di Giorgio Valdès
Molti di voi conosceranno la così detta “domu delle corna” di Perfugas, così chiamata per il petroglifo inciso sopra una sua parete interna ed assimilato appunto ad una protome d’ariete. Raffigurazioni analoghe si trovano, in particolare, nella “domu” di Baldedu a Chiaramonti, in una delle domus di Elighe Entosu a Cargeghe, nella domu di Corongiu a Pimentel e anche in una pittura parietale delle domus di Pranu Efis, sempre a Pimentel (pittura che purtroppo va scomparendo perché esposta alle intemperie)
Ci sarebbe da domandarsi per quale motivo i nostri antenati neolitici si fossero intestarditi nella rappresentazione delle corna di questo ovino.
Che peraltro si ripetono anche in altri contesti tipici della nostra tradizione artigianale.
Le ritroviamo, tra l’altro, sul fronte di molte “archedde” (spesso scorrettamente chiamate cassapanche), sulle ceramiche, sui ricami dei tessuti, in diversi pani cerimoniali, e persino sul colletto di alcuni coltelli a serramanico.
Tuttavia, in area mediterranea, questo simbolo è piuttosto frequente e pare abbia poco a che vedere con l’ipotetica protome d’Ariete.
Lo rinveniamo infatti in un vaso cicladico, la cui forma tondeggiante sembra voler raffigurare il ventre di una donna gravida; ma anche in alcuni portelli tombali rinvenuti Castelluccio di Noto, in Sicilia, e in un pendente che orna il collo di una statuetta Fenicia di Astarte (simile ad un gioiello conservato nel museo di Villanovafranca).
Ma soprattutto con la doppia spirale veniva raffigurato l’ideogramma o determinativo geroglifico egizio in “idt”, con il significato di “utero di giovenca” o “vulva”.
Lo stesso simbolo che in alcune raffigurazioni compare sul capo della dea Meskhenet, guarda caso patrona delle nascite.
Considerato che i rapporti tra la Sardegna e l’Egitto di un tempo sono stati particolarmente frequenti, in uno degli allegati a questo post, per opportuno raffronto, abbiamo voluto accoppiare questo simbolo egizio all’apparato genitale interno femminile.
Tutto ciò premesso, l’immagine della doppia spirale può davvero assimilarsi a delle corna d’ariete?
O è più ragionevole pensare che si riferisca all’apparato genitale femminile, simbolo di quel concetto di rinascita o rigenerazione della vita che ha da sempre caratterizzato lo spirito religioso delle antiche genti di Sardegna?
In allegato le domus: dell’Ariete a Perfugas e Elighe Entosu a Cargeghe (ph. Giovanni Sotgiu); Baldedu a Chiaramonti (ph. Nicola Castangia); Corongiu a Pimentel (ph Sergio Melis) e Pranu Efis a Pimentel (ph. dello scrivente).