilevante. Arriveranno e stanno arrivando milioni di euro e ognuno di questi enti competenti vorrebbe la propria porzione di beneficio. Legittimo, dico io, ma non in danno alla Sardegna e alla trasparenza, fondamento di qualsiasi processo di qualità. A "chertai in casinu", diciamo al Capo di Sotto.
Sintesi Dove ci sarebbe invece bisogno di concordia, per l’interesse dei sardi e della Sardegna, ci si bisticcia per il posto a tavola e si rifiuta, peraltro, l’apporto bottom up (popolare dal basso, della società dei Commons) tacciandolo di "ignoranza calzata e vestita".
Conclusioni e proponimento Chi scrive è uno degli ignoranti (non ho alcuna difficoltà ad ammetterlo) che offre il proprio apporto volontario per la magnificenza della Sardegna e del suo patrimonio archeologico, considerato come unicità mondiale. Rappresento una fondazione costituita da almeno cento soci, tutti disposti a spendersi per fare goal (scopo all’inglese). Nessuno di noi si arricchirà con l’archeologia e sarebbe evidentemente stupido solo sognarlo. E’ legittimo però pensare che, con la propria volontaria azione, si possa generare LAVORO per sé, i soci, e per tutto l’indotto. Vogliamo generare lavoro con una miscela di tecniche e di competenze fra non profit e mercato libero. Le leggi lo consentono e il buon senso pure. Non siamo neo nazionalisti, salvo che questo significhi amare la propria terra, la Sardegna, e provarne compassione empatica, esattamente come la si prova davanti alle rovine di un nuraghe o una Domus de Janas in totale degrado. In questo caso chiamateci come vorrete, ma non ci sottrarremo dalla difesa degli interessi dei sardi. Non "ramazziamo soldi pubblici" e finora abbiamo solo speso di tasca. Intendiamo però legittimamente partecipare a qualsiasi gara per progettazioni e assegnazione di fondi che riguardino lo sviluppo del nostro territorio. Non siamo in politica, salvo che questo significhi partecipare a movimenti di manifestazione civile delle proprie idee. La nostra organizzazione non fa riferimento ad alcun partito e non fa partito. Finora non abbiamo mai preso soldi da società private ma se dovesse esserci proposta qualche sponsorizzazione la accetteremo senza alcun indugio. La società E.ja Energia non ci ha mai versato alcun contributo, contrariamente a quel che alcuni diffamatori querelati hanno affermato. Noi teniamo ancora APERTO il progetto, per il cui siamo costituiti, convinti che, senza un Comune senso di attaccamento alla terra significativamente scevro da mire a profitti di gruppo e personali, nella società mondiale, europea, italiana e sarda, sofferente e in evoluzione , non ci siano possibilità di miglioramento. Senza armi e trasparenti andiamo SERENAMENTE E RELIGIOSAMENTE avanti.